La Selezione

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Inutile recriminare. Non ora che siamo vicini alla fine della missione. Non serve piangere sul latte versato. Avrei tanta voglia di avere tra le mani i dirigenti della Centaury. Tecnici, tecnici, tecnici. Ostinatamente tecnici. Probabilità statistiche, indicatori di sistema, margini di errore. Sime, stime su stime. Prospetti, prospetti su prospetti. Ci hanno fatto partire sulle loro previsioni azzardate. Non nego che non fossimo stati analizzati adeguatamente. Test genetici. Test genealogici. Test di personalità. Mai che ci avessero fatto partecipare a un torneo di Futurisiko tutti assieme. Ma su cosa puntavano i loro consulenti psicologi? Più sulla nostra capacità di adattamento e sulla nostra tolleranza piuttosto che sul fatto di aver selezionato una squadra variegata e in grado di amalgamarsi. La voglio dire la cattiveria, sì, non posso trattenermi. Non è mai stata detta nemmeno al confessionale del “Grande Fratello”: serviamo alla loro progressione di carriera, al loro aumento di prestigio, al loro amor proprio. Prima che agli azionisti. Questa è la verità che non si può dire! Ma certo, è lampante che non si possa denigrare chi ci ha scelto e promosso: così facendo ci diamo la zappa sui piedi, ci sminuiamo. Chi vuole andare contro sé stesso? Contro l’autoconservazione della specie? Autocastrazione deliberata. Gioia perversa. Momentanea, però. Molto meglio tergiversare, lasciar correre, tirare dritto. Per chi lo sappia fare. Atarassia. A oltranza. Privilegiare l’utile. Ne consegue che mi basta essermi sfogata un pochino che già mi sento meglio. Molto meglio. Si sono liberate le endorfine, lo sento. Ne avevo bisogno, ero troppo sotto pressione. Probabilmente ho esagerato, se avessi avuto davanti a me i grandi capi tribù non avrei concluso un bel niente oltre a questo sano sfogo; d’altronde ognuno ha le proprie competenze, non vorrei averceli affatto qui in mezzo ai piedi a intralciare la progressione della colonia verso l’obiettivo prossimo venturo. Che vadano a scopare il mare, piuttosto. Io? Con che diritto parlo? Chi sono io? Sono Sayali, l’attuale coordinatrice del gruppo che dirige questa missione verso un pianeta abitabile. Siamo in viaggio da anni, innumerevoli anni. Anni che pesano, pregni, densi come l’aria che respiriamo. La noia è intollerabile, gli ambienti sono angusti, le persone fiaccate. Ci tiene in vita lo scopo, che è quello di colonizzare il nuovo pianeta e lo scorno, cioè quello che sta succedendo a terra. Oggettiviamo? Concettualizziamo? La speranza e la disperazione. Di fede non parlerei: esaurita da millenni. Del suo contrario, il destino, meglio tacere. Già abbiamo visto quello che è successo alle tribù della terra. Pare che non possiamo stare senza società civile né privati di questa. Né vivere assieme, né vivere da soli. Nessuna sussistenza se isolati, ma nemmeno se conviviamo. Il convivio funziona solo se decidiamo spontaneamente e razionalmente con chi stare e ce lo dichiariamo a vicenda. Come stiamo facendo qui sul Protervion. Come stanno facendo lì alla Centaury. Non c’è altro modo per noi umanoidi. E, ve lo confermo, neanche questo è un sistema perfetto. Il contratto sociale. Copiato dal vecchio matrimonio tra maschio e femmina. Quest’ultimo ha perduto ogni significato da quando l’eugenetica si occupa della procreazione. Permangono le coppie genitoriali, ma per l’educazione affettiva dei figli e non per generare bimbi a loro immagine e somiglianza, copie conformi. Si è pervenuti presto a un accordo planetario su questo, in quanto la scarsità delle risorse ha decretato la selezione obbligatoria delle specie viventi. Possiamo dire che da tempo la Natura con la N maiuscola è stata limitata nelle sue possibilità infinite. Che tutto è stato ottimizzato e pianificato, convogliato e canalizzato al fine di ottenere una buona resa o l’assenza di imperfezioni. Il denaro e gli strumenti finanziari non hanno più senso. Esautorata anche la proprietà privata. Niente catasto. Il pianeta era diventato piccolo per gli umani. Che nel frattempo sono diventati umanoidi, più piccolini anche loro. Non esiste, da tempo immemorabile, la vendita allo scoperto o la scommessa su eventi negativi: tutto deve funzionare al meglio o viene annientato. La rupe tarpea. I sacrifici Maya. Le offerte vikinghe all’oceano o quelle inuit agli orsi polari. La legge degli umanoidi ha rispolverato consuetudini antiche, truci, terribili. Forse necessarie, utili, convenienti, ma orribili. Si parlava di selezione naturale. Oggi sono solo pratiche di buona condotta civile. Consuetudini assodate. Ognuno è iperspecializzato, svolge il suo compito, fa la sua parte. Al meglio. Io sono stata selezionata per condurre la missione senza incidenti o attriti interni fino allo sbarco sul nuovo pianeta. Da terra mi pilotano dopo aver fatto il punto sulla situazione. Il prossimo obiettivo su cui devo rendere conto, oltre all’umore della squadra, è lo stazionamento attorno al pianeta abitabile di Eridani.

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