Camminiamo lungo un sentiero nebuloso, illuminato da luci che vanno casualmente ad intermittenza. Sono ovunque, sopra e sotto di noi, come se formassero una volta infinita.
-Cosa sono quelle luci?- chiedo. La mia consapevolezza alza la testa, la maschera grigia viene debolmente illuminata dagli sporadici lampi di luce.
-La tua attività cerebrale.-
-Prego?-
Quasi sospira, come un vecchio costretto a spiegare una cosa ovvia ad un bambino. -Impulsi nervosi. Scariche elettriche tra sinapsi. Neuroni attraversati da differenze di potenziale. Devo dirlo in altri modi?- domanda, beffardo. -Sono i rimasugli del funzionamento del tuo cervello, enormemente diminuiti in seguito all'incidente. Una volta stare qui era come essere ad uno spettacolo di fuochi d'artificio eterno... Ma ahimè, ora solo poche scosse riescono ancora a generarsi. E ovviamente sono destinate a diminuire, col tempo.-
-Quando sarò morto non ce ne saranno più...- Guardo con timore e sbalordimento i lampi sopra di noi. Sembra di osservare gli ultimi fulmini che costituiscono una tempesta da molto, molto lontano. Sono talmente fiochi che alcuni faticano ad essere visibili.
Probabilmente un tempo essere presenti in questa zona del cervello, in certi momenti, era come essere al centro di una tempesta. Penso ai litigi, alle sfuriate, al panico prima di un test, alle forti emozioni dell'amore, alla scarica di adrenalina prima della picchiata di un ottovolante: in quei momenti il mio cervello era un caotico turbinio di saette, un rincorrersi in infinite direzioni di scariche elettriche. Posso solo lontanamente immaginare quale caos assordante e bellissimo potesse essere.In confronto alle poche luci che si accendono debolmente, ora, mi si stringe il cuore. Forse realizzo meglio adesso, rispetto al mio breve risveglio e al confronto con la realtà vissuto in quel momento, che sto morendo. Mi accoccolo a terra, stringendomi la ginocchia tra le braccia. Potrebbero decidere di spegnere le macchine che mi tengono in vita in ogni momento, ma anche se fosse sono destinato a morire a breve. Ormai il tempo non ha più significato: la breve tempesta estiva che è stata la mia vita si sta esaurendo. Sono al punto della pioggerellina che rimane di residuo ad essa, e presto mi esaurirò, tornando al vapore della calura afosa dell'estate.
-So cosa stai provando. E ciò mi rende più vicino a te, ogni volta che arrivi al punto di accorgerti di qualcosa. Ma se resti qui ti perderai quel che ti è rimasto.-
In risposta mugolo, stringendo forte gli occhi. Li strizzo un paio di volte, per tentare di allontanare le ombre che desiderano insinuarmisi sotto alle palpebre, per raggiungere la mia mente e avvolgerla nell'oscurità.
Poi decido che no, non lascerò perdere. Non mollerò. Continuerò a esplorare il mio cervello, in barba ai pericoli che corro. Una nuova figura appare dalla solita nebbia: la sua maschera è arancio, con righe nere e piume rosse. Dei colori così accesi possono solo mostrare che quella è la mia forza di volontà, venuta in mio soccorso nel momento di esaurimento della speranza. Mi tende una mano forte, dalla presa salda, e in un batter d'occhio mi fa rialzare dalla mia posizione raggomitolata. Mi aspetto che dica qualcosa, e invece mi dà una bella pacca sulla spalla e poi svanisce in una scarica di lampi gialli e rossi. Questi mi investono e sento la loro forza rinvigorirmi, ma non come la scarica di adrenalina di prima, che mi aveva solo fatto perdere il controllo del mio corpo, bensì come una bella corsa che fa sfogare le energie negative e ricaricare quelle positive.
Ora capisco perché viene chiamata "forza di volontà", e non semplicemente volontà.○
Partiamo per un viaggio, dunque, la cui destinazione è il mio cervello. Gli impulsi nervosi ci accompagnano con la loro luce fioca, e quando uno mi si accende vicino allungo la mano per toccarlo. In reazione al contatto una scena si dipana davanti ai miei occhi: il volto di Sonya, raggiante per il mio risveglio. Un ricordo?
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Entropia
Misterio / SuspensoEntrate, se avete coraggio. Sperate di uscirne. Highest ranking: #91 in Mistero/Thriller