6 - non coincide

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Lasciata Sofia mi avvio verso casa, è già buio, e io sto morendo di fame.

Entro in casa, chiudo la porta a chiave e mi dirigo in cucina. Ovviamente come al solito il frigorifero è vuoto, così controvoglia esco di casa e mi avvio verso il supermercato, che dista 5 minuti a piedi da casa.

Durante il tragitto noto che oggi la città è deserta, ci sono solo i commercianti che chiudono in fretta e furia i propri negozi, per poter tornare dalle loro famiglie.

Come sempre passo davanti alla libreria della città, è bellissima anche quando è chiusa. Fin da piccola ci entravo per starci delle ore intere, uscendo quasi sempre a mani piene.

Attraverso la strada per arrivare dal supermercato, ed entro.

Anche qui ci sono pochissime persone, c’è Maria, una anziana signora che mi faceva da baby sitter quando ero piccolina, e in casa non c’era nessuno, i miei erano troppo occupati con il lavoro, e i miei nonni, beh, i miei nonni non li ho mai conosciuti.

“Emma!”, urla venendomi in contro. “Maria, come stai?”, le dico abbracciandola.

“oh tesoro io sono vecchia, come sto io non importa. E tu invece, come stai?”, mi dice staccandosi da me. “ Bene Maria, sono venuta a fare un po’ di spesa.” “ ah il tuo papà si scorda sempre di farla, non è vero?”, mi dice sorridendomi. Io annuisco e accenno una risatina.

“Tesoro ora ti devo lasciare. Vieni a trovarmi qualche volta, che ti offro un buon tè.” , annuisco e la abbraccio di nuovo. E lei se ne va, con la sua busta della spesa piena di cibo.

Mi affretto a cercare quello che mi serve, non ho  molta voglia di cucinare, così vado sul sicuro. Mi dirigo nel reparto frigoriferi e mi prendo una pizza surgelata, poi vado a prendermi da bere.

Arrivo alla cassa che non devo manco fare la coda, c’è solo il cassiere, un ragazzo poco più grande di me, molto carino e gentile.

“Ehi Emma, sempre tu a fare la spesa eh?”, mi dice sorridendomi e passando il prezzo della pizza sulla cassa.

“Matteo, ciao! eh si, sono pur sempre l’unica donna di casa”, gli dico sorridendo.

Lui finisce di passare l’ultimo articolo, “sono 5,75 euro”. Esco il i soldi dal portafoglio e glieli do. “Come va a scuola? Brava come sempre immagino”, mi sa che non immagina molto bene. “Diciamo che va”, fa una faccia perplessa e subito dopo si mette a ridere. “ Mi ricordo quando eri piccina e insistevi a farti insegnare la tabellina del 2, lo chiedevi a me, a tua mamma, tuo papà e persino a Sofia che non la sapeva”. Si mi ricordo, ero molto piccola e volevo a tutti i costi entrare alle elementari sapendo qualcosa che gli altri ancora non sapevano, così chiedevo a tutti di insegnarmi la tabellina del 2.

“ Ti ricordi alla fine chi te l’ha insegnata?”, mi dice guardandomi negli occhi.

“Tu”, gli dico sorridendogli. “Esatto, dopo una lunghissima settimana hai imparato la tabellina del 2!”, dice ridendo.

Lo ringrazio e mi incammino verso l’uscita, quando lui mi blocca un braccio e mi costringe a voltarmi.

“scusami, ehm..”, sembra imbarazzato, strano. “n-non è che ti andrebbe di uscire, una volta?”. Questo proprio non me lo aspettavo. “certo, il mio numero ce l’hai. Chiamami pure.”, gli sorrido e stavolta esco veramente.

Non ho neanche il tempo di voltarmi per vedere se lui è ancora lì, che qualcuno mi colpisce la testa.

E dopo questo; solo il buio…

Prenderò il tuo postoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora