CAPITOLO 11

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Annael pov.

I primi raggi di luce solare mi sfiorano il viso accarezzandolo dolcemente, sento una leggera brezza rinfrescarmi le membra stanche. Apro lentamente gli occhi assaporando questo momento di calma completa. Mi dirigo con passo lento verso il bagno e ne esco dopo poco come rigenerata. Un dolce profumo si leva nell'aria, e seguendolo arrivo nella cucina dove mia madre sta preparando la colazione. Mia madre, la madre che ho conosciuto solo negli sprazzi di memoria che a tratti mi illuminano per poi svanire, lasciando però una traccia indelebile nella mia memoria. Mi avvicino al tavolo e sto per mettermi a sedere, quando mi rendo conto che qualcosa non va: mio padre aveva detto che era impossibile per mia madre arrivare qui, quello che stavo vivendo dunque, non era altro che un meraviglioso sogno. Come se avesse letto nei miei pensieri, mia madre si avvicina e mi abbraccia parlandomi dolcemente: "Puoi scegliere tesoro, puoi rimanere qui e vivere con me e tuo padre, o puoi tornare dove eri prima e soffrire nuovamente. È una tua scelta, ma scegli velocemente. Presto! Prima che sia troppo tardi" mentre parla la sua voce diventa quasi animalesca e anche il suo aspetto si modifica. Le sue orecchie si allungano e assumono una forma triangolare, che ricorda quasi la punta di una spada, le sue iridi inghiottono le pupille e mutano distendendosi verso l'alto, nella sua bocca si formano delle lunghe zanne e i suoi meravigliosi capelli si tingono di un rosso simile a quello del sangue. Questa sua terrificante apparizione mi fa tremare e comincio lentamente ad indietreggiare. "Abbraccia la tua mamma, figliola" la sua voce mi pare sdoppiata e i suoi occhi sono attraversati da lampi malvagi. Mi volto di scatto e corro verso l'uscita, ma quando sto per aprire la porta di casa, la mia mostruosa madre mi afferra una caviglia e mi trascina lontano dalla porta facendomi sbattere la testa contro lo stipite della porta del corridoio. Inizio a vedere tutto sfocato e perdo conoscenza. Mi risveglio dopo un'ora e apro gli occhi sperando che sia stato tutto un sogno, ma non appena provo a muovermi mi rendo conto di essere legata ad una piastra di quella che sembrerebbe pietra da dei lacci di metallo. Mia madre si avvicina lentamente, sapendo bene che ormai non ho più scampo, ma quando mi arriva davanti vedo i suoi occhi tornare normali e lei comincia a parlare: "non è stata colpa tua, non è stata colpa tua Annael. Torna da tuo padre e digli di darti la capsula dorata, lui capirà, ma ora svegliati! Svegliati!"

