Chapter 1 - Marie Rose Parks

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Marie Rose

È come un'opera d'arte. Il silenzio, intendo. Bisogna cogliere quei particolari che te lo fanno amare. Ma non tutti riescono in questo intento.
Come un'opera d'arte, appunto. Non tutti colgono il vero messaggio dell'artista.
Il silenzio può essere assordante, quanto i nostri pensieri si impossessano di esso.
Può essere imbarazzante, quando non sai che dire in presenza di un nuovo conoscente.
Può essere dolce, quando gli sguardi di due innamorati si incontrato.
O può essere semplicemente calmo, quando chiudi gli occhi e riesci a rilassarti senza pensare troppo.

Io amo ognuna di queste sue sfumature. E le vorrei provare tutte. Questo è uno dei miei obbiettivi.
Per raggiungerlo mi mancano le ultime due opzioni.
La mia persona non ha mai conosciuto qualcuno per condividere un silenzio dolce e la mia mente ha sempre troppi pensieri per assaggiare un po' di silenzio calmo.

Ma ci riuscirò, so che in futuro ci riuscirò.

"Buon compleanno Marie!" Urla mio fratello Ryland irrompendo nella mia stanza è spezzato il mio silenzio... assordante. Nessuno mi chiama con il mio nome completo da un bel po' (tranne a scuola, quando devono fare l'appello oppure riprendermi).
Solo i miei genitori biologici usavano chiamarmi "Marie Rose". Secondo loro il mio nome era bellissimo e bisognava appezzarlo per intero. Per gli altri sono semplicemente "Marie".

Si butta sul mio letto di mi stringe in un abbraccio strangolante sei suoi.
"Ry" scoppio a ridere "Sono solo le 7 di mattinata. Ti ringrazio ma gli auguri me li potevi fare anche dopo" dico ricambiando l'abbraccio.
"No. Sai che sarò sempre il primo a farti gli auguri e poi oggi è un compleanno speciale. Manca esattamente un anno per scoprire il segreto di famiglia" si stacca da me sfoggiando un grande sorriso.
"Gius..." prima di poter finire vedo mia sorella Rydel scendere giù dal suo letto con scatto felino (condividiamo la stanza) e catapultarsi su di me continuando a ripetere "Buon 17esimo compleanno Marie"
"Grazie Delly"
"Sarò sempre il primo... si sa" dice fiero Ryland. Io e Rydel lo guardiamo torve e subito dopo gli lanciano in contemporanea un cuscino in testa.
"Ok ok, ho capito. Raggiungo mamma per la colazione speciale"
"Bravo" urliamo all'unisono io e mia sorella.

Amo la mia famiglia. I miei fratelli sono per me come dei migliori amici. E non potrei desiderare madre e padre migliore.
Anche se non sono loro figlia biologica poco importa. Loro sono la mia vera famiglia.
Ho perso i miei genitori biologici esattamente 4 anni fa, durante il mio 13esimo compleanno, e ogni anno amici e parenti mi tengo impegnata tutta la giornata per non farmi ricordare quel dannatissimo giorno. Apprezzo davvero questo loro gesto ma non basta per far scomparire dalla mia mente il ricordo dei mie genitori.
Infatti è da due anni che di nascosto almeno una/due volte al mese vado al cimitero a trovarli. Mi sento in un certo senso più vicina a loro come se gli potessi parlare.
Ma poi torno alla realtà e scopro che non è così.
Ogni giorno mi mancano sempre di più le carezze che mio padre mi regalava prima di andare a dormire. Il tocco di mia madre mentre mi pettinava i capelli. Mi mancano loro.

Posso sembrare una ragazza depressa e costantemente triste. E forse lo sono davvero. Ma cerco sempre di far vedere il mio lato migliore. La me di 4 anni fa.
La ragazza pigra però con sempre un sorriso sul viso. La ragazza prevalentemente timida ma intraprendente quando serve.
A volte anche la ragazza filosofica che cerca sempre di trovare un significato ad ogni fotografia che scatta.
E la ragazza scherzosa che i miei fratelli adorano...
Mi do forza da sola, sapendo che in questo modo posso far felici le persone che mi circondano.

"Andiamo a svegliare gli altri due idioti" dico alzandomi dal letto a marciando verso la porta.
"Uh si! Comunque ti aspetta un regalo di compleanno magnifico. Ma io non ti ho detto niente" dice Rydel raggiungendomi e mimando con le dita di chiudersi la bocca come una cerniera.
Scena che mi fa ridere dato che Rydel non è molto brava a tenere i segreti.
Tranne uno.

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