24 ~ Missed you

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«Eccoci qui.»

«Grazie Mikasa, ti sono davvero riconoscente.»

«Di nulla, testa di melone. Farei di tutto pur di vedere Eren felice.»

I due si scambiarono uno sguardo profondo, col quale sembravano dirsi mille parole.

"Prenditi cura di lui, Armin. Ne ha bisogno."

"Non ti deluderò, Mikasa. Lo amo con tutto me stesso. Come potrei abbandonarlo?"

«Ehm... testa di melone?»

«Mh?»

«Io andrei di fretta.»

Armin sbatté le palpebre, con le sopracciglia aggrottate, dubbioso.

«TI SBRIGHI A SCENDERE, SÌ O NO?»

Il biondo sussultò, fiondandosi giù dall'auto prima che le mani di Mikasa potessero pensarci da sole.

Fece appena in tempo a chiudere lo sportello che la corvina era già partita in quarta e, nel giro di pochi secondi, aveva svoltato l'angolo, uscendo dal campo visivo del ragazzo.

Armin voltò lo sguardo verso la villetta dal tetto spiovente dove Eren abitava. E il pensiero che il ragazzo che amava fosse là dentro gli fece battere il cuore all'impazzata.

Prese il cellulare dalla tasca interna della giacca e cercò in rubrica il numero che era riuscito ad ottenere da Mikasa (che aveva contattato grazie a Reina, che aveva parlato con Galliard eccetera eccetera...).

Il suo pollice schiacciò quel nome e la mano tremante portò il telefono all'orecchio destro.

Passarono alcuni istanti prima che lo squillare insistente lasciasse posto alla voce dell'interlocutore.

Eppure, la voce non arrivava chiara, tanto che Armin pensò ci fosse un problema di linea.

«E-Eren...? Sono Armin!»

Il respiro affannato che il biondo percepiva dall'altro capo del telefono lo fece preoccupare, ma mai quanto quel verso sofferente che udì qualche attimo dopo.

«N-Non... entrare... dalla p-porta...»

Armin non capí subito e prima di decidersi a muoversi, restò col cellulare in mano, confuso e preoccupato, e il suo stesso respiro cominciò ad aumentare il ritmo.

«Eren..?! EREN CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO, TI PREGO RISPONDI.»

Ma Eren non poteva più dire nulla: il cellulare era caduto per terra e lui si era lasciato andare all'oblio, perdendo ogni capacità mentale e motoria.

Era come addormentato.

Armin fissò l'edificio difronte a lui come se si fosse trasformato nella casa infestata tipica di ogni film horror.

Alla sua destra c'era una scala poggiata al muro, abbastanza lunga da raggiungere il piano di sopra della casa, ma troppo pesante da trasportare e troppo pericolosa. Stessa cosa si poteva dire dell'edera che cresceva trai mattoni intonacati dell'abitazione.

Armin rimase immobile per qualche minuto, riflettendo, mentre camminava avanti e indietro lungo uno dei lati della casa.

Si avvicinò alla pianta rampicante e si appigliò ad essa, tirandola con tutta la forza di cui era capace per testare la resistenza e notò con grande piacere che l'edera non si staccava dalla parete. Perciò, fece un respiro profondo e cominciò ad arrampicarsi verso l'unica finestra aperta dell'edificio, che lasciava intravedere un muro pieno di poster.

I'll show you the world [EreMin] IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora