18 | on the road

4K 370 118
                                    

"In che senso non potete venirci a prendere?" é da più di un quarto d'ora che Jason é al telefono con Theo ed é da quell'arco di tempo che é di brutto umore. Io, invece, non ho fatto altro che pensare alle sue scuse. Quando le ha pronunciate sono parse sincere, ma anche se fosse? Se lo perdonassi subito, sono più che certa che lo rifarà

"Senti, vaffanculo, Theo!" augura Jason riattaccando. Gli rivolgo un'espressione confusa nonostante abbia già capito che non sarebbero venuti a prenderci e il motivo, spiegato ora da lui, é che sono al mare a Santa Monica e ci sono arrivati usando il jet privato del capitano della squadra.

Che situazione orribile! Non oso immaginare quanto tempo debba ancora passare con questo essere.

"Il tuo ragazzo ha una macchina da prestarci?"

"Ex-ragazzo." sottolineo, "E comunque ne ha solo una e la sta usando." suppongo, insicura. Non conosco più le sue abitudini e potrebbero essere cambiate radicalmente.

Jason si sposta verso il porta chiavi vicino alla porta d'ingresso e ne afferra un paio.

"Andiamo?"

Lo fisso torva: non possiamo fottergli una macchina!

"Andiamo, so che lo odi più di me. Gli hai persino rotto la finestra e lui non ti ha nemmeno ripresa. Capirà anche questa volta!"

Ci penso un po' su, ma mi lascio convincere e assieme scendiamo nel garage sottoterra. Non sapendo che aspetto abbia il veicolo che stiamo cercando, lui sblocca gli sportelli, usando le chiavi, in continuazione per individuarlo. Alla fin fine, dopo aver girovagato ovunque, lo troviamo, ma non é esattamente quello che ci siamo aspettati: un furgoncino della Volkswagen.

"Probabilmente