14 ~ It's not your fault

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Fate ASSOLUTAMENTE partire la canzone in copertina Omake Pfadlib.


L'auto che aveva investito Carla era scappata via. E i ragazzi al suo interno non si erano fermati. Avevano continuato a ridere, senza fare caso al corpo esanime della donna, steso per terra in una posizione innaturale.

"È colpa mia."

"Non ho fatto altro che litigare per assurde piccolezze fino alla fine. Ora mia madre non c'è più. Non è più da nessuna parte."

«SONO UN IDIOTA!» urlò Eren, usando tutta la voce che aveva in gola. E prese a graffiarsi con violenza le braccia, fino a farle sanguinare, facendo entrare il sangue anche dentro le unghie.

Singhiozzava. Era disperato.

"Io credevo di non volerle bene. Allora perché piango?"

Armin lo scosse dalle spalle, con gli occhi lucidi.

«Eren, hey! Non hai fatto nulla, okay? Non è colpa tua.»

"In fondo l'amavo. Come ogni figlio ama il proprio genitore."

"Io non l'ho protetta"

"Ho sbagliato. Il mio tempismo è sempre stato sbagliato. E a pagarne le conseguenze più gravi, è stato qualcun altro, come al solito. E non una persona qualunque. Mia madre."

«NON SONO IN GRADO DI FARE NIENTE!»

Eren si piegò verso il terreno, col corpo che cominciava a bruciare. Ma lui, il bruciore, lo sentiva solo dentro. Lui aveva il fuoco dentro.

«Non farti venire una crisi, Eren.» mormorò Armin, quasi pregandolo, prendendolo dalle spalle e sollevandolo.

«SONO SEMPRE IO CHE CAUSO IL PEGGIO! PERCHÉ CAZZO SONO NATO ALLORA?»

Il castano si aggrappò al più basso, sporcandogli inavvertitamente le braccia di sangue. E si morse un labbro con violenza, lasciando che una goccia di liquido rosso scendesse sul suo mento.

«Zitto porca puttana.» sussurrò Armin, profondamente colpito dalle parole del più alto, quasi come se stesse ferendo lui.

"Mamma. Ti ho delusa. Ancora una volta."

Singhiozzava ancora, mentre Armin lo sollevava e lo trascinava con le sue deboli forze verso Gunther, un altro infermiere, che faceva un giro per il giardino, controllando i pazienti.

Il castano sentì la vista annebbiarsi, e quando Armin lo baciò, prima di passarlo a Gunther, lui non ricambiò e perse i sensi.

Gunther lo portò in camera, mentre Armin si recava dalla capo-reparto, Nanaba, e le spiegava l'accaduto.

Nanaba mandò un suo fidato, Eld, a raccogliere il corpo di Carla, e seguì Armin verso la stanza di Eren.

«Hai del profumo?» gli domandò la donna.

Armin annuì e corse verso la sua camera, tornando dopo cinque minuti con in mano un flacone di profumo da uomo a spruzzo.

Prontamente, Gunther coprì gli occhi e la bocca di Eren con le mani, mentre Nanaba spruzzò il profumo sul naso del ragazzo.

Gunther tolse le mani dal volto del castano, che aprì gli occhi e starnutì, per poi tossire violentemente, sentendo gli occhi bruciare.

Gunther cercò le pillole sul comodino, e quando trovò il pacco, ne prese una.

Nanaba restituì il flacone di profumo al biondo che, in silenzio, guardava la scena con gli occhi pieni di lacrime che, rifiutandosi di sgorgare, avevano creato una tela sugli occhi del ragazzo, impedendogli di vedere nitidamente.

I'll show you the world [EreMin] IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora