Fuga da Richterstadt - Parte 1

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"Il dissenso, figlio sconsiderato della finta libertà che le decadenti democrazie moderne promettono, è la radice di ogni disordine civile e sconvolgimento sociale. In quanto nazione avanzata e ordinata, per procedere verso la vittoria finale abbiamo il dovere di estirpare questa radice infestante"

Maximilian Weissmann, cancelliere e reggente dell'Impero Vahlen

Con il vento del mattino che le scompigliava i lunghi capelli castani che spuntavano dalla bandana, Letra osservava l'orizzonte dalla prua della sua aeronave mentre si avvicinava al porto aereo di Richterstadt. Vide da lontano le numerose imbarcazioni volanti di mercanti e viaggiatori, e i possenti vascelli da guerra dell'Impero Vahlen che vi erano ancorati: incrociatori e fregate da battaglia, rivestiti da spesse lastre d'acciaio da cui spuntavano numerosi cannoni. La sua nave sarebbe sembrata quantomeno fuori posto, ormeggiata accanto a quei giganti del cielo. Ma Letra non la avrebbe scambiata con nessun'altra. La Sparrow era un'aeronave piccola e affusolata, che oltre al vecchio motore a vapore aveva anche un corredo completo di alberi e velatura, che a un occhio inesperto sarebbe sembrato un sistema di propulsione ormai superato, ma un esperto avionauta, capace di sfruttare al meglio i venti e le correnti, poteva ricavare da quelle vele una capacità di manovra che nessun'altra aeronave avrebbe potuto eguagliare.

Mobilità che era servita più volte a togliere la ragazza dai guai, permettendole di sfuggire agli inseguitori in molte circostanze. La vita del contrabbandiere non era facile, ma in tempi tumultuosi come quelli era incredibilmente remunerativa: frontiere chiuse, tensioni militari e impennate dei dazi doganali avevano fatto salire alle stelle i prezzi di molte merci rare e preziose, e l'occasione aveva attirato avventurieri da tutto il continente, che ora viaggiavano tra le nazioni riempiendosi le tasche grazie al mercato nero. La cosa di certo non faceva piacere alle autorità, che cercavano di contrastare il fenomeno con ogni mezzo, dalle retate nei mercati clandestini all'assoldamento di mercenari per dare la caccia ai contrabbandieri, ma questo non bastava a scoraggiare la folta schiera di intraprendenti fuorilegge che aveva scelto quella carriera.

Fra tutte le nazioni, l'Impero Vahlen era quella con la minor tolleranza verso il traffico illegale di merci, e chi se ne rendeva colpevole veniva duramente punito. Nonostante ciò, Letra non era minimamente preoccupata all'idea di approdare a un porto Vahlen come se fosse una qualsiasi viaggiatrice. Lo aveva già fatto decine di volte, anzi l'Impero era una delle sue mete preferite, perché lì la rete del mercato nero rappresentava una vera miniera d'oro per chi era abbastanza coraggioso (o stupido) da sfidare la legge Vahlen. In fondo, un contrabbandiere non era tale finché non veniva colto sul fatto, e lei non stava portando nulla dentro i confini imperiali. Era lì per portarne fuori qualcosa.

-Fra una ventina di minuti dovremmo essere arrivati!- la avvisò una voce profonda e roca proveniente da poppa. Era Kamek, il copilota e meccanico di bordo della Sparrow, che stava manovrando il timone. Si trattava di un alto e robusto orco, con una conoscenza ingegneristica insolita per la sua specie, che era il più fidato compagno di volo di Letra. Nonché l'unico compagno di volo: bastavano due bravi avionauti per far funzionare la Sparrow, e la ragazza voleva vicino solo qualcuno di cui si potesse fidare sinceramente. Kamek era burbero, solitario, maleducato e taciturno, ma era un compagno di viaggio fedele, un meccanico abilissimo e in fondo un buon amico. Era con lei da quando aveva quella nave, e ai suoi occhi era ugualmente insostituibile.

-Perfetto- gli rispose lei. -Ti sei assicurato che nella stiva sia tutto in ordine per i controlli?-

-Un po' difficile, visto che ho passato le ultime due ore a manovrare, mentre tu te ne stavi a farti gli affari tuoi- sbuffò l'orco. -Io dico che dovremmo prenderci un mozzo-.

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