VI. My Monster is in Control

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ATTENZIONE:
NEL SEGUENTE CAPITOLO SI PARLA ESPLICITAMENTE DI SESSO TRA DUE UOMINI, SIETE STATI AVVERTITI Ù.Ú

"The secret side of me
I never let you see
I keep it caged, but I can't control it"

La musica tuonava minacciosa nelle orecchie, come fosse stata un rombo lontano, le parole gli penetravano il cervello.
C'era una bestia dentro di lui, una bestia feroce, di cui il più delle volte perdeva il controllo, era incontrollabile e si nascondeva dentro di lui, era nato con lei, e la odiava, la odiava perché gli avevano insegnato a fare così, perché quella cosa era sbagliata.

"So stay away from me, the beast is ugly
I feel the rage and I just can't hold it
It's scratching on the walls, in the closet, in the halls
It comes awake, and I can't control it"

Il mostro si stava davvero svegliando, gli stava pulsando la testa, come se un martello pneumatico gli stesse rimbalzando impazzito nella scatola cranica.
Gli mancava Scourge, era come se dove aveva il cuore si fosse creato un buco nel petto, che gli risucchiava tutti i ricordi felici e tutte le energie e quel dolore, quella tristezza, che gli chiudeva lo stomaco mista a quello stramaledetto mal di testa gli facevano ribollire nelle vene la rabbia.
Perché lui non c'era, perché lui gli stava lontano da tre giorni, perché lui non era mai passato a vedere come stava, poi, come un colpo di pistola nel cervello immagini nitide ma sfocate da quell'acuto dolore alla schiena gli tornavano come lo sciabordio dell'acqua alla mente.
Lui che urlava e Scourge, che stava zitto, e questo lo faceva infuriare, perché non gli diceva mai niente, perché lo lasciava urlare, perché poi con calma gli prendeva il volto e lo nascondeva nel suo petto, lo stringeva a sé e continuava a farlo sfogare, ma lui non urlava più.
Non diceva niente, solamente gli accarezzava piano i capelli argentei e aspettava.
Aspettava di sentire che si era addormentato.
Ma quella volta di tre giorni prima Grau non si era fatto prendere il volto tra le sue mani tiepide, non era ancora pronto a toccare con la fronte il suo petto.
Ed aveva urlato con più forza di prima, aveva preso l'abat-jour e l'aveva lanciata contro il muro gridandogli in faccia di stargli lontano, perché era un mostro, perché quella cosa lo stava facendo impazzire e lui aveva perso il controllo.
Lo aveva urlato guardandolo dritto negli occhi, quegli occhi così freddi quando guardavano le altre persone, quegli occhi che si erano sgranati e che poi si sono chiusi che, con il dolore impresso nelle iridi, se ne sono andati con il loro proprietario.

"Hiding under the bed, in my body, in my head
Why won't somebody come and save me from this, make it end?
I feel it deep within, it's just beneath the skin
I must confess that I feel like a monster."

Le lacrime erano una costante da tre giorni, tre giorni dove lui non c'era, tre giorni dove ad ogni angolo che posava lo sguardo vedeva quella cosa.
Si sentiva così sbagliato, come se non fosse mai dovuto nascere -ed una volta in quei tre giorni ci aveva provato a farla finita, ma poi gli erano tornati alla mente gli occhi di Scourge ed aveva lasciato perdere-, si sentiva un cattivo Omega perché aveva fatto soffrire il suo Alfa, si sentiva male e il suo Alfa non era lì a consolarlo, non c'era, se n'era andato, ed il mal di testa aumentava e la pelle gli bruciava e lo sentiva, il mostro, lo sentiva ed era arrivato alla testa, urlava impazzito e lo faceva contorcere tra le lenzuola del letto suo e di Scourge.

Scourge. Che non c'era.

Scourge. Che probabilmente ora lo odiava.

Scourge. Che era andato via, forse tra le braccia di un Omega che non l'avrebbe più ferito.

"Scourge..."
Un lamento sommesso, un rauco grattarsi di corde vocali, non era una frase. Era un nome. Un nome che fu pronunciato con dolore, rabbia, amore, disperazione e gelosia.

I'm A Demon, Do You Know It Angel? [Warrior Cats]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora