Capitolo 6

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Non c'era nessuno , non c'è nessuno .  

Nessuno che ascoltasse le mie urla mentre  le sue mani  imparavano a conoscere ogni singolo dettaglio del mio corpo , nessuno che ascoltasse le mie urla nel rivivere ogni notte  il mio passato .

Conoscerai il mio corpo ma non il mio animo .  Sai i segni particolari  sulla mia pelle ma non le cicatrici interiori . Hai avuto la possibilità di vedermi e hai chiuso gli occhi . 

I pensieri accompagnano il nuovo incubo di questa notte .

Le urla di mia madre mi avvisano che zio Stefan è arrivato .            

Inizio a rimettere nello scatolo le costruzioni prima che lui arrivi e le butti ovunque nella stanza . 

Mamma non urla più , ciò mi avvisa che zio sta per venire da me .        

Ho pensato molte volte a dove nascondermi o come farlo smettere , ma più ci provavo più mi sentivo inutile , debole , senza potere .                 

 Ero sua , ero il suo gioco preferito .  

Al suono dei suoi passi che salivano le scale non avevo più paura , a volte speravo mi picchiasse così forte da farmi dimenticare di tutto quello che stavo subendo .

Per quanto però facessi l'apatica , la sua mano sulla mia guancia riusciva a far riaffiorare tutte le emozioni represse in quel solo instante .            

Quella carezza si trasformava l'instante dopo in uno schiaffo .

 Più mi colpiva , più ero felice perché almeno non mi avrei sentito più dolore , non mi sarei più sentita inutile e la mamma non avrebbe dovuto sentire quelle urla . 

Poi tutto confuso .  I pantaloni erano a terra a fare compagnia alle mutandine sfilate in tutta fretta .

 Mi sveglio all'immagine di quella bambina con le guance rigate dalle lacrime . Il corpo è ancora scosso dai brividi .

Non riesco a smettere di tremare . Corro in bagno e apro il cassetto di sotto . Il mio sguardo si abbassa su delle forbici ma, dopo alcuni instanti le poso per poi tornare a guardare il mio riflesso .

Come mi guardo negli occhi iniziano a scendere lacrime ,  non nego che mi piacerebbe ricominciare come ha fatto mia madre , lavora ogni singolo instante senza fermarsi , non l'ho mai vista parlare di ciò che è successo da quando lo zio si è trasferito , sembra essersene quasi dimenticata .

Scendo in soggiorno dopo essermi fatta una lunga doccia , mentre prendo una mela dal frigo finisco per guardare l'orologio , 8.45 .

Non me la sento di andare a scuola ,ne approfitto della situazione per visitare il vecchio parco del mio quartiere .

Vedo la mia solita panchina coperta dalle foglie ormai giallastre per l'autunno . 

Inizio a pensare alla mia vita  , alle persone , alle esperienze fatte fin'ora . 

Sono così persa nei miei pensieri che non mi accorgo della palla caduta ai miei piedi .

<< Capisco tu ti sia presa un giorno di festa ma non ti farebbe male alzare quel braccio per passarmi la palla >> a quanto pare non sono l'unica ad aver saltato scuola .

<< Prendila da solo la palla , Justin >> gli dico per poi alzarmi dalla panchina , ovunque io sia ci deve stare anche lui .

Lo vedo accennare un sorriso strafottente , vorrei solo prendesse quella dannata palla e si levasse dalla mia vista .

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