3. We are those who command here

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Niall non era capace di restare in silenzio. Lui odiava tutto ciò che era fermo e silenzioso, lo definiva triste e monotono. Quindi cercava di esserlo il meno possibile, con, bisogna riconoscerglielo, ottimi risultati.

Harry ormai si era rassegnato al fatto che, quando Niall aveva il turno di mattina, non importava quanto avesse dormito, se fosse stanco o riposato, si sarebbe svegliato anche lui.

E infatti, come da copione, fu quello che successe anche quella mattina.

Bisogna dargliene atto però: Niall era molto fantasioso. Riusciva a svegliare Harry in mille modi diversi. A volte con dei vestiti in faccia, altre volte per la musica a palla che risuonava nella loro stanza, o altre volte ancora perché il biondo sentiva l'inspiegabile desiderio di aprire la finestra e augurare il buon giorno al mondo intero.

Quella mattina toccò agli incomprensibili borbottii mezzi borbottati, mezzi urlati che il biondo rivolgeva allo specchio.

Harry sospirò, consapevole del fatto che non fossero passate nemmeno due ore da quando aveva poggiato la testa sul cuscino, e si tirò a sedere nell'esatto momento in cui Niall completò la sua serie di borbottii con un urletto affranto.

"Qual'è il tuo problema?" Chiese Harry rivolgendo a Niall uno sguardo supplichevole.

Il biondo sentendo la voce dell'amico si girò facendo il labbruccio. "Non riesco a fare il nodo alla cravatta." Disse sconsolato mostrando ad Harry la cravatta mezza stropicciata.

Il riccio ebbe voglia di ridere, ma era troppo stanco persino per quello, quindi si limitò a fare un cenno a Niall dicendogli di avvicinarsi.

Mentre Harry cercava di riparare il disastro dell'amico e sistemare quella povera cravatta Niall gli sorrise e, alzando un sopracciglio con fare alquanto inquietante, chiese: "Allora, come è andata la festa ieri sera?"

Harry sbuffò sonoramente e, senza alzare lo sguardo, rispose: "Di merda."

Niall sembrò scioccato da quelle parole, per lui una festa non sarebbe mai potuta andare di merda.

Fece per aprire bocca, ma proprio in quel momento Harry finì di fargli il nodo. "Ecco fatto, ora vai a lavorare e lasciami dormire." Biascicò il riccio soffocando uno sbadiglio e tornando a stendersi.

Con la coda dell'occhio vide Niall avviarsi verso la porta, poi però parve ripensarci perché tornò indietro e si inginocchiò vicino al suo letto.

"Prima mi dici cosa è successo alla festa?" Chiese Niall.

"No." Rispose secco Harry.

"E perché no?" Domandò ancora il biondo con voce supplichevole.

"Perché non ho voglia e sono stanco." Brontolò ancora Harry sperando che per un qualche miracolo Niall decidesse di lasciar perdere e di andare a lavoro.

Ovviamente non successe.

"Eddai, ti prego, sono il tuo migliore amico, a me lo devi dire, non può mica essere successo nulla di così brutto no?", disse Niall per poi fare una pausa e spalancare la bocca allarmato, "Oh no, non dirmi che ti hanno drogato, o picchiato, o stuprato." Disse poi con apprensione.

Allora il biondo fece per alzare le coperte del letto per controllare che non ci fossero lividi, ma Harry le riprese immediatamente e le ritirò subito giù con un lamento.

"ODDIO CI SONO!", strillò Niall nell'orecchio di Harry. "IERI TI SEI RESO CONTO CHE NON TI PIACE PIÚ IL CAZZO!"

Harry a quel punto si arrese e si girò in modo da guardare Niall in faccia.
"No Niall, non è successa nessuna di queste cose." Sbottó.

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