Capitolo 9

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Si guarda intorno spostando lo sguardo sui dettagli più irrilevanti. La stanza ha le pareti bianche, è spoglia, vuota; Senza oggetti; senza significato. Camminando nelle stanze silenziose di quel piccolo appartamento percepisce i numerosi ricordi rinchiusi tra quelle mura. Un dolce sorriso si dipinge sul suo volto ripensando a quando da bambino si era messo a piangere mentre giocava a carte con suo nonno. A tutte le volte in sua mamma lo aveva premiato con un quadratino di cioccolato al latte. A quando ogni anno non vedeva l'ora di tornare in quel luogo.
La sua mente pensa a ogni singolo momento vissuto in quella casa.
Arrivato in una delle stanze più grandi sente il suo cuore iniziare a battere.
"N-nonno"
La voce è spezzata, piena di tanto dolore.
L'uomo non si volta, è seduto su una sedia a dondolo ricoperta da un tessuto rosso. Il ragazzo continua a chiamarlo ma solo poco dopo si ricorda dei suoi problemi d'udito. Dolcemente si avvicina posando poi una mano sulla spalla dell'anziano.
"Nonno"
Il tono di voce è basso ma più sicuro.
"Nonno perché sei qui ?"
L'uomo sentendo la voce del più piccolo si volta guardandolo; il volto è stressato, le occhiaie violacee sono evidenti, i capelli scomposti e rovinati. Nella mente dell'uomo non circola nessun pensiero. Non ha neanche più la capacità di pensare; L'ha persa un po' di tempo fa. La malattia gli ha rubato tutto, la mente, il corpo, la famiglia e la vita ma il cuore, oh il cuore funziona ancora benissimo.
L'anziano è vuoto di pensieri ma pieno di emozioni.
"Perché sei qui?"
Ripete la domanda per l'ennesima volta.
"Ci sono sempre stato"
La voce roca risuona nelle quattro mura.
"Sono sempre stato qui"
Il viso del ragazzo si bagna di lacrime prima di stringere l'uomo, sente le gracili ossa quasi spezzarsi sotto il suo forte tocco bisognoso.
"Perché mi hai lasciato ?"
Un singhiozzo lascia la frase in sospeso; lasciandone comunque intendere il senso. L'uomo alza il volto incrociando lo sguardo del ragazzo.
"Oh non piangere"
Lentamente porta la mano sulla sua guancia.
"Non sei qui per me"
Quella frase confonde Jimin.
"Cosa significa ?"
Si porta le mani sul volto cercando di asciugare le sue stesse lacrime
"Significa che sei qui per me, Jiminie"
Si volta per poi mordersi il labbro alla vista dell'alta figura di Jungkook.
"Oh"
È l'unica esclamazione che esce dalle sue labbra prima che il ragazzo si avvicini facendo scontrare le loro labbra. I denti del più piccolo mordono il suo labbro inferiore provocando un piacere inaspettato prima di picchiettare con la lingua chiedendo l'accesso che non viene negato. Esse si muovono armonizzate dentro le loro bocche. Tutto intorno a loro scompare piano piano fin quando Jimin non apre gli occhi.
Improvvisamente si siede portandosi le mani sulla testa. Il sogno l'aveva particolarmente turbato. Il buio era ancora presente nella sua piccola stanza, sposta lo sguardo accanto a se prima di rendersi conto dell'orario; 3:35 di notte. Si alza deciso ad andare in cucina per prepararsi una tazza di latte. Indossa le ciabatte ai piedi e scende. La piccola cucina è illuminata.
"Jimin"
La voce della madre risuona nel luogo.
"Jimin perché sei sveglio a quest'ora?"
Il ragazzo si avvicina prendendo un pentolino per scaldarsi il latte
"Ho fatto un incubo"
Pronuncia le parole diversamente da come le pronunciava da bambino.
La donna di fronte a lui aggrotta le sopracciglia annuendo.
"Cos'hai sognato, tesoro?"
Il soprannome fa alzare il volto a Jimin, doveva davvero raccontarle del sogno?
"Il nonno"
È l'unica parola che esce dalle sue labbra prima di avvicinare la tazza piena di latte caldo al suo volto.
Il liquido lo scotta e con un rapido movimento si bagna il labbro inferiore.
La donna è ancora in piedi con lo sguardo fisso su suo figlio, la confessione del giovane le ha lasciato un sapore amaro.
"Vai a dormire Jimin"
Sussurra.
"Domani è un altro giorno"

Night Vision ,, jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora