"Siate retti e siate onesti, fratelli. Tenete il capo chino. Ricordate che dall'alta cima di Alethor Essi vi osservano sempre. I maghi del supremo Consiglio, custodi dell'ordine, gli occhi e le mani di Dio. Essi guidano l'umanità verso il suo glorioso avvenire. Essi illuminano per noi la via del progresso e della grandezza. Essi ci insegnano il nostro ruolo in questa vita. Ricordate che nessun uomo vive per sé stesso, ma che tutti devono lavorare per l'avvento del sublime destino della razza umana. Siate retti. Siate onesti. E tenete il capo chino."
Kodjak Valinov, gran sacerdote del tempio di Zarijegrad, impero di Zavastra
Il gioco dei giovani elfi nella radura carezzata dal vento fu interrotto bruscamente dal passaggio delle aeronavi. I giganti d'acciaio sorvolarono a bassa quota la foresta di Lor-Min'del, spezzando il suo pacifico silenzio col loro chiasso sferragliante, mentre vomitavano nel cielo limpido scie di vapore nero. Tutti i bambini, istruiti dai genitori sulla pericolosità degli umani e delle loro macchine, erano corsi a cercare il sicuro rifugio offerto dalle chiome degli alberi della foresta, che era da tempi immemorabili la dimora della loro tribù. Solo due ragazzi, di qualche anno più grandi degli altri, erano rimasti all'aperto. Uno di loro scrutava il cielo con attenzione, osservando curioso le macchine corazzate che galleggiavano nell'aria. L'altro, con fare agitato, lo guardò ansioso per qualche secondo, prima di chiedergli: - Averim? Che stai aspettando? Dovremmo tornare tra gli alberi-.
-Ancora un minuto, Loegrin. Voglio vedere se hanno un mago a bordo- gli rispose calmo l'amico.
-Ma perché? Tanto a te cosa dovrebbe interessare di sapere se un mago sta facendo un viaggio in aeronave? Dai, andiamo via, prima che i Vahlen ci vedano-.
-Sono solo curioso, Loegrin- gli rispose seccato Averim. -E poi, avanti, non fare il fifone. Non possono vederci da lassù. E se anche fosse, cosa credi che importi ai soldati Vahlen degli elfi di Lor-Min'del?-
-Gli anziani dicono sempre che più ci teniamo lontani dagli umani, meglio è- borbottò Loegrin, poco convinto. -Ed io credo che abbiano le loro buone ragioni-.
L'ombra di una delle fortezze volanti arrivò a coprire la radura, nascondendo i due ragazzi dai raggi del sole. Senza più la luce negli occhi, Averim poté far scorrere lo sguardo con maggiore attenzione sui pennoni delle navi. Il suo compagno stava per chiamarlo un'altra volta, ma prima che aprisse bocca il giovane esclamò: -Eccolo! Guarda! Lo vedi? È lo stemma di Alethor! C'è davvero un mago là sopra!-
Anche Loegrin, allora, cedendo alla curiosità, fissò il cielo. Vide quasi subito lo stendardo viola di Alethor che sventolava dall'albero maestro della nave più grande, una massiccia corazzata.
-Va bene, adesso l'hai visto, possiamo andare ora?- insistette Loegrin.
L'amico si lasciò finalmente convincere, anche se fu necessario strattonarlo un po' per portarlo lontano dalla radura, al sicuro all'ombra degli alberi.
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Racconti da Thessalon
FantasyCome suggerisce il titolo, una raccolta di racconti, non necessariamente collegati da un unico filo narrativo. L'ambientazione è il continente fantastico di Thessalon, dove da secoli gli umani hanno acquisito la supremazia sulle altre razze grazie a...