capitolo 3

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Qui sopra: Sara

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"Mamma, vorrei chiederti una cosa..."

"Mmhmm?" A quanto pare il cuocere della pasta richiede molta concentrazione, perché non mi degna nemmeno di uno sguardo.

"Ecco vedi, ehm, oggi, a scuola, la professoressa Cherici, quella di matematica..."

Ora mamma mi rivolge un'occhiata preoccupata: "Non avrai mica combinato qualcosa spero?"

"Oh no, cosa te lo fa pensare?"

"Mmm, nulla tesoro." Dice con un tono poco convincente "Allora, cosa volevi chiedermi?"

"Ah sì! Stavo dicendo che la prof dopo scuola mi ha chiamato dicendomi che non c'era nessun problema se non avrei potuto partecipare a gli esami finali per via di un cosí detto trasloco. Cosa significa? Tu ne sai qualcosa per caso?"

Man mano che parlo, vedo mia madre irrigidirsi. "Mamma?" Ho dei brutti presentimenti "Stai bene?"
La Cherici non può aver detto la verità, è praticamente impossibile, non so nemmeno perché penso a questa possibilità!

"Tesoro, dobbiamo parlare, è molto importante" Questo l'avevo già capito, grazie.

Mamma lascia la pasta per quello che è e chiama Emma e Flora.
Si sentono degli 'arrivooo' e dei passi sulle scale, ed ecco apparire le mie care sorelline, Emma e Flora, di 12 e 9 anni. Come me tutte e due bionde, con gli occhi azzurri e dal carattere peperino, a mia differenza: sono sempre stata la più calma e docile delle tre.

"È pronto?"
Evidentemente a Flora è venuta fame.

"No cara, devo raccontarvi una cosa molto importante, la cena può aspettare."

"Di cosa si tratta?" Chiede Emma.
Tutte e tre guardiamo mamma con uno sguardo pieno di domande.
Ho già detto che in famiglia siamo tutte molto curiose?

Mamma prende un profondo respiro prima di cominciare: "Sapete tutte che questi non sono tempi facili per noi..."

Eccome se lo sapevamo: tre anni fa nostro padre morì a causa di un tumore al cervello -una specie di cancro- all'età di 46 anni, troppo giovane per parere mio (io avevo 13 anni, Emma 9 e Flora quasi 7).
Papà vendeva appartamenti e un anno prima si era lanciato in un nuovo progetto. Dopo la sua morte cadde tutto nelle mani di mamma, non so per quale motivo, quelle cose all'epoca non mi interessavano.
Comunque, fatto sta che mamma rimase sola con tre bambine e due lavori, senza familiari che potessero aiutarci e uno stipendio  che non era sufficiente per mantenere tutta la famiglia.
Ora però quel progetto è stato portato a termine.

"...È già da un po' di tempo che ci penso, ma ho aspettato la fine del lavoro, e ho deciso che questo è il momento giusto per trasferirci in Belgio, dai miei genitori, ovvero dai vostri nonni."

Silenzio.
La bomba è stata sganciata, e mi ha trafitto nel pieno. Ci ha trafitto nel pieno.

"E quando partiamo allora?" Oso chiedere.

Altro respiro profondo da parte di mamma. Deve essere difficile per lei.
"Il 10 di maggio."

Siamo il 5 di aprile. Abbiamo un mese. Un solo, misero mese per fare la nostra valigia e andarcene dal posto in cui ho passato quasi 16 anni della mia vita.

"Tu...tu scherzi! Io non ci vado in Belgio! Non conosco nessuno là. E poi, significherebbe lasciare i miei amici. No mamma, io in Belgio non ci vado! Nemmeno per tutto l'oro del mondo!"
Flora sembra svegliarsi e scuote decisa il capo.

"Cara, cerca di ragionare! Qui non c'è nessun che ci può aiutare! Io e Sara non c'è la facciamo più a mantenere tutte noi!"

È vero: nel fine settimana lavoro in un ristorante come cameriera, ma ovviamente non è che migliori la faccenda più di tanto.

"Ma mamma! Se anche io inizio a lavorare un po' possiamo restare qualche anno in più! Posso portare a spasso i cani dei vicini o lavare i piatti in un bar! Per favore!"

"No Emma, non se ne parla, ho preso la mia decisione, è già tutto pronto: ho trovato un buon lavoro e finché non avremo una casa grande abbastanza potremmo vivere da i nonni. Là avrete più opportunità e sarà tutto più facile, promesso."

Quelle parole ci calmano un po'. Dall'altro lato nella mia testa spuntano nuove domande:

"I nonni? Mamma, per noi sono praticamente degli estranei!"

In tutta la mia vita ho incontrato i nonni due volte: la prima quando ero appena nata e la seconda a cinque anni. L'unica cosa che mi ricordo di loro è che mi scompigliavano sempre i capelli -cosa che odio- e che la loro casa era avvolta dall'odore di acqua di colonia. Per il resto nulla di speciale.

"Lo so, lo so" mamma mi riporta alla realtà "ma con il tempo il nostro rapporto con loro migliorerà. Dategli almeno una possibilità!"

Non so esattamente perché non abbiamo mai frequentato i nonni molto spesso, mamma dice che erano molto severi con lei e che, appena maggiorenne, è scappata in Italia con mio padre, per avere diciamo un po' d'aria.
Mamma ci ha sempre convinto che non sarebbe più tornata da loro, eppure io, Emma e Flora siamo perfettamente bilingue, il che ora si rivela piuttosto utile.
Prendo un profondo respiro.
Mi arrendo.

"Va bene, vedremo. Non che avessimo molta scelta."

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Angolo autrice

Ecco il momento cruciale: Sara ha un mese per abbandonare tutto e ricominciare da capo.
Fatemi sapere cosa ne pensate!

A presto!






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