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"Alla buon ora, pensavo non ti svegliassi più"
Scendo le scale lentamente, con una faccia che esprime tutta la mia felicità.
"Vieni ho preparato la colazione" dice indicandomi il tavolo stracolmo di roba buona.
La mia faccia si illumina vedendo tutte quelle bontà, uova, bacon, toast, Nutella, non so neanche cosa sia, ma sembra buona.
Potrei piangere, non ho mai avuto una colazione così, solitamente mangiavo... niente, non mangiavo niente, perché non mi preparavano niente, ma non voglio pensare a quanto facesse schifo la mia vita prima, pensiamo a cosa mangiare per cominciare.
"Dai siediti" dice dolcemente.
"Ehm.... non so cosa dire"
"Cosa vorresti dire, mangia"
"Va bene, cos'è questa?" Domando indicando il barattolo di vetro con la scritta Nutella.
"Assaggiala è fantastica, secondo me non riuscirai a farne a meno dopo"
"Come si mangia?" chiedo.
Mi guarda, e scoppia a ridere.
"Guarda che dico seriamente" dico irritata.
"Si scusa, solo che non so come fai a non sapere come si mangia la Nutella, prova spalmandone un po' sopra il toast"
Ne prendo un po' con un cucchiaino e lo spalmo sopra un toast. Lo guardo titubante e ne addento un pezzo... ed è subito amore.
"Allora è buona?" Chiede zia Molly.
"Buona? Seria? Questa cosa non è buona, è paradiso per il mio palato" dico dando un'altro morso, e poi un'altro, e un'altro ancora, finché non finisco la mia fetta di toast.
"Perché nessuno mi aveva mai parlato di questa cosa sublime chiamata Nutella?" Chiedo osservandola. Sto pensando di spalmare altra Nutella su una fetta di toast, ma è così bella che il toast non esiste più, e la mangio a cucchiaiate. Come far esplodere i fianchi, tutorial by Skyla.
Zia Molly ride sotto i baffi e poi mi chiede "cosa farai oggi?"
"Io pensavo di starmene comodamente sdraiata sul divano a cazzeggiare"
"Ma uscire un po' di casa?" Domanda
"Perché uscire di casa se me ne posso tranquillamente stare qui a guardare serie TV o leggere un bel libro, a proposito di libro, non ne ho nessuno" dico più a me stessa che a zia Molly.
"Perché oggi non vai in libreria e te ne compri qualcuno?"
"E con quali soldi?" dico distogliendo lo sguardo.
"Con i tuoi" dice come se niente fosse.
"Io non ho soldi" dico acida.
"Ma certo che ce li hai"
"E dove? -urlo- non ho soldi, non li ho mai avuti e i miei genitori non mi hanno lasciato niente, secondo te perché rubavo? Te lo dico io perché quella sottospecie di esseri adulti, più comunemente noti come genitori sono degli stronzi, non mi hanno mai dato quei due o tre dollari, neanche per potermi comprare una bottiglietta d'acqua al bar, niente, non mi hanno mai dato niente, è mai mi daranno niente"
"Ed è qui che ti sbagli, perché tu hai un conto in banca con circa 5000 dollari"
"C-cosa?" domando incredula.
"A quanto pare lo avevano messo da parte per quando ti avrebbero mandato via di casa al compimento dei tuoi 18 anni"
Ora si spiega tutto. Tutte quelle volte che mia madre si arrabbiava con me e mio padre le diceva sempre "Tesoro dai tempo al tempo, sii paziente...", ora capisco.

Due ore dopo, 3 libri in più nel mio zainetto, e una quasi rissa con una cinese che si spacciava per la proprietaria dello zainetto: Arriva da me, in tutta la sua bassezza, e mi urla contro insulti a me incomprensibili accusandomi di averle rubato lo zainetto. Ma come si permette questo microbo di accusarmi di una cosa che ho certamente fatto.
Fatto sta che le ho urlato in faccia insulti più pesanti e me ne sono andata a passo svelto, no, più precisamente correvo.
Nella mia mente galleggia ancora quella frase "dai tempo al tempo", anche Jack me lo diceva spesso, me lo ha detto anche in punto di morte, come ho fatto a non capire finora, il messaggio era chiaro, solo che io ero troppo arrabbiata col mondo per comprenderlo.
I miei pensieri vengono interrotti dallo scontro con quella che mi pare una roccia. Alzando gli occhi mi accorgo che in realtà è un ragazzo: "Hey, perché non guardi dove metti i tuoi cazzo di piedi" mi urla.
Si gira verso di me e mi osserva.
"C'è l'hai con me" chiedo guardandomi intorno.
"Si, sto parlando con te rossa"dice  guardandomi dritto negli occhi.
Lo guardo stranita per un secondo, rossa a chi? e poi mi ricordo che mi sono tinta i capelli di rosso.
Lo imito, per farlo devo alzare lo sguardo, perché ha tipo quindici centimetri in più di me, e lo vedo per la prima volta, ha occhi verdi,capelli castani e una mascella pronunciata.
Non è messo male neanche come fisico, la sua maglietta larga non lascia intendere molto, ma ha dei bicipiti niente male.
"Allora aspetta che ti calpesto di nuovo, così sei sicuro che sia stata io a farlo anche la prima volta" dico calpestandogli un piede con tutta la forza che riesco a mettere.
"Questo è il meglio che sai fare rossa?" Mi dice beffardo.
"No, non ti volevo fare troppo male altrimenti saresti andato da mammina a piangere" dico mettendo le mani sui fianchi.
"Vedi di abbassare la cresta ragazzina" cerca di intimidirmi.
"Come mi hai chiamato scusa?"
"Oh si scusa, dimenticavo che mi devo abbassare altrimenti non mi senti" dice abbassando il suo volto alla mia altezza.
"E invece che tempo fa lassù? È notte per caso? No perché il tuo cervello sta già a riposo" rispondo acida.
"Ti credi spiritosa?" Nonostante cerchi di apparire arrabbiato, nei suoi occhi non c'è alcuna traccia di rabbia, sembra quasi divertito da tutto ciò.
"E tu ti diverti"
"Perché tu no?" Chiede ridendo.
"Ok. In effetti tutta questa situazione è assurda, insomma sto quasi per prendermi a pizze con un perfetto sconosciuto" dico unendomi alla sua risata.
"Guarda che io non sono un perfetto sconosciuto, sono un perfetto conosciuto"
"Secondo me tu sei fumato"
"No, oggi non mi sono fatto nessuno spinello" dice tranquillamente.
"Ti ho sconvolta?" Aggiunge.
"No, in realtà no, solo che non mi aspettavo che lo dicessi a chiunque incontri per strada" dico semplicemente.
"Ma tu non sei una persona qualunque, tu sei una che ha avuto il coraggio di rispondermi, e poi ti avevo già visto litigare con quella cinese perché gli avevi rubato lo zainetto"
"Shhh. Non urlarlo ai 4 venti"
"No, loro lo sapranno sicuramente, ma penso che ora diventino 5"
Ma cosa sta dicendo questo? È diventato scemo tutto d'un tratto?
"Tu in questo momento stai pensando che io sia da ricovero" dice notando la mia faccia.
"Si, lo penso"
"Vieni con me e lo capirai, hermosa"
"Hermosa?!"
"Si, vuol dire bella in spagnolo"
"E tu che ne sai? Hai studiato lo spagnolo? Non mi sembri proprio il tipo" dico squadrandolo da capo a piedi.
"No, non ho studiato lo spagnolo, me lo ha detto Benji"
"E chi è?" Domando curiosa.
"Vieni con me e lo conoscerai"
"Non so neanche come ti chiami"
"Riccardo, ma puoi chiamarmi Ricky, e tu?" Mi interrompe.
"Io... -comincio- ... mi chiamo Skyla"
"D'accordo, ora ci conosciamo quindi puoi tranquillamente venire con me a bere qualcosa".
Il mio sguardo lascia intuire che la risposta è negativa.
Lui mi guarda con occhi dolci, come si fa a resistere agli occhi dolci.
"Va bene, verrò a bermi una cosa con te"dico rassegnata.
"Sapevo che non avresti potuto resistere agli occhi dolci, cadono tutte ai miei piedi quando lo faccio" dice fiero.
"Si ma non montarti la testa" dico.
"Stiamo parlando di me, io non mi monto la testa, io so già di essere irresistibile"
"Convinto te"
"Io sono convintissimo, ma ora andiamo altrimenti si fa troppo tardi"
"Ma prima passiamo a casa mia che lascio il mio nuovo zainetto" dico e lui incomincia a ridere.
"Cos'hai da ridere?" Lo rimprovero scherzosamente.
"Niente, stavo solo pensando al tuo "nuovo" zainetto" dice sottolineando la parola nuovo.

"Tu vivi qua?" Mi chiede quando siamo davanti a casa mia.
"Si, perché?" Chiedo titubante.
"No niente non importa" dice.
"Va bene, io salgo su a lasciare la mia roba, vuoi salire?" Domando educatamente.
"Beh, perché no? Andiamo a vedere la dimora della mia hermosa" dice mettendomi un braccio sulle spalle.
"Oh, sei già tornata, non mi aspettavo arrivassi così presto" dice zia Molly quando entro.
"Molly" urla praticamente Riccardo.
"Ricky" dice lei a sua volta.
"Vi conoscete?" Domando.
"Come potrei non conoscere l'italiano più americano di tutti" dice zia Molly.
"E come potrei io non conoscere la zietta più bella di tutte" aggiunge lui.
"Dai, così mi fai arrossire" dice lei dandogli un leggero colpetto sulla spalla.
"Non voglio sapere come e dove vi siete conosciuti -mi affretto a dire, prima che la situazione degeneri- ora possiamo andare"
"Ma come di già?" Domanda.
"Si, altrimenti si fa troppo tardi" dico usando le sue stesse parole.
"Mi sono dato la zappa sui piedi da solo a quanto pare" dice.

"È ancora molto lontano?" Domando dopo un po' che camminiamo.
"Ma se siamo appena partiti" dice lui.
"Come appena partiti? Sono ore che camminiamo" mi lamento.
"Non ti piace camminare vedo"
"Si nota molto?" Chiedo.
"Nooo, per niente" dice e gli do un pugno sul braccio.
"Volevi farmi male?" Domanda.
"In realtà si" dico sinceramente.
"Ah ok. Aaaah. Che dolore. Mi hai fatto malissimo" dice fingendosi dolorante.
"Grazie ora mi sento meglio"
"Sei sadica"
"Giusto un po'" dico scherzosamente.
"Ti puoi rallegrare siamo arrivati" dice indicandomi un vicolo stretto e buio. Ci sono delle ombre ma non riesco a distinguerle.
"Molto romantico come posto" dico.
"Perché doveva essere una cosa romantica" dice con un sorriso malizioso.
"Togliti quel sorrisetto dalla faccia, non doveva essere una cosa romantica, dovevamo solo berci una cosa" gli ricordo.
"Certo, ma prima devi conoscere loro" dice indicando le ombre davanti a me.
Loro si avvicinano e riesco a distinguere quattro sagome. Due ragazze, che si assomigliano molto, capelli neri e occhi scuri, penso siano gemelle, e indossano vestiti molto striminziti, va bene che è estate e fa caldo, ma i loro sono parecchio corti di vestiti. Il terzo è un ragazzo più basso di riccardo, capelli biondi, occhi azzurri e sorriso malizioso. Il quarto è un ragazzo di altezza media, capelli scuri, occhi nocciola e pelle bronzea.
"E lei chi è?"domanda il ragazzo biondo con un accento strano.
"Altra merce per me" aggiunge osservandomi come se volesse spogliarmi con gli occhi.
"No Simon, non te la devi scopare, almeno che tu non voglia" dice guardandomi.
"Cosa? No, no e no" rispondo di getto.
"Ne sei proprio sicura?" Dice avvicinandosi a me.
"Tieni a bada i tuoi ormoni adolescenziali" dico guardandolo in cagnesco.
"Ho ho ho, te l'ha detta Simon" dice una delle cagne.. ehm, ragazze volevo dire.
"Riccardo, che ne dici di fare le presentazioni" dico continuando a fissare Simon.
"Allora, lui è Sigismond Simon, ma il suo nome fa cagare a tutti ed è troppo complicato quindi lo chiamiamo Simon" dice indicando il biondino.
"Lui è Benjamin, Benji" continua con il moro.
"E loro sono Julia.." dice indicandomi la ragazza con i capelli corti.
"E lei Clara, sua sorella" aggiunge.
"Ragazzi lei è Skyla" mi presenta.
"Skyla... particolare, mi piace come nome" dice Simon.
"Hey amigo. Ya stai rimorchiando?" Chiede Benji.
"Ma perché parla così?" Domando.
"Lui vive qui solo da un anno, non sa ancora bene la nostra lingua" dice Julia.
"Ma questa non è la nostra lingua, in effetti qui l'inglese non è la lingua madre di nessuno" dice Clara.
"Come scusa?" Chiedo incredula.
"Ti avevo detto che eravamo la gang dei 4 venti" dice Riccardo.
"Si, e quindi?" Lo invito a continuare.
"4 venti. 4 paesi. Quattro nazionalità."
"Brasile" dice Julia, indicando lei e sua sorella.
"Francia" dice Simon, con il suo accento molto sensuale.
"Argentina" dice Benji.
"E Italia" finisce Riccardo.
"Caspita, una gang multietnica" dico.
"Si, e ora i venti diventeranno 5" dice Riccardo.
"Voi che dite ragazzi?" Aggiunge guardando il gruppo.
"Non saprei, e perché mai?" Chiede Julia.
"Già, noi non siamo come le persone normali, noi non siamo figli di papà, lei non mi pare il tipo da strada" dice Simon.
"Beh, stenteresti a credere di quello che è capace, e non è una figlia di papà"
"Come fai a dirlo? L'hai conosciuta oggi" aggiunge Clara.
"Lo vedi questo bel facciamo? -dice prendendomi il viso con le mani-  beh ha avuto il coraggio di rubare uno zaino ad una cinese, una vera mano esperta"
"Creo che puede entrar en la gang" dice Benji.
"Si, perché no?" aggiunge Clara.
"Certo" dice Simon con il suo sorriso malizioso.
Julia mi squadra per un momento e poi annuisce a sua volta e sussurra un si appena udibile.
"Allora, benvenuta nella gang" dice Ricky.
"Ahora devi  imparare il nostro motto" dice Benji.
"Non è solo un motto, o una frase detta tanto per, il nostro è quasi un modo di pensare, uno stile di vita ecco" aggiunge Clara.
"E quale sarebbe?" Domando aspettando la risposta.
"La vita non si ferma di fronte a niente..." comincia l'italiano.
"Io sono ancora in piedi, intorno ho tutta la mia gente" concludono gli altri.

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