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Erano passati cinque giorni dall'arrivo di Stefano, e ad Alice era balenata per la testa l'idea di festeggiare il suo ritorno, seppur in ritardo; gli avrebbe preparato una cena, anche se lei non era molto brava in cucina. La nonna le aveva insegnato, quando aveva tredici anni, a fare due o tre piatti. "Dovrai saper cucinare, altrimenti nessuno ti prenderà come moglie!" le aveva detto. Ma Alice si era offesa, non valeva lei da sola quanto un piatto di pasta ben fatto? Perché qualcuno avrebbe dovuto amarla di meno per le sue carenze in cucina? Allora aveva pensato che nessuna moglie era felice di cucinare, eppure la nonna non aveva mai mancato di preparare la cena al nonno, anche con la febbre. Poi l'aveva osservata, per venirne a capo, mentre cucinava. Le piaceva o no? Sembrava proprio di sì, con cura e amore esercitava ogni passaggio. Muoveva le mani delicatamente, e prestava ben attenzione ad ogni particolare. E aveva potuto riconoscere gli stessi gesti quando la mamma preparava la cena per lei e suo padre. Allora Alice si era convinta che la celebrazione del matrimonio prevedesse anche, da parte dei mariti, di inserire un marchingegno di cavi elettrici e diavolerie simili nella schiena delle mogli per renderle robot, così che bastava impostare un codice per prendere avvio al manifestarsi delle condizioni loro necessarie. E ne era stata convinta fino alla sera del 6 Giugno 1987. L'estate, come aveva promesso, era calda, Alice avrebbe osato dire afosa. La mattina si era trovata a fare la spesa, in casa si era resa conto di non avere l'occorrente che le serviva per la sorpresa. Nel negozio aveva incontrato Cassandra, una sua vecchia compagna di scuola. Avevano preso a conversare del più e del meno. Si erano raccontate di come procedevano gli studi per entrambe, e di quanto fossero felici che finalmente l'estate era arrivata e potevano riposarsi. "Dove andrai in vacanza?" le aveva chiesto Cassandra. Ad Alice le veniva da sorridere, in cinque giorni era stata già a Londra, New York e su una stella e sapeva che Stefano l'avrebbe portata in posti meravigliosi per tutta l'estate. "Resterò a Roma" aveva risposto, "e tu?" aveva ripreso dopo un sorriso. "Io andrò in Baviera e visiterò il castello di Neuschwanstein, quando ero piccola mio padre me ne aveva parlato e mi aveva fatto promettere che ci sarei andata, un giorno, perché lui ne era rimasto incantato, diceva che è bellissimo" chissà come dev'essere, si interrogò Alice. Cercò di immaginarselo, e di immaginarsi Cassandra che lo visitava e scattava foto, ma la visione le apparve sfocata e priva di dettagli.
Adesso Alice si trovava di fronte ai fornelli, sapeva bene cosa fare e si mise subito all'opera. Sistemò per bene l'occorrente sul suo piano di lavoro, le ciotole le aveva messe tutte a destra, insieme alle pentole e le pietanze tutte a sinistra. Mentre preparava si era resa conto di muovere le mani come le muovevano sua nonna e sua madre. Era molto concentrata, prestava ben attenzione a non fare errori e curava ogni piccolo e minimo particolare. Ma lei non era sposata ed era certa che Stefano non le avesse toccato la schiena di recente. Sorrise. Il misterioso marchingegno, gli uomini, non lo mettevano nella schiena, ma nel cuore. E la cura che prestavano le donne non era per i dettagli, ma per i loro mariti, per saziarli d'amore. Le donne amano, si era detta Alice, le donne amano anche quando preparano la cena, o quando vanno a fare la spesa per prepararla, amano ancora prima, dall'idea, quando ancora niente è concreto, e il piano di lavoro è vuoto ma il cuore pieno.

Quando sogna un bambinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora