Sette

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Sono stremato.
Ho riposato solo per poche ore, ma ormai la luce del sole cade a picco sull'asfalto scandendo il mezzogiorno.
Mancano ancora 28 giorni alla prossima pensione, ma stavolta sento di meritarmela tutta.
Ecco, forse non dovrei dire più «pensione» ma «stipendio». La pensione arriva senza lavorare, e invece per me questa cosa sta diventando un lavoro a tempo pieno. Vediamola così: con la pensione della nonna mi pago lo stipendio per la gestione del suo corpo in assenza della sua anima: lei è in vacanza in paradiso e io sono il suo dead-body sitter.

Oggi avrei preferito starmene a casa, ma ho avuto un'idea per allontanare quel rompiscatole del signor Mario e i suoi sospetti. Lo conosco bene: è un tipo ostinato e non mollerà la presa. Ricordo che l'ultima volta ha sorvegliato il cantiere di una palazzina in costruzione fino a quando non ha trovato un'irregolarità e ha fatto interrompere i lavori.
Per gli anziani, bloccare un cantiere è un sogno che si realizza, come vincere un premio ambitissimo.
Il Granny Award.

Prima di uscire chiudo tutto: porte, finestre, cassetti, ripiani. Abbasso persino l'asse del cesso.
E ancora: chiudo a chiave le stanze e, soprattutto, lo scantinato. Mi ritrovo così ad andare in giro con un mazzo di chiavi così grosso da sentirmi una guardia carceraria.
A proposito di carcere: quanti anni potrebbero darmi? Insomma, ormai ho scoperto di essere un assassino. Anche se il termine più indicato alla mia situazione sarebbe «assassino involontario», oppure «occultatore di cadaveri non morti».
Sì, suona molto meglio così.

***

Al mio ritorno in casa è già sera e il signor Mario è già dietro la finestra a spiarmi, ma non lo temo come prima.
Essere più giovane di lui potrebbe sembrare uno svantaggio, però non è così. Non sempre l'esperienza batte la scarsa competenza.
Ad esempio, il signor Mario non ha mai visto il film Mamma ho perso l'aereo.
Così – come il ragazzino del film – accendo tutte le luci di casa, metto in forno una lasagna precotta e sparo a tutto volume una compilation di Nilla Pizzi.
Le note di Colomba bianca vola si espandono per tutto il vicinato. Nonna Anna l'avrebbe cantata e ballata come una scalmanata nonostante la sciatica.
Ho addosso uno scialle di lana bordeaux. Dal sacchetto della spesa tiro fuori l'arma finale: una parrucca canuta.
Mi guardo allo specchio e ho l'illusione di rivedere la cara nonnina.
Danzo al ritmo leggero e malinconico del brano musicale di Nilla Pizzi e passo lungo tutte le finestre spalancate per farmi notare dai vicini, dopodiché entro in cucina e sforno la lasagna, la adagio sul tavolino, in soggiorno, e con un ventilatore alla massima velocità indirizzo il vapore verso l'esterno della casa.
Il signor Mario non è più dietro alla finestra.
Ce l'ho fatta. Sono un genio del depistaggio.

«Vola colomba, vola da Mario» dico a me stesso con soddisfazione, poi canto «Dimmelo tuuu / Che torneraiii!».
Ma non avrei dovuto pronunciare quella strofa messaggera di ritorni e domande perentorie.
Mi sono illuso di aver battuto l'esperienza di un anziano con la mia scarsa competenza, confidando nella strategia difensiva vista in Mamma ho perso l'aereo (che per la cronaca è un film orribile se non fosse per l'abilità attoriale di Joe Pesci) e trascurando un piccolo dettaglio: i vicini anziani, di solito, si scambiano le chiavi di casa.
La porta è spalancata e il signor Mario è in salotto di fronte a me.
Ha in mano una copia delle chiavi e le fa tintinnare tra le dita, all'altezza del suo naso. Lo guardo senza parlare; mi strappo via la parrucca dalla testa e la stringo tra le mani come una vecchia spugna.
Lui invece ha la faccia di chi non ha più voglia di scherzare.
Annusa profondamente i vapori della lasagna e mi dice: «Basta chiacchiere. Io so tutto».

Era un bravo vicino. Salutava sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora