Capitolo 13

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Kayla's pov
Qualche ora dopo arrivammo al bowling e mangiammo un panino al volo.
Il posto era magnifico e molto luminoso. La sorpresa più grande quella sera fu l'arrivo di Chris che scoprì in seguito essere molto amico di Justin ed Austin.
Dopo la nostra discussione sul portico di casa, le cose tra noi erano andate nel verso giusto.
C'eravamo incontrati poche volte, ma tra di noi non c'era più stato alcun tipo di imbarazzo.

"Ehi ragazzi!" ci salutó Chris quando ci vide.
"Ho portato una mia cara amica con me, se non vi dispiace" annunciò e alle sue spalle comparve una ragazza minuta.
"Ma certo che no!" ammiccò Justin verso la nuova ragazza.
Io d'altro canto sapevo di averla già vista da qualche parte e, a giudicare dall' espressione di Paige, non ero l'unica.
"Lei è Amie" disse Chris e questa Amie biascicò un timidissimo 'piacere di conoscervi'.
'Amie, Amie... proprio non la ricordo' dissi fra me e me.

"Non vi ricordate di me, vero?" rise piano Amie. Era così dolce delicata che tu, solo a parlarci, temevi di poterla rompere.
Inquietante, davvero inquietante
L'unica inquietante qui sei tu. Mi vergogno di essere la tua coscienza mia cara. Ed eccola che non poteva fare a meno di intervenire. Comunque guardai Paige e capii che anche lei non aveva idea di chi fosse.

"Ehm... a dire la verità no, sto cercando di ricordare dove ti ho vista, ma nulla" intervenne Paige.
"Forse vedermi con la traccia, gli occhiali e un blocchetto per le ordinazioni fa un altro effetto. Tu sei quella dei 'pasticcini più grandi che ci siano.' vero?" disse sorridendo. Come faceva sorridere sempre era un mistero.
"Si esatto, lei mangia quanto una squadra di camionisti affamati" la derise Austin facendoci ridere. Ed ecco che la furia di Paige si riversó sul povero Austin. Gli rovesció addosso tutti gli insulti peggiori che le passavano per la testa e alla fine, quando notò che Austin invece di arrabbiarsi si divertiva come se fosse al cinema per il suo film comico preferito, Paige ritornò la stessa di sempre.
Questo amavo di lei; la velocità sorprendente con cui passava dall'essere incazzata nera a ritornare la solita Paige dal cuore grande. 
" Ma certo! " esclamai tutto d'un tratto "sei Amie del Cafè Grumpy !" Quasi urlai fiera di me stessa per esserci arrivata.
"In persona" mi sorrise.

"Visto che già conosci loro, io sono Justin e lui" disse indicando l'amico " è Austin" continuò le presentazioni circondando le spalle della ragazza con il suo braccio.
Doveva sempre farsi notare da tutti gli esseri viventi femminili che fossero in grado di respirare.

"È un piacere rivederti, Amie. Come stai?" chiesi cordialmente.
"Tutto bene, grazie" disse torturandosi le mani.
Ma quanto cavolo era timida?
Subito dopo ci avviammo alle nostre postazioni. Io non avevo mai giocato e di sicuro non volevo provare proprio quella sera, così mi sedetti sul divanetto seguita dalle altre ragazze. Qualche minuto dopo ci raggiunsero anche gli altri. "Noi andiamo a prendere qualcosa da bere" annunciò uno dei tre. In quel momento ero troppo impegnata a guardare un ragazzo mentre si preparava al lancio per capire chi avesse parlato.
Justin, nel frattempo, continuava a provarci spudoratamente con Amie. Il suo comportamento era a dir poco irritante, infantile, fastidioso.
Purtroppo per lui aveva trovato la ragazza sbagliata che non lo calcolava minimamente e si disperava per questo.
Lei non cedette alle sue avances che continuarono per tutta la serata, anzi le evitò tutte. Non so se lo faceva di proposito o meno, ma era divertentissimo vedere Justin ferito nel suo orgoglio maschile.
"Non so perché, ma già amo questa Amie" pensai.
Poi mi avvicinati a lui giusto per provocarlo un po'. Devo ammetterlo; mi divertivo un casino nel farlo.
"Cos'è? Lei non è ancora caduta ai tuoi piedi? Mi stupisce" lo presi in giro. "Te lo ripeto Jus, non puoi ottenere sempre quello che vuoi" continuai, questa volta più seria.
Ad essere sincera un po' temevo una sua reazione brusca. In quei mesi succedeva sempre la stessa storia: ci stuzzicavamo a vicenda, poi lui non sapeva più trattenersi e si incazzava da morire. E quando lui si arrabbiava, finivamo per litigare. Era inevitabile. Come se tra noi fosse in corso una sfida continua. Niente scherzi. Niente tregua.

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