Apro gli occhi di scatto e guardandomi intorno riconosco i mobili della stanza in cui avevo passato la notte a casa di mio padre. Mi alzo dal letto e corro verso la sua stanza. Una volta arrivata tento di aprire la porta, ma è chiusa a chiave; alloro mi ci butto contro e la sfondo. Una volta dentro mi guardo intorno e vedo mio padre sdraiato in un letto circolare con strani simboli che lo circondano. Mi avvicino con passo svelto, ma quando lo sto per toccare i simboli si illuminano ed io vengo sbalzata indietro da una forza misteriosa. Mio padre apre gli occhi, ma non sono rossi: sono neri, neri come quando mi ha sbattuto in faccia la verità sul mio destino. Vedo che la nube nera lo avvolge nuovamente e lui si avvicina a me con fare minaccioso. Mi allontano ricordandomi di quello che è avvenuto nel mio sogno e gli grido: "Papà, la mamma mi ha detto di dirti che mi devi dare la capsula dorata" vedo gli occhi di mio padre tornare rossi e un'espressione stranita e allo stesso tempo addolorata farsi spazio sul suo volto. Questo miscuglio di emozioni non dura più di un istante, perché vengono sostituite da un sorriso forzato che compare sul viso del mio papà. Lo vedo guardarsi intorno, per poi dirigersi verso una mensola, che si trova di fianco alla porta, e prendere un cofanetto d'argento. Mi si avvicina con quello in mano e me lo porge. Lo apro e vedo al suo interno una sfera dello stesso colore dell'oro. La prendo e la osservo, sembra brillare di luce propria. "Mangiala, ma non masticarla, mandala giù tutta intera" mi incita mio padre. Dopo queste sue parole inghiotto la sfera. Mi sento percorrere da capo a piedi da una scarica di energia che mi rinvigorisce, ma sento che sta sbloccando qualcosa dentro di me. "Ora libera il tuo potere!" e così faccio: il fuoco comincia a circondarmi, prima lentamente, poi sempre più velocemente, finché le fiamme mi avvolgono completamente e il mio corpo comincia a bruciare, ma senza consumarsi. Le fiamme che mi avvolgono non accennano a diminuire e all'improvviso mi rendo conto di non essere in grado di controllarle. Sento delle voci nella mia testa, ma non riesco a capire cosa dicono, poi due voci fra le altre cominciano a farsi più chiare, tanto da permettermi di capire qualche parola: "è giunta l'ora... manca poco al risveglio... svegliati... svegliati... lascia libero il tuo potere!". Però in questo mare di mormorii la voce di mio padre mi raggiunge e io apro gli occhi che avevo chiuso senza rendermene conto e ciò che vedo è meraviglioso: le fiamme hanno preso la forma di un drago rosso che si è posato al mio fianco. Dopo pochi istanti noto che una nuova presenza si trova nella casa, osservo il giovane dai capelli castani di fronte a me e dei ricordi cominciano a riaffiorare: un lago dalle acque cristalline, una foresta nera come la pece, il fuoco e il fumo, ma soprattutto visualizzo nella mia mente un libro con sopra di esso un simbolo. Il simbolo è composto da un medaglione diviso in quattro parti, una per ogni elemento, al quale è attaccato un piccolo cerchio con delle lettere a me sconosciute. Il ragazzo vestito di bianco mi si avvicina e un nome mi balena in mente: "Lehores". Lui non parla, ma noto qualcosa di strano celato nei suoi occhi, mi avvicino e, come se da sempre lo conoscessi, lo abbraccio. Lui inizialmente sorpreso dal mio gesto non risponde al mio abbraccio, rimane rigido tra le mie braccia, per poi sciogliersi e stringermi con il mio stesso fervore. Mi volto e vedo mio padre osservare con diffidenza il nuovo arrivato, il quale si inchina davanti a lui e prende a parlare: "è un onore conoscervi, il mio nome e Lehores e sono stato incaricato poco tempo fa dai Maghi Bianchi di vegliare su questa giovane ragazza attraverso una visione, voi siete? ", mio padre continuando ad osservarlo ostile gli risponde: "io sono Asmod, figlio del re Elvaroth, tredicesimo re degli Shinowi e padre di Annael". Lehores lo guarda sconcertato e stupito, ma intravvedo nel suo sguardo una traccia di paura, ma comunque risponde a mio padre: "come avete raggiunto questa dimensione? Mi è stato detto che per quelli come voi è impossibile passare da una dimensione all'altra, quindi ve lo richiedo: come avete fatto? " "come ho fatto non è affar tuo, l'importante è che a difendere mia figlia ci sia io e non un semplice mago!" mio padre osserva gelido il ragazzo, che prendendo coraggio gli risponde: "potremmo collaborare" mio padre non gli risponde subito, assume un'aria pensierosa, ma alla fine annuisce. Lehoras gli si avvicina e gli stringe la mano, dopo aver compiuto questo gesto mi si avvicinano e insieme mi incitano a far muovere il drago di fuoco che si era sdraiato al mio fianco. Comincio a concentrarmi sui movimenti che vorrei compisse, ma quello non si muove, allora mi avvicino e comincio a parlargli: "potresti alzarti in volo, per favore?" il drago apre i suoi enormi occhi e mi scruta, poi spalanca le ali e comincia a sbatterle con forza. I muri della casa cominciano a tremare, quindi con gentilezza gli domando di smettere. Lui esegue e torna a sdraiarsi al mio fianco poi ricomincia ad osservarmi se desideri parlarmi col pensiero devi darmi un nome mi volto verso il drago, rendendomi conto del fatto che ha appena comunicato con me attraverso il pensiero, "Aegnor" pronuncio il nome senza quasi accorgermene e il drago emette una piccola fiammata come segno di assenso. Ogni volta che avrai bisogno di me ti basterà pensare il mio nome ed io apparirò al tuo fianco. Il drago, dopo avermi comunicato tutto ciò, scompare in una nuvola di fumo.

La salvezza nella distruzione [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora