CRISTIAN
Sono seduto su una delle poltrone ai margini della pista, ancora col cuore che batte forte per quello che è appena successo tra me e Mirea. Ripenso al suo sorriso, al modo in cui si è aggrappata a me poco prima di andare via. È stato dolce, istintivo, pieno. Un gesto che mi ha lasciato dentro una felicità così pura che quasi non riesco a stare fermo.
Ma ora guardo l'orologio, poi la porta del bagno. E sento qualcosa, sottile e fastidioso, infilarsi tra i pensieri come una nota stonata. Mirea non torna. È passata troppa mezz'ora, o forse solo dieci minuti, ma il tempo ora ha un ritmo tutto suo. Strano, lento, pesante.
Mi guardo attorno. La musica continua a pompare, la gente balla, ride, si muove. Ma lei non c'è. E quel senso di disagio si trasforma in un morso allo stomaco.
Forse è solo una sciocchezza. Magari ha incontrato qualcuno, magari si è fermata un attimo... magari.
Ma qualcosa dentro di me si tende, come una corda tirata troppo forte. Una parte di me, quella più istintiva, non vuole restare seduta ad aspettare. No. Non con lei. Non stanotte.
Mi alzo, passo tra la folla senza nemmeno accorgermene, il battito che accelera a ogni passo verso il corridoio. Le luci sono più basse lì, il volume si abbassa appena, ma il cuore mi martella così forte che quasi copre tutto il resto.
Mi avvicino alla porta del bagno e sento il sangue ghiacciarsi nelle vene.
È chiusa.
Bussare mi sembra inutile. Non so nemmeno cosa aspettarmi. Ma il presentimento diventa certezza. Mirea è lì dentro. E qualcosa non va.
La porta del bagno non si apre.
Appoggio la mano sulla maniglia e provo a girarla di nuovo, più lentamente questa volta, come se potesse cambiare qualcosa. Niente. Bloccata.
«Mirea?» chiamo, cercando di mantenere la voce ferma, ma l'ansia la incrina appena.
Nessuna risposta.
Il corridoio sembra più silenzioso del resto del locale, quasi ovattato, eppure quel silenzio mi urla addosso. Provo a bussare. Una, due volte. Forte. Ma ancora niente. Nessun rumore. Nessun segno. Nemmeno un movimento.
Mi chino, provo a guardare sotto la fessura della porta. È buio. Troppo. Ma riesco a vedere qualcosa. Una scarpa. Una gamba, forse. Distesa.
Il cuore mi si ferma per un attimo. Lo stomaco si chiude.
No.
Non può essere quello che penso. Non può esserle successo niente. Non lei. Non Mirea.
«Mirea!» grido, ora senza più controllo. Bussa ancora, più forte, poi spinge. Ma la porta non si muove. E io sento il panico salire alla gola. Una morsa che mi blocca il respiro.
Passano secondi che sembrano minuti, eterni. Il mio cervello lavora a mille. Le immagini si sovrappongono, confuse, ma una cosa è chiara: devo entrare. Devo trovarla. Devo toglierla da lì.
Guardo intorno in cerca di aiuto, ma nessuno sembra notare nulla. Tutti sono ancora lì dentro a ridere, a ballare. Ignari.
Stringo i denti. Appoggio una spalla alla porta, mi preparo a spingere con tutta la forza che ho.
Mirea, ti prego. Resisti.
Raccolgo tutta la forza che ho. Il corpo teso, i muscoli contratti, la mente completamente concentrata su una cosa sola: entrare. Salvare Mirea.
Senza più pensarci, mi scaglio contro la porta con la spalla. Il primo colpo è secco, doloroso. La struttura regge, ma vibra.
Non mi fermo.
Grido il suo nome come un ordine, come un'urgenza che non può più essere trattenuta.

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Shatter Me
RomanceMirea, una giovane ragazza dal cuore fragile, affronta il difficile compito di rimettere insieme i pezzi della sua vita dopo la morte prematura della madre a causa di una malattia devastante. La sua famiglia, composta dal padre e dal fratello maggio...