capitolo 4

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Circa un mese dopo, il 10 di maggio:

Finalmente è arrivato il grande giorno.
Sì, lo ammetto, finalmente.
Sono terrorizzata all'idea di andare via, di abbandonare tutto e tutti nel posto che resterà sempre nel mio cuore, ma allo stesso tempo ho fatto il conto alla rovescia fino a questo momento.
Dire addio alle mie amiche, soprattutto ad Ally, è stato difficilissimo, abbiamo tutte pianto un sacco. Sono stata ore e ore a ripetermi che non sarebbe terminata qui (la nostra amicizia), lo spero vivamente.
Mi mancano già.
Scaccio via le lacrime, sollevo con fatica la mia valigia blu e cerco di trovare un posticino rimasto nel bagagliaio strapieno della macchina.

****

Annoiata guardo fuori dal finestrino, lasciando scivolare il paesaggio accanto a me. Gli olivi, a cui mi ero così abituata, hanno fatto spazio a querce, larici, abeti e tanti altri alberi di cui non sapevo nemmeno l'esistenza.
Ormai siamo partiti da almeno cinque ore, e l'adrenalina che avevo accumulato prima della partenza ha fatto spazio ad una grande stanchezza; lentamente mi faccio trasportare da un sonno profondo privo di sogni.

****

Vengo svegliata da una fitta di dolore alle costole.

"Finalmente sei sveglia! Credevo fossi scesa in coma!" Esclama Emma.

"Non è un motivo per tirarmi una gomitata!" Dico massaggiando il punto doloroso.

"Va bene, scusa, ma ne è valsa la pena, perché ci siamo!"

"Mmhmm..." Sono ancora nel mondo dei sogni "Aspetta, che? Di solito ci vogliono due giorni per arrivare!"

"A quanto pare la mamma aveva fretta, abbiamo fatto tutto in una tirata."

"Sarà tardi allora, ho dormito così tanto?"

"Tutto il viaggio, Sara, vieni ora che dobbiamo salutare i nonni!"
Detto questo si allontana senza aspettarmi.
Mi stiracchio un po' e decido di abbandonare lo scomodo sedile della macchina; ora che ci penso mi chiedo come abbia fatto ad addormentarmi. Ah certo, mi ricordo vagamente di aver passato la scorsa notte in bianco.
Stress.
Fuori una folata gelida di vento mi colpisce in pieno.
Ma che bella accoglienza! mi avvio tremolante verso la porta d'ingresso e suono al campanello. Dopo qualche istante apre una donna sulla settantina, con capelli di diverse striature di grigio e un sorriso gentile.

"Ma guarda un po' chi abbiamo qui!
Sara, bambina mia," esclama mentre mi stringe in un caloroso abbraccio "quanto sei cresciuta! Fatti vedere!"
In questo si somigliano tutte le nonne del mondo, penso.
Mi stacco dalla sua presa e mi accorgo che ha gli occhi umidi.

"Quanto tempo è passato, non è vero? Entra cara, stai tremando dal freddo! Vuoi una cioccolata calda?"

"Grazie, non mi dispiacerebbe." Dico mentre oltrepasso la soglia.
Mi ritrovo davanti ad un corridoio molto stretto, con pareti bianche decorate con quadri di paesaggi di campagna.
Attraverso una porta entriamo nella cucina, già meno claustrofobica, anch'essa dipinta di bianco, e abbastanza moderna, non anni ottanta come mi aspettavo io.

"Ecco qua la tua cioccolata, te la sei meritata dopo questo lungo viaggio."

"Grazie mille." Afferro la tazza fumante che mi porge e ne bevo un sorso, scottandomi -come al solito- la lingua, il palato e la gola.

"AHIA, brucia!"

Ridendo la nonna mi fa bere un po' d'acqua.
"Scusa, mi ero scordata di dirti che era calda!"

"A quello ero già arrivata, solo che ero un po' distratta." Mi difendo. Non sto facendo una buona impressione.

All'improvviso la testa della mamma appare dietro la porta.
"Cosa sono queste urla?"

"Oh, niente, Sara si è scottata un po' alla cioccolata calda che le ho dato."

Un po'?! La mia è un' ustione di terzo grado!

"Di nuovo?! Amore mio, ma cosa ti passa per quella testa?"
Dov'è finita tutta la compassione?

Sospiro.
"Se lo sapessi anch'io..."

"Moeke*, ti avverto" dice mia madre rivolta alla nonna "Sara è un'imbranata, devi starci attenta!"

"Non è vero! Sono solo un po' goffa!"

"Va bene, va bene," interviene la nonna "che ne dite se vi mostro le vostre stanze? Sarete stanche dopo il lungo viaggio.

Acconsento, anche se a malavoglia (sono appena sveglia) e dopo aver salito molte scale, dove la fine non era mai in vista, mi ritrovo davanti ad una piccola porta -come me del resto.

"Eccoci arrivate! Buonanotte!" Detto questo quella che dovrei chiamare nonna se ne va.

Sbircio attraverso la porticina, alla ricerca di un interruttore.
Finalmente acceso rivela una stanza piccola ma apparentemente comoda, con un letto, un grande armadio, una scrivania e una grande finestra, da dove si intravede la Luna in un cielo nero come la pece.
Non perdo molto a osservare i dettagli ma decido di sperimentare la morbidezza del materasso.
Esperimento decisamente riuscito.
Sarebbe bello se ora mi addormentassi, ma purtroppo per me so che rimarrò tutta la notte a ispezionare il soffitto.
E a pensare.
Alla vita che ho.
Che avevo.



****
*Moeke: mamma o nonna, dipende.

Angolo autrice

Finalmente Sara è arrivata in Belgio nella sua nuova casa.
Saprà ambientarsi?
E come trovate la nostra cara nonna per ora?
Fatemi sapere tutto o mettere una stellina se vi è piaciuto il capitolo!
Se ci sono errori grammaticali fatemelo sapere in un commento, del resto questo è il mio primo libro e un aiuto è sempre utile!

Alla prossima!








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