Capitolo 8. Omphalos

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Un brusio di voci famigliari aprì uno spiraglio di luce nell'oscuro oblio che l'avvolgeva: Myra aprì lentamente gli occhi, batté le palpebre infastidita e cercò di mettere a fuoco l'ambiente circostante. Era seduta alla scrivania della biblioteca, il volto seminascosto tra le braccia poggiate sul legno levigato.

Strano, pensò, fino a pochi istanti prima stava lottando contro artigli incorporei usciti dal dipinto del nonno, in piedi, dalla parte opposta della stanza. Possibile si fosse sognata tutto?

Si guardò attorno, in cerca del tagliacarte, ma dell'oggetto nessuna traccia. In compenso, poteva avvertire chiaramente il taglio che si era procurata da sola sulla lingua.

"Chissà che è successo qui..."

Si alzò, venendo colta da un lieve capogiro che la costrinse ad aggrapparsi alla scrivania per sorreggersi: abbassando istintivamente lo sguardo, notò un pezzo di carta rettangolare, strappato da chissà dove, su cui qualcuno aveva inciso delle parole con inchiostro cremisi.

Myra afferrò il bigliettino, riconoscendo la propria scrittura, e non si sorprese quando capì che quello strano inchiostro altro non era che sangue relativamente fresco. Il suo sangue.

- Per quanto il cavaliere sproni il suo destriero... per quanto il fedele animale prosegua la sua corsa, più rapido del vento... nulla potrà impedire alla sorte nefasta di stendere la propria mano crudele...

Un rumore sospetto la costrinse a voltarsi in direzione del corridoio che aveva percorso (o che credeva di aver percorso) poco prima, in mezzo alle due librerie. Colta da uno strano presentimento, la ragazza si avvicinò alla zona incriminata, stringendo il foglietto misterioso tra le dita.

Si fermò a pochi passi dal quadro Der Erlkönig, storcendo le labbra in una smorfia: il vetro che proteggeva il dipinto si allargava in mille crepe, partendo da un foro sottile lungo circa due centimetri. Myra allungò la mano avanti a sé, sfiorando il piccolo squarcio con le dita pallide. Un ghigno illuminò i suoi lineamenti aguzzi ed eterei.

- Bene. Quindi non ho sognato.

Per inspiegabili ragioni, la scoperta le provocava una sorta di sadico piacere: era tutto vero, il Re degli Elfi aveva provato a minacciarla e lei gli aveva conficcato la lama del tagliacarte dritta nel cuore. Ben gli stava.

- La prossima volta ci penserai prima di metterti contro di me – sibilò tra i denti. – E lo Spirito dell'Ombra farà la tua stessa fine!

Un concitato brusio proveniente dal piano superiore la distolse dalle proprie invettive.

- Dany dev'essere tornata – commentò, gettando un'ultima occhiata di avvertimento al Re degli Elfi prima di avviarsi verso l'ingresso della biblioteca. Infilò il foglietto con la nefasta profezia nella tasca dei pantaloni e si apprestò a salire la scalinata che conduceva al piano terra con flemma quasi esasperante.

Poteva udire chiaramente le voci del nonno, di Nesius e di Danae che parlottavano rapidamente: si trovavano in salotto e, dal modo in cui disquisivano, lasciavano trasparire un forte nervosismo.

- Sono preoccupato, molto preoccupato... quando l'ho sentita strillare... Dèi, mi è quasi parso di tornare indietro nel tempo, quando tua madre aveva le allucinazioni... le grida, le minacce, le frasi sconclusionate... persino la voce, per un attimo, mi è parsa simile alla sua...

A parlare era Glaucus: ogni tanto la sua voce tremava o diventava sgranata, come se il vecchio vampiro stesse compiendo uno sforzo immane per dar corpo alle proprie parole. Myra si avvicinò lentamente alla soglia della sala, immaginandoselo mentre torceva le mani tra loro o si passava nervosamente le dita tra la barba candida.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 20, 2019 ⏰

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