V. Combattere

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Si fissavano da interminabili secondi, il blu mare e il celeste cielo erano immersi in una discussione che solo loro potevano sentire.
"Te non andrai" la voce dura di Scourge raggiunse le sue orecchie, orecchie che sembrarono non sentire quella frase. Seduto sul tavolo guardava la mano destra che continuava a far scorrere la fascia bianca sulle dita, ben stretta, così da sentire meno dolore possibile.
"Perché ti dovrei dare ascolto?"
Gli occhi di Grau si abbassarono di nuovo sulle proprie mani fasciate.
Non capiva la reticenza di Scourge, prima che si incontrassero aveva di già combattuto, e tutte le volte aveva vinto, in oltre in alcune occasioni il suo avversario si era ritrovato con un coltello nel fianco e svariate ferite.
Di solito non era violento, ma mentre lottava l'adrenalina gli faceva ribollire il sangue nelle vene, e la voglia di veder sgorgare il sangue attraverso una ferita provocata da lui sul suo avversario lo eccitava, come quando da piccolo lottava con gli altri e li atterrava a forza di pugni.
"Perché sono il tuo Leader e il tuo Alfa."
Gli occhi, ora infuriati del compagno, pulsarono rabbia nei suoi tranquilli. Le mani di Scourge appoggiate sul tavolo una ad una su un lato, lui dolcemente rilassato con la schiena formava una curva, l'altro rigido dalla rabbia, la schiena dritta e i loro visi a poca distanza, i nasi si sfioravano e gli occhi si incrociavano.
Grau fece scorrere lentamente le labbra su quelle del compagno senza battere ciglio, fu solo un lento sfiorarsi di pelle.
"Io vado"
Sospirò sulle labbra di Scourge, che esasperato posò le mani sui suoi fianchi.
"Non essere avventato."
Rispose il moro passando nuovamente le labbra delicatamente sopra le sue.
"Mai."
La porta di aprì con lentezza, rivelando una ragazza con addosso una maglia nera così lunga da farle da vestito, portava delle calze a rete e dei tacchi vertiginosi, sorrise di un inquietante sorriso color sangue.
"Si và."

/-/

Di certo non si sarebbe aspettato di vedere una vera e propria arena preparata per l'occasione, ma dopo aver osservato l'enorme platea il suo stupore svanì per ripresentarsi appena posò lo sguardo celeste su uno scranno d'oro e porpora nel punto più illuminato del momento, dove un indifferente Scourge arrivò sedendovisi con tutta la calma del mondo, con una mano sotto il mento e le gambe accavallate aspettò che il solito tipo dalla felpa nera con il collare blu elettrico gli poggiasse sulla testa una corona totalmente nera, con al centro una pietra grande quanto una noce che luccicò sotto la luce al neon.
Sospirò distogliendo lo sguardo, la ragazza che prima era venuta a prenderlo, le era ancora vicina e continuava a chiacchierare di qualche mossa che poteva usare, i capelli rosso scuro la facevano apparire molto più estranea al resto del Clan che avevano colori ben diversi dai suoi.
La ragazza sorrise e le poggiò una mano sulla spalla.
"Comunque, sarò sempre qui Batuffollino."
Grau inarcò un sopracciglio in un misto tra incredulità e divertimento.
"Batuffolino?"
L'altra annuì divertita, spingendolo verso l'enorme cerchio d'ossa.
"Ah! E ricorda, mi chiamo Sol!" Gli urlò dietro quando una campana troppo acuta stridette, facendo iniziare l'incontro.

Bone, il suo avversario, era grosso, molto grosso, i muscoli sembravano troppo grandi per un solo corpo, però con la sua stazza e il suo modo di muoversi si incastravano perfettamente come il tassello mancante di un puzzle.
Non aveva intenzione di attaccare, era la prima cosa che aveva imparato, se sei piccolo -come lo era lui per suo rammaricato dispiacere- non devi mai fare la prima mossa.

Bone ghignò portando la mano al primo pugnale della sua cintura.
Era più o meno di dieci centimetri, adatto per essere lanciato, affilato come l'artiglio di un leone.
Bone lo lanciò con una precisione millimetrica, non sapendo che il suo avversario fosse molto più veloce degli altri comuni Warrior.
Grau evitò con grande maestria il coltello, che si conficco su di una tavola di legno della platea.
Questa volta fu lui a sorridere in un ghigno vittorioso, Bone ancora incredulo non si accorse che Grau aveva preso un coltello abbastanza lungo per non essere lanciato, almeno non da lunghe distanze, ed in poche falcate il grigio fu abbastanza vicino per lanciare con estrema velocità il pugnale che con la punta si infilò nella carne della coscia.
Bone si voltò pronto a sferrare un pungo all'avversario ma questi con un balzo era di nuovo distante.
Il Vice ora sapeva della spaventosa velocità di Grau, ma di certo non si spaventava, a conti fatti aveva altri quattro coltelli come Grau, e a lui ne bastavano altri tre.
Tolse la lama dalla coscia, dalla cui ferita uscì un rivolo di sangue, no, aveva sbagliato, ne aveva cinque.
Infilò l'arma in una fessura della cintura per sfilarne una più lunga.
Grau sapeva che se anche suolo una lama da più di quindici centimetri gli fosse stata puntata contro era finito, non era bravo con lo scontro tra spade corte, ma non si sarebbe fatto sfidare così da Bone, non lo aveva fatto fare a nessuno fino ad ora, perché smettere?
Tirò fuori la sua spada corta alzando il mento fiero, in poche falcate si incontrarono a metà dell'arena, le lame stridettero l'una contro l'altra, sentiva il peso di Bone buttato su tutta la lama, se avesse ceduto quell'affare lo avrebbe affettato come una salsiccia.
Prese un gran respiro respingendo, quel poco che gli serviva, la forza ed il peso dell'altro.
Un ghigno gli invase il volto quando con la sua incredibile velocità riuscì a prendere un coltello dalla cintura di Bone, alzò il braccio con ancora la spada corta in mano, abbastanza in alto da avere spazio di manovra, e con uno scintillio di eccitazione negli occhi conficcò fino all'inizio del manico l'arma nella spalla di Bone, che si allontanò di colpo facendo cadere la spada corta.

I'm A Demon, Do You Know It Angel? [Warrior Cats]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora