Un gioco

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«Tu sei uno di quelli nuovi» mi dice avvicinandosi.

Annuisco. «Sì.»

«Bene, facciamo in fretta. Non ci rimane molto tempo» afferma «Cercherò di essere il più conciso possibile. Mi stai ascoltando?»

«Sì.»

«Okay, iniziamo. Le regole sono abbastanza semplici...»

«Regole?» lo interrompo.

«Sì, regole. C'è qualche problema?» chiede con stizza.

«No no, assolutamente, solo..»

«Si tratta di una specie di gioco» mi spiega.

Taccio confuso. Lui continua a parlare. «E tu stai per prendevi parte»

Taccio di nuovo. «Va bene» dico, poi chiedo «E perché?»

Sembra messo in difficoltà dalla mia domanda. «Beh, ovvio, perché...perché... perché sì, insomma! Non sono io che decido. Adesso ascoltami e non mi interrompere.»

Fa un respiro e continua. «Il gioco si articola in tre livelli: fase iniziale, fase intermedia e fase conclusiva. Nella fase iniziale verrai seguito da dei tutor, anche loro sono giocatori ma si occuperanno di te finché non sarai in grado di farlo da solo. Ti assegneranno anche un nome e con quello verrai identificato per il resto della partita. Questa prima parte del gioco ti servirà per imparare a muoverti: come spostarti, com interagire con l'arena di gioco, come comunicare con gli altri giocatori. Sbloccherai anche degli obbiettivi. Lo scopo del gioco è realizzare questi obiettivi, cosa che ogni giocatore deve fare nella seconda fase della partita. Ricorda: tutto quello che apprendi nella fase iniziale sarà fondamentale per passare al livello successivo e sicuramente influenzerà gli esiti del gioco, quindi fa molta attenzione. Ci sei fin qui?»

«Sì.»

«Bene, ora passiamo alla fase intermedia: se non realizzi i tuoi obbiettivi in questo livello, è quasi impossibile che tu ci riesca nel livello successivo. Da semplice iniziato, lo stato in cui ti trovavi nella fase uno, passerai a praticante. Devi guadagnare più crediti possibile per realizzare i tuoi obbiettivi che principalmente sono allearti con un altro dei giocatori a tua scelta e diventare un tutor. Dopo di che, il tuo semplice scopo sarà quello di tirare avanti con il nucleo che hai creato fino al terzo livello, dove rimarrai nello stato di ritirato fino alla fine della partita.»

«Ma è obbligatorio?» intervenni «Voglio dire... Se non volessi allearmi con nessuno, se non volessi diventare un tutor? Se volessi fare qualcos'altro?»

«Qualcos'altro cosa? Vorresti forse rifiutarti di portare a termine gli obbiettivi a te assegnati? Non ti conviene, fidati»

«Ma se io...»

«Oh, insomma! Queste sono le regole. Non esistono "ma". Sai cosa succede a chi decide di ribellarsi alla norma? Viene squalificato. Esiliato. Viene rinnegato da tutti i giocatori. E rimane solo. Ti do un consiglio: non pretendere di inventare nulla di nuovo. Quello che esiste va già bene così. Nessun vuole che tu rivoluzioni il mondo, anzi. Comportati come tutti gli altri, non esigere di essere speciale.»

«Cosa vuol dire ?»

«Cercherò di spiegartelo in modo semplice: quello a cui stai per prendere parte non è un gioco per niente semplice. Ci sono giocatori accaniti, tutti pronti a farti cadere e calpestarti solo per realizzare i loro obbiettivi Se mostrerai le tue qualità, se saprai distinguerti in mezzo la loro accozzaglia, risulterai come una minaccia e vorranno distruggerti. Per questo ti dico, fatti notare il meno possibile, lascia che siano gli altri a scontrarsi tra di loro. Cerca solo di andare avanti, senza mai fermarti. Non ribellarti. È troppo pericoloso e non puoi nemmeno sapere se ne valga davvero la pena.»

Rimasi in silenzio.

«Mi chiedivi degli obiettivi prima. In verità, non so nemmeno io chi li abbia stabiliti, né perché i giocatori di affannino tanto per portarli a termine. Ma è questo ciò che devi fare per poter vincere la partita. E tutti vogliono vincere.»

«Vincere cosa?»

«Ti voglio raccontare la mia storia, così forse capirai: io sono stato un giocatore, molto tempo fa. Ho portato a termine il primo livello egregiamente, senza nessun tipo di  problema. Ma poi, durante la fase intermedia, ho iniziato a pensare. Mai avrei potuto fare errore più grande. Non comprendevo la logica di certe regole e ciò non mi stava bene. Non mi piacevano gli altri giocatori. Non approvavo gli obiettivi che mi erano stati assegnati. "Chi l'ha deciso?" mi chiedevo, "Perché devo farlo?". Fu la mia rovina. Pian piano cominciai a non essere felice di come la mia partita si stava evolvendo. Ero tormentato, angustiato, completamente. Mi sentivo vuoto ed in balia di mani altrui. Cercavo aiuto, ma nessuno sembrava interessato a darmelo. Pensavo di dovermi arrendere a questa situazione fino a quando non ebbi un'idea, una speranza di salvezza. Smettere di giocare. Ora, devi sapere che ci sono due modi per abbandonare la partita: il primo è per causa esterna e può essere influenzato da diversi fattori, come lo spazio, il tempo, o addirittura altri giocatori che vogliono eliminarti, il secondo è per causa interna, ovvero tu stesso che decidi di andartene. Ed è ciò che ho fatto io. Molti lo considerano un gesto di codardia o debolezza; per come lo vissuta io si è trattato più di un modo per mostrare che avevo in mano la mia libertà. Comunque non ti consiglio assolutamente di arrivare alla condizione a cui sono arrivato io perché decidere di abbandonare il gioco non è per niente piacevole e richiede molto coraggio. Non farti domande e non pretendere risposte, non cercare ti rompere gli schemi e tieniti ciò che pensi per te. Seguendo questi semplici passi non avrai nessun tipo di problema e vedrai che la tua partita sarà magnifica.»

Non ho capito nulla del discorso che ha fatto e lo ha intuito. Non dice nulla ed io non ho il coraggio di fare domande: probabilmente non ha voglia di perdere tempo con me. Da quel che so, ci sono molti altri giocatori da istruire.

«Quando ti troverai nell'arena e la tua partita sarà iniziata capirai di cosa sto parlando» conclude.

Annuisco

«Se ti senti pronto puoi andare.»

«Grazie» dico.

«Figurati. E, un'ultima cosa: puoi giocare una partita soltanto, quindi non sprecarla.»

Dette queste parole se ne va ed io mi avvio verso l'entrata dell'arena. Mi fermo un attimo prima di varcarla. Poi, con sicurezza l'oltrepasso.

Ed emetto il mio primo vagito.

Loro non hanno paura del buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora