Prologo

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NYCHTAPOLIS - LO SPIRITO DELL'OMBRA




Il tempo pareva essersi fermato nella vecchia stanzetta angusta.

Myra sedeva composta su uno sgabello un po' malandato, gettando di tanto in tanto furtive occhiate alla finestra: le era stato chiesto di tenere sotto controllo la situazione e prepararsi ad accogliere l'ospite tanto atteso, ma erano passate ormai due ore e la noia cominciava a prendere il sopravvento. Non era mai stata una bambina particolarmente attiva o vivace, ma anche la sua pazienza aveva un limite e stare con le mani in mano, a lungo andare, la innervosiva.

- Mimi...

La piccola si alzò con flemma, raggiungendo il grosso letto sfatto: da sotto le lenzuola candide, una mano, anzi, un artiglio pallido e ossuto si tendeva debolmente verso di lei.

- Mimi, vieni qui, per favore...

La voce della mamma era ridotta ormai a un roco sussurro, il suo volto era cinereo, lucido e sciupato: poggiava la chioma bionda e sfibrata contro due alti cuscini e, con il braccio libero, stringeva al petto la strana creaturina dormiente.

Myra si arrampicò sul materasso, inginocchiandosi accanto alla moribonda. Quella piegò le labbra violacee in un febbricitante sorriso, passando le dita tremanti tra i capelli della primogenita.

- Andrà tutto bene, Mimi, te lo prometto – ansimò. – Potresti aprire la finestra? Lui sarà qui tra poco...

- Sei sicura? – domandò dubbiosa la bambina, gettando un'occhiata sospettosa al neonato che aveva appena mosso la testa. – Se apro la finestra prendi freddo... magari quello neanche viene...

- Verrà, lo so – tossì la donna, con sguardo quasi ipnotizzato. – Ti prego... apri la finestra, Mimi, vedrai che...

- Mamma!

La voce allarmata di Danae, appena entrata nella stanza con dei panni puliti e un catino, interruppe brutalmente i vaneggi dell'inferma. Myra intravide a malapena la chiazza vermiglia che si stava allargando sul lenzuolo, all'altezza dell'inguine di sua madre: balzò all'istante giù dal letto, trattenendo il respiro, e si fiondò a spalancare la finestra.

"Non guardare... non guardare... non guardare..."

Si tappò il naso con forza, respirando con la bocca. Non aveva davvero idea di come Danae riuscisse a resistere a quell'odore così dannatamente... invitante.

Attese per qualche minuto, scacciando a forza il ricordo di quanto era accaduto poco prima: il richiamo del sangue, i pensieri che si annullavano, i minuscoli canini che affondavano nella gamba destra della partoriente ...

Era riuscita a tornare in sé quasi all'istante, ma non abbastanza in fretta da impedire a quel gusto ferroso (e maledettamente piacevole) di pervaderle la cavità orale, imprimendo per sempre il marchio del rimorso nella sua anima.

La mamma non si era resa conto di quel brevissimo attacco, troppo stremata per via della malattia e del travaglio, ma di certo questo non bastava a far sentire la bambina meno in colpa.

- Mimi... mi puoi aiutare? Il sangue si è fermato...

Danae parlava con vocina roca e tremava dalla testa ai piedi, ma, a differenza della gemella, riusciva in qualche modo a mantenersi lucida e rendersi utile.

-Mi serve una mano per cambiare le lenzuola.

Myra si limitò a obbedire, tenendo lo sguardo basso, rossa per la vergogna. Non appena la mamma fu al riparo sotto il ricambio pulito, Danae si arrampicò sul letto e cominciò a tamponarle la fronte con un fazzoletto bagnato.

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