23 ~ Pain

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TRIGGER WARNING‼️: questo capitolo contiene linguaggio volgare e discriminatorio e scene di violenza esplicita.

Erano passati diversi giorni da quando Eren era uscito dall'ospedale ed era tornato a casa.

Esattamente otto giorni.

Otto giorni che suo fratello gli ronzava fastidiosamente intorno.

Otto giorni che Armin non si faceva sentire.

Eppure Eren sperava che, in un modo o nell'altro, Armin lo contattasse.

Doveva pur sempre avere qualche mezzo, no?

E se invece... Armin non si fosse fatto sentire perché non voleva farsi sentire?

Questo pensiero abbatté il castano e lo fece sentire deluso e arrabbiato, ma anche più solo.

Il padre passava la maggior parte del suo tempo a lavorare e il figlio quasi non lo vedeva più. Quando Grisha tornava era già notte fonda ed Eren era troppo stanco per alzarsi dal letto, ma troppo sveglio per addormentarsi.

Bastava chiudesse un occhio e gli incubi che sperava svaniti gli inondavano la mente come un fiume in piena.

Quella mattina era steso a pancia in giù sul suo letto, ancora coperto da una trapunta blu notte. La guancia destra era poggiata sul cuscino, stretto dalle sue braccia forti e abbronzate, avvolte in delle fasce.

Sotto tutta quella stoffa traspirante bianca c'erano i segni di qualche crisi di livello medio-basso avuta di recente.

Intanto, al piano di sotto, silenziosamente, la porta veniva aperta, lasciando entrare in casa un ospite indesiderato.

Quest'ultimo si guardò intorno e cominciò a salire le scale, mentre i gradini scricchiolavano sotto il suo peso.

Stava cercando una stanza.
E sappiamo tutti benissimo quale.

Eren chiuse gli occhi circondati da spesse occhiaie violacee e, immerso nei suoi pensieri, non si accorse della sua porta che, già socchiusa, si apriva, permettendo a un uomo biondo sbarbato di raggiungerlo, con un ghigno sulle labbra.

Eren mugolò infastidito, pensando che la porta si fosse spostata a causa del vento proveniente dalla finestra spalancata.

La figura si avvicinò a lui, passando la lama del coltellino sulla schiena del più piccolo, facendolo rabbrividire.

Il castano strinse a sé il cuscino, in dormiveglia.

La persona si sedette cavalcioni su di lui, facendo leggermente pressione sulla piega della maglia.

«Armin...Togliti...» mormorò Eren, cercando di muoversi, bloccato sotto il peso del più grande che, per sua sfortuna era una persona che il ragazzo conosceva, ma non era Armin.

Una risata perfida gli fece perdere un battito e i brividi sulla pelle gli si accentuarono quando l'uomo ruoteò il coltellino tra le dita, senza distogliere lo sguardo dal viso del più giovane, voltato verso la finestra, con le labbra che formavano un ghigno inquietante.

Eren si girò leggermente, quel poco che bastasse per incrociare il suo sguardo e riconoscerlo, sgranando gli occhi.

«Z-Zek...Z-Zeke?! C-COSA CI F-FAI QUI??»

I'll show you the world [EreMin] IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora