Prologo

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Vivere e lavorare in un'hotel è un qualcosa di molto particolare.

Può essere stressante, sotto molti punti di vista. Ad esempio non puoi permetterti di avere una giornata con la luna storta; anche se la sera prima sei andato a letto alle 2 di notte e l'unica cosa che vorresti è un cuscino e una coperta dove dormire nella pace dei sensi, devi continuare a elargire sorrisi a destra e a manca fingendoti la persona più allegra della terra.

Però se ami il contatto umano questo lavoro è l'ideale.

Certo.

Finché non ti trovi il classico cliente rompipalle che ti chiama alle 4 di mattina perché non riesce ad aprire la finestra. Potrebbe allora essere molto facile desiderare un contatto umano molto simile al tuo pugno sulla sua faccia. Ma anche in questo caso, bisogna chiudere gli occhi, respirare, sorridere (il sorriso non deve mai mancare) e chiudere la finestra.

Una volta tornati nella propria camera però si potrà ovviamente mandare al riccone di turno tutte le maledizioni del caso.

E non dimentichiamo che anche se lavori in un'hotel a cinque stelle la tua camera rimarrà comunque grande quanto mezzo sgabuzzino occupato quasi per intero da un letto scomodo.

Nonostante tutto questo però, il lavoro in un'hotel non può definirsi brutto... solo particolare. Unico per certi versi.

Questo perché si passa la giornata in continuo contatto con persone che non si conoscono e di cui non si sanno i gusti, gli hobby, le paure, i trascorsi.

In questo lavoro si vedono tantissime persone ogni giorno che è quasi impossibile riuscire a vederle per davvero. Dopo un po' diventano solo volti, facce senza nome e ordini da eseguire. E può sembrare triste, ma in realtà ha un che di confortante: guardare come spettatori al cinema piccoli sprazzi della vita di altri uomini e donne, senza sentirsene legato in nessun modo, senza venir toccato dalle loro storie, dai loro fardelli e dalle loro tristezze. Conferisce un senso di stabilità e sicurezza.

Ed ecco allora, una mattina normale, come tante altre che si sono susseguite e si susseguiranno prima e dopo di questa. Le luci si accendono, i cuochi cominciano a cucinare, i camerieri a servire, le donne delle pulizie a pulire e gli uscieri a sorridere accogliendo e salutando chiunque passi per la porta.

E c'è un ragazzo, che lavora in un'hotel sulla cima delle Alpi francesi, che oggi ha il turno in portineria come usciere e che come tante mattine prima di questa sorride e saluta.

Sembra che oggi i clienti siano fortunati, perché il loro usciere è particolarmente di buon umore e non limita il suo sorriso a delle labbra incurvate verso l'alto, come da copione, ma lo espande per tutto il volto. Gli occhi verdi sembrano brillare più del solito e sulle guance compaiono due adorabili fossette.

Sulla giacca della sua divisa c'è un cartellino. Solo undici lettere scritte in un corsivo svolazzante:
Harry Styles.

Saluta, sorride, lavora. E a coloro che rispondono al saluto mette in mostra i denti bianchi e le fossette e dice:

Benvenuti nel nostro hotel.

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