Capitolo 3

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Eleonora

Mi sento scuotere leggermente una spalla, mi giro e apro lentamente un occhio per capire chi e perché mi ha svegliata. Vedo il mio fratellastro, credo si chiami Harry o Harold non ricordo, comunque non ho ancora capito perché è seduto sul mio letto e soprattutto perché continua a fissarmi. <<Perché sei qui>> non riesco più a sopportare lui che mi guarda. Sembra risvegliarsi di colpo e la cosa mi preoccupa particolarmente, non è che magari soffre di schizofrenia? Spero di no, non so come potrei prendere la cosa, insomma, in questa casa basto io e la mia pazzia, non ne serve un altro. <<Sono salito a chiamarti, è pronta la cena>> appena sento la parola "cena", mi alzo di scatto in piedi, uscendo velocemente dalla camera e precipitandomi giù dalle scale, andando direttamente in cucina. Se c'è una cosa che amo beh quello è il cibo.

Poco dopo vedo entrare Harry che mi guarda stranito, faccio finta di nulla e vado a sedermi a tavola. Ci sono solo due posti liberi. A capo tavola c'è lo stronzo e dall'altro lato Loren. Davanti a me invece ci sono mia sorella e un altro ragazzo molto carino. <<Ciao io sono Eleonora, la sorella di quella piccola scimmia al tuo fianco>> gli porgo la mano mentre faccio un occhiolino ad Angelica, torno con lo sguardo sul ragazzo che, con un sorriso sulle labbra, stringe la mia mano. La prima cosa che si nota guardandolo, sono le lentiggini sparse sul suo volto ben definito, ha dei capelli corti ai lati e un po' più lunghi davanti e il colore è un misto tra il biondo scuro e il castano chiaro. Ha gli occhi leggermente più chiari di Harold e le labbra molto rosa. <<Io sono Alex, e sono il fratello di quello scimpanzé che è venuto a chiamarti prima>> e mentre dice l'ultima frase, sorride di nuovo. Solo ora noto che, sia lui e sia Harry, hanno lo stesso sorriso della madre e lui a differenza di suo fratello non ha né piercing né tatuaggi.

Mentre Loren finisce di preparare le ultime cose, scopro che Alex ha la mia stessa età e che frequenta il linguistico nella stessa scuola in cui andrà mia sorella. Finalmente arriva il mio momento preferito, cioè quello dove si mangia, infatti, inizio a ingozzarmi come solo un maiale sa fare e ovviamente questa cosa a mio padre non passa inosservata. A un certo punto Harry (lo so che continuo a cambiare il suo nome, è che proprio non ricordo quale tra i due fosse quindi, finché nessuno pronuncerà quello corretto, io continuerò a chiamarlo così) cosa stavo dicendo? Ah si! Inizia ad avvicinarsi al mio orecchio << Vedo che hai molta fame, una vacca mangia meglio di te>> sussurra e quando si rimette con la schiena appoggiata allo schienale della sedia, vedo formarsi sul suo viso un ghigno. Ah ma adesso mi sente. <<E quindi? Mangio come cazzo mi pare, e se non stai zitto, ti faccio al forno e mangio pure te>>. Se c'è una cosa che mi manda in bestia, oltre al tradimento, è quando qualcuno commenta cosa, quanto e come mangio. <<Eleonora Campbell, non parlare così a tuo fratello e soprattutto non usare queste parole mentre mangiamo>>. Urla mio padre completamente rosso in viso. Sento la rabbia montare dentro e alla fine sbotto, dicendogli cose che penso da troppo tempo. << Vattene a fanculo, ok?>> dico alzandomi di scatto facendo così cadere la sedia dietro di me <<Non sono qui da neanche un giorno e già mi sbraiti dietro per una fottuta parolaccia, beh indovina un po', dovevi iniziare a fare il padre molto tempo fa, e non ora davanti ad altre persone solo per farti figo e sembrare il padre modello, perché ti assicuro che sei tutto tranne questo>>. Mi fermo per riprendere fiato <<Ormai sei in ritardo, sono abbastanza grande da sapere cosa va bene e cosa no, non ho più bisogno di te e delle tue cazzo di regole,chiaro?>> inizio a camminare per uscire dalla cucina. Una volta arrivata davanti alle scale senza pensarci mi volto per tornare di là e appena sono sulla soglia finisco il mio discorso con più calma <<Ah e per la cronaca, tu per me sei morto ormai da molti anni>>. Ora che sono convinta di aver finito, inizio a correre verso la mia stanza, stando attenta a non rompermi l'osso del collo sulle scale. Una volta dentro, sbatto la porta con forza. Accendo la radio e poi mi butto sul letto.

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