Capitolo 7. Barbe Bleue

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- Chissà se riuscirei ad abituarmi...

Olympia sedeva su una delle fioriere quadrate del cortile orientale, la testa reclinata all'indietro e il bel volto puntato verso il cielo d'ardesia.

- Intendo... all'assenza del sole, a questo grigiore perenne...

Tisbe, accomodata accanto a lei, prese una boccata dalla propria pipa: - Beh... fa parte del prezzo da pagare, se vuoi diventare principessa. Non ci sono molte vie: prova a far passare qualche raggio di sole attraverso la cupola magica e puff! I vampiri, in pochi istanti, diventerebbero appena più consistenti del fumo della mia pipa, mentre i dampiri affronterebbero una lenta agonia.

- Certo, lo so... dicevo per dire...

La lezione della mattina non era certo stata più piacevole rispetto alla precedente, anzi: Angelika si era divertita a torturare psicologicamente altre ragazzine, sottolineandone l'ignoranza e l'atteggiamento da inette.

- Non dirmi che stai cambiando idea, Figlia di Ecate – sogghignò la mezzosangue dal pagliaio biondo. – Alcune pretendenti stanno già facendo le valigie per tornare a casa stasera.

- No, non ho intenzione di mollare. Solo perché le altre sono delle smidollate, sgraziate e poco colte non significa che...

La risatina improvvisa della compagna portò la strega a voltarsi con un'espressione confusa.

- Perché ridi?

Tisbe alzò l'angolo destro delle labbra con fare furbo: - Tu pensi sul serio che siano tutte delle incapaci, al di fuori di noi due? Non ti è passata per la testa l'idea che qualcuna possa cercare di mantenere un basso profilo per evitarsi tentativi di sabotaggio da parte delle altre? Mettersi impettita in prima linea con aria di sfida può essere una valida strategia per farsi notare, ma come ti nota Angelika ti notano anche le tue rivali, che potrebbero arrivare a considerarti una minaccia.

- Quindi mi stai dicendo di provare a mantenere un basso profilo?

- No.

La dampira aspirò l'ennesima boccata, soffiando poi piccoli cerchi di fumo verso l'alto: - Ti sto dicendo di non sottovalutare le tue avversarie. Non hai mai giocato a Risiko o a qualche gioco di strategia?

Olympia sorrise, scuotendo la testa: - No, ma credo sia una mancanza piuttosto grave. E tu, Tisbe, figlia di Dardano, che strategia hai ideato?

- La strategia del "Me ne frego" – replicò la bionda. – Prendo quello che viene.

Gli occhi verdi della strega si soffermarono a lungo sull'espressione pacata della compagna: pareva davvero che nulla potesse turbarla.

Un po' titubante, Olympia si strinse nelle braccia, come infastidita da uno spiffero di vento, anche se nel grande cortile non tirava un filo d'aria, e allungò distrattamente la gambe avanti a sé, facendo ticchettare tra loro le punte delle scarpe.

- Senti, Tisbe... posso chiederti...

- Come mai una sciattona che parla come uno scaricatore di porto e fuma la pipa ha deciso di prendere parte a questa competizione? – l'anticipò l'altra con un ghigno furbo. – Beh, per farla breve, avevo bisogno di prendere un po' d'aria, fare un'esperienza nuova e, soprattutto, allontanarmi da mio padre. No, non fraintendermi – si affrettò ad aggiungere. – Mio padre è una brava persona, non sto fuggendo da botte e abusi. Il fatto è che lui è un tantino... soffocante. Lo capisco da un certo punto di vista, in fondo sono l'unica famigliare che gli è rimasta. Però non posso continuare a starmene chiusa in casa e impedirmi di vivere perché lui ha paura che possa succedermi qualcosa di brutto.

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