2. Cadaveri

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~ROGAN ~

"...dove l'impavido può vivere per sempre."
Ho recitato ancora la preghiera. Osserviamo il tumulo. Il silenzio è spezzato dai singhiozzi di Lykke: è convinta di averlo ucciso lei, anche se non è così.
"Mi dispiace tanto..." Dice lei con la voce spezzata tra un singhiozzo e l'altro.
"So che non serve a niente ormai, ma mi dispiace."
Le lacrime le scorrono sulle guance, per poi staccarsi da lei e cadere sul suolo innevato.
"Ho sbagliato e ora è morto perché non sono stata abbastanza brava da salvarlo." Più volte apre la bocca, ma la richiude subito, come se non sappia cosa dire; scommetto che in realtà ha tantissimi pensieri in testa e che non riesce a decidere quali condividere con noi e quali no.
"Può... può sembrare che io cerchi di giustificarmi, ma..." Fa un respiro profondo. "Mi dispiace tanto."
"Non hai ucciso Hauk" Cerca di consolarla suo fratello.
"Non è colpa di nessuno, Lykke." Aggiunge Unn.
"No." Dice scuotendo la testa. "No, certe cose sono semplicemente colpa nostra, certe cose che sbagli e non puoi rimediare, non importa se ci hai provato e voi lo sapete."
Ake fa per dire qualcosa, ma Lykke si gira e si incammina verso il bosco.
Il silenzio è rotto dallo strusciare della suola delle sue scarpe sul terreno e dall'eco dei singhiozzi senza fine della ragazza dai capelli corvini.
Rimaniamo tutti e tre in silenzio per qualche minuto, finché non mi decido a parlare: "Vado a cercarla."
Seguo le impronte che ha lasciato nella neve, per trovarla poco dopo: è seduta su un tronco, la faccia tra le mani, il suo corpo scosso dal pianto.
"Hey tutto okay?" Prendo posto accanto a lei.
"Si... alla grande" alza la testa. Nei suoi occhi rossi e gonfi si può leggere tutto il dolore e la paura che sta provando. "Non si vede?"
"Vuoi che ti chiami Ake?"
Mi risponde scuotendo il capo e io mi siedo accanto a lei. "Tu non hai fatto niente, Lykke."
"Chi sei per dirlo? Chi sei per dire che non ho fatto niente? Non sei nessuno, Rogan."
"Non fare così; non è stata colpa tua se Hauk è..." Non so cosa dirle per farla stare meglio e credo che ogni parola che pronuncio le faccia rivivere tutto quello che è successo.
"Se Hauk è cosa, Rogan? Se Hauk è morto? Se Hauk è stato ucciso da una mia scelta?"
"Lykke non ci puoi fare nulla."
"Smettila." Ringhia.
"Perché fai-." Cerco di chiedere prima di venire interrotto.
"No, smettila e basta. Non farlo!" La sua voce è spezzata, carica di dolore, sofferenza e angoscia.
"Cosa c'è?" Domando. "Sai che non sono qui per giudicarti."
"Ma lo stai facendo, vero?"
"No, non ti sto giudicando, è successo e basta e tu non ne hai colpa."
"No, stai mentendo. Non è così. Lasciami da sola."
"Lasciami da sola, Rogan." Continua dopo una pausa. "Vai e basta."
Sono certo che una parte di lei non vuole che me ne vada, ma so anche che una parte di lei non mi vuole qua.
"Lykke..."
"Voglio che tu te ne vada. Vattene!" È l'ultima cosa che dice prima che i singhiozzi tornino a diventare il sottofondo di quel cupo pomeriggio di fine estate.

***
Gli altri stanno dormendo. Non riesco a prendere sonno: ho mille pensieri per la testa, tutti concentrati su Lykke, Diss e Hauk. Cerco di liberare la mente ma non ci riesco: tutto sembra tenermi sveglio, dal crepitare del fuoco al rumore degli alberi scossi da deboli folate di vento. Sento un rumore: come dei passi che lentamente si avvicinano. Non sembra però un andamento regolare, piuttosto quello di un animale ferito, che cerca un angolo di mondo in cui morire in pace. Sembra che quell'animale sappia parlare: un brusio ha catturato la mia attenzione.
Velocemente mi alzo e mi avvicino a Ake, poi mi sposto su Lykke e infine su Unn.
"Oh, c'è qualcuno!" Sussurro cercando di svegliarli.
Quando si alzano sembrano sbigottiti, cercano di farmi delle domande, ma li zittisco e distribuisco le armi. Unn ha preso l'arco, io una mazza e Ake un'ascia. Ho lasciato Lykke prendere la spada, perché sono certo che è più brava di me ad usarla.
"Qualcuno sta arrivando" dico con un filo di voce.
Sento la tensione nell'aria: ce n'è parecchia. I nostri respiri sono coordinati, il loro rumore provoca un ronzio simile al battito di un altro cuore.
Per un lasso di tempo che mi pare infinito, rimaniamo in silenzio, disturbati dallo scoppiettare del fuoco. Sento pulsare le orecchie e qualcosa nel petto martellare sempre più velocemente.
Il vociare si fa sempre più vicino e intenso. La boscaglia di fronte a noi si muove, e ne escono una decina di ragazzi. Koll è davanti a loro.
Prendo più aria possibile, per poi farla uscire dal naso con solo colpo. Sapevo che prima o poi l'avrei rincontrato. Istintivamente mi porto una mano al petto: con le dita scivolo sul kyrtill, nel punto dove c'è la cicatrice.
Osservo quelli davanti a me uno a uno: non sembrano preparati a uno scontro, hanno solo delle lance di legno e dei sassi. Ci hanno sentiti e si sono armati con la prima cosa che hanno visto, suppongo.
"Tu!" Koll rompe il silenzio, misurando a lunghi passi la distanza che c'è tra noi.
"Non fare un altro passo o ti ammazzo." Sibila Unn violentemente. L'ho sempre vista come una ragazza riservata e distante, la consideravo incapace di saper prendere una posizione. Mi sbagliavo: sa chi è Koll, sa cosa potrebbe succederle avendogli parlato in questo modo.
Il ragazzo biondo e imponente si ferma e scocca un'occhiata carica di odio verso Unn. Sento quasi il suo calore e lo guardo negli occhi, che ci guardano come per dirci "non vedo l'ora che moriate".
"Non avvicinarti" ringhio io.
Mi pietrifica con lo sguardo. Mi stringo nelle spalle, ma non posso permettermi di farlo: devo mostrargli che gli posso tenere testa, che sono più forte di lui.
"Belle armi." Lo provoco io.
"Sai che ti voglio morto, no?" La sua mascella si è serrata.
Gli sorrido. O almeno, è quello che cerco di fare. Voglio dimostrare a lui e a me stesso che ho del coraggio dentro di me, anche se respiro adrenalina e terrore puri.
"E io voglio morto te" ribatto piegando le labbra. Forse è un sorriso tirato, ma credo che lo farà irritare abbastanza. "Qualcosa in comune, non credi?"
"Facciamo così" dice Koll non più rivolto a me, ma agli altri. "Vi lasciamo vivere se ci consegnate le armi e questo qua." Prosegue puntandomi il dito contro.
Gli osservo la mano: non la ricordavo così sottile. Se nocche sono molto evidenti. Adesso che lo osservo meglio, noto che Koll è più magro, molto più magro.
Nessuno di loro sembra in forze, ma nemmeno noi siamo pieni di energie. L'Iniziazione ci sta portando a uno stress mentale e fisico che non ho mai provato prima.
"Non te lo daremo mai." Risponde Lykke sputandogli ai piedi e puntandogli la spada addosso. Lui non indietreggia, anzi si avvicina alla punta dell'arma finché quella non gli tocca la base del collo. Lentamente si sporge in avanti, facendo penetrare la lama d'acciaio nella carne. Un rivolo di sangue gli esce dalla ferita. Non emette un gemito e lancia occhiate di sfida a Lykke.
Lei si tira indietro e abbassa l'arma.
"Uccideteli." Ordina al suo gruppo.
Uno dei ragazzi di Koll, solleva la lancia e la scaglia verso di noi. Quella attraversa l'aria, la fende, e cade a pochi passi da Ake.
Unn sobbalza, non credo sia la paura a farla agire, piuttosto un senso di protezione verso Ake: con una velocità impressionante, afferra una freccia dalla faretra e la incocca. Un secondo dopo, quello che ha cercato di ammazzare il ragazzo alto con i capelli neri, cade al suolo. La freccia l'ha raggiunto e l'ha beccato nell'occhio. La punta di quella ha spaccato la nuca, uscendo all'esterno.
Morto.
Koll indietreggia. Va verso una ragazza, che stringe in una mano una lancia di legno e se ne impossessa, per poi buttarsi contro di me.
Nel frattempo, i suoi seguaci hanno iniziato a reagire. Anche noi ci facciamo valere però: Lykke si è diretta verso una ragazza intenta a raccogliere un sasso e l'ha colpita. La spada le è entrata nella spalla, l'ha spinta nel suo corpo finché l'elsa non ha toccato il punto in cui è entrata la lama. Un fiotto di sangue inonda entrambe, macchiando il volto di Lykke di rosso.
Koll è sempre più vicino. Non sembra voler lanciare il legno. Capisco la sua tattica: vuole attaccarmi da vicino, vuole vedere la luce lasciare i miei occhi quando mi ucciderà, ma si sbaglia.
Lo aspetto: quando è a portata di tiro, colpisco la lancia con la mazza. Lo riesco a disarmare, ma quella mi ha scorticato la pelle dell'avambraccio sinistro. Urlo per il dolore, ma cerco di colpirlo ancora. Lui riesce ad evitarmi, ma adesso non ha nulla in mano: è disarmato, è debole.
Indietreggia, ma inciampa. È a terra, ormai è finita, ho vinto io; non sarebbe necessario ucciderlo. Una parte di me però è contraria: vuole vedere il suo cranio spaccato, il suo corpo privo di vita.
Alzo la mazza, pronto a colpirlo.
È finita, l'hai battuto.
Non mi sento vittorioso, però. Lo voglio vedere morto, e devo essere io ad ammazzarlo.
Lo guardo negli occhi e nel suo sguardo vedo una cosa sola: terrore. Dentro di me godo di questo.
Abbasso la mazza: quella gli colpisce la fronte. Il terreno si irrora del suo sangue: una macchia si fa strada sulla terra.
È morto.
Alzo ancora la mazza. Delle gocce rosse mi imbrattano il viso.
Rogan, è morto. Hai ottenuto quello che volevi. Può bastare.
Ma no, non è abbastanza. Ho ancora tantissima rabbia dentro di me. Lo colpisco ancora e ancora, finché non mi sento libero.
Mi affianco al cadavere.
Tutto d'un tratto mi rendo conto di quello che ho fatto. Mi guardo attorno, non so in cerca di cosa. Non faccio caso a quello che vedo: sposto semplicemente lo sguardo da un soggetto all'altro: vedo Unn accasciarsi, Lykke alzare la spada e colpire un ragazzo.
Mi fermo e osservo meglio la ragazza con i capelli rossi: fatica tenere gli occhi aperti e ha una lancia nel ventre. Ake corre verso di lei gridando qualcosa: si china su quel corpo e cerca di mettere le mani sulla ferita. È inutile, le sarà fatale. Le sue mani sono sporche di sangue. Le dice qualcosa, lei gli sorride e porta una mano verso il suo viso. Prima di toccarlo, però, il braccio perde vigore. Lei piega la testa di lato, il suo cuore sta smarrendo il ritmo. Adesso è come se mi stesse guardando: gli occhi verdi però hanno qualcosa di diverso, è come se avessero perso il loro luccichio, sembrano opachi.
Mi giro verso il bosco: è oscuro e freddo. Voglio entrarci.
Cerco di piangere, sarebbe liberatorio, ma non ci riesco. Mi sento ansioso.
Sto camminando verso il buio che c'è tra gli alberi, ma cado a terra. Qualcuno mi è saltato addosso. Mi giro: è Ake. Mi sta prendendo a pugni la faccia. Sento il sangue colarmi sul viso. Non reagisco. Prendo altri colpi, vedo la sua espressione: è furioso.
"Tu l'hai uccisa! È per colpa tua che siamo stati attaccati!"
Continua con i pugni. Non parlo e non faccio nulla per difendermi. Poco dopo si ferma. Non mi sento più la faccia e sto sanguinando tantissimo. Non sono arrabbiato con lui, ha fatto bene. È quello che avrei fatto anche io. Ho ucciso anche Unn, un altro nome da aggiungere alla lista delle mie vittime.
Chiudo gli occhi, anche se non so perché lo faccio... frse per scappare dalla realtà, forse spero di addormentarmi per non affrontare ciò che accade attorno a me. Quando li riapro, vedo Ake addentrarsi nel bosco, il cadavere di Unn caricato sulle spalle.
Mi alzo e mi dirigo verso Lykke, gli occhi persi tra le fiamme, la testa bassa appoggiata al ginocchio.
Mi continuano a tornare in mente i volti di Diss, Koll e Unn. Mi osservo le mani, ancora sporche di sangue. La parola "assassino" mi rimbomba nella testa. Ho ucciso troppe persone, troppe. Mi guardo attorno: cadaveri, cadaveri e ancora cadaveri. Forse anche Lykke si si sente come me, forse anche lei si sente un mostro. Adesso non sono in grado di chiederle come sta, se è ferita e quante persone ha ucciso e sinceramente non mi importa. 
Mi osservo l'avambraccio: riversa sangue, ma la ferita non è gravissima. Guarirò. Guariremo.

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