Si sentiva in colpa, odiava il fatto di aver potenzialmente deluso Hoseok non facendosi vedere, ma non poteva andarci. Trenta minuti prima dellʼinizio del seminario, cominciò a sudare freddo. Dieci minuti prima di essere pronto per andare in studio, vomitò.
ʻʻResti a casa.ʼʼ Disse Yoongi serio, prendendogli il viso tra le mani, inumidendo poi un panno per la fronte.
ʻʻNon sono malato.ʼʼ Borbottò Jimin, ma si stese lo stesso sul divano su insistenza di Yoongi.
ʻʻSembri malato,ʼʼ ribatté immediatamente lʼalfa. ʻʻHa lʼaspetto del malato.ʼʼ
Jimin scosse la testa. ʻʻDavvero, hyung? Davvero?ʼʼ
Yoongi inspirò profondamente attraverso il naso, le narici dilatate, e allungò la mano per strofinargli il collo, sopra il suo morso.
ʻʻSembri... sconvolto,ʼʼ si corresse, e si accucciò per guardare Jimin negli occhi. ʻʻJimin. Devi dirmi cosa sta succedendo. Ho cercato di darti spazio. Lʼho fatto sul serio. Non ho fatto domande per rispetto della tua privacy, sperando che tu potessi dirmelo da solo. Ma...ʼʼ si morse il labbro. ʻʻSto per impazzire dalla preoccupazione se non mi dici cosa ti ha infastidito, e sta arrivando il punto in cui temo che potrei impazzire e ordinarti di dirmelo.ʼʼ
Il respiro di Jimin si mozzò. Sapeva quanto fosse difficile per Yoongi ammettere che qualcosa non andava, o che qualcosa lo turbava. Deglutì, improvvisamente profondamente imbarazzato. ʻʻMi dispiace, alfa.ʼʼ Mormorò, abbassando gli occhi.
Yoongi sospirò. Spinse da un lato le gambe di Jimin e si mise seduto accanto a lui sul divano. ʻʻNon scusarti,ʼʼ disse, e si chinò, baciandogli leggermente le guance, una e poi lʼaltra, posandole poi lievemente sulle sue palpebre. Sfiorò la mascella di Jimin. ʻʻÈ solo che... parlami. Per favore.ʼʼ
