Un delicato vento quella mattina svegliò Alice accarezzandole i capelli timidamente. Erano le 07:13 e Alice si era addormentata da poco più di due ore. La notte l'aveva passata in bianco, aprendo e chiudendo porte e finestre, nell'intento di far circolare un po' d'aria. Era la premessa, e un po' promessa, che alle porte vi aspettava un'estate calda, una di quelle che rendeva le donne meno desiderabili e gli anziani se ne stavano rintanati nelle loro case, come rospi all'ombra. Alice adesso si era alzata, aveva deciso che avrebbe fatto colazione con fette biscottate e marmellata di albicocche, un po' di latte e una mela. Nonno Ezio le ripeteva sempre che la colazione era il pasto più importante della giornata, e che, se si trattava di cibo sano, poteva abbondare quanto le pareva. Mentre Alice spalmava la marmellata sulla fetta biscottata, a pensarci, le veniva un po' da sorridere; il nonno avrebbe abbondato in qualunque pasto, poco importava se si trattava della colazione o del pranzo. I suoi pensieri si spotarono a Stefano. Le capitava spesso di pensare a qualcosa, qualunque cosa, e trovarsi senza alcun nesso logico a pensare a lui. Era come se la sua testa lo introducesse prepotentemente nel bel mezzo del tentativo di pensare a quello che le stava intorno, come se niente fosse importante quanto lui. Il problema era che Stefano non le stava intorno. Era partito cinque anni prima per Londra, con la sua famiglia. Si erano trasferiti lì per questioni riguardanti il lavoro di suo padre, ma da allora Stefano non aveva mai mancato l'occasione di una vacanza estiva per tornare a Roma da Alice. Era l'unica stagione dell'anno nella quale potevano ritrovarsi, e ogni volta che succedeva sembrava non si fossero mai allontanati. Si sentivano ogni Giovedì sera al telefono, quando l'orologio di Stefano segnava le sette e quello di Alice le otto. Erano sempre un passo distanti, in tutto, eppure entrambi si sentivano più vicini l'uno all'altra di chiunque girasse loro intorno. Passavano così ore a chiacchierare delle cose che gli succedevano, che vedevano, che sentivano e qualche volta Stefano se ne inventava una. Alice se ne accorgeva, almeno nei fatti più eclatanti, come quella volta che le aveva raccontato di un'esplosione in una fabbrica di colori nella periferia di Londra, e che il fumo successivo alla tragedia aveva dipinto le nuvole e ogni tanto ne passava qualcuna verde, un'altra gialla, una rossa. Ma Alice ci aveva creduto, almeno fino alla conclusione della telefonata, perché Stefano era in grado di descrivere qualunque situazione apparentemente assurda nel minimo dettaglio, e riusciva a rendere sempre impossibile pensare che non l'avesse vissuta davvero. Ad Alice questo suo aspetto piaceva particolarmente, continuava a pensare da giorni a quale altra storia le avrebbe potuto raccontare. Da lì a una settimana Stefano sarebbe tornato a Roma, e con lui il suo sognare ad occhi aperti, sarebbe tornato e partito subito dopo, con Alice, per altri mondi, luoghi nati da loro e per loro soltanto.
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Quando sogna un bambino
Chick-Lit(-IN SOSPESO-) Alice e Stefano sono grandi amici dall'infanzia, fino a quando i bambini che erano, si incontrano di nuovo in età adulta e rivelano loro quello che avevano sempre provato l'uno per l'altra, ma che mai erano stati in grado di riconosce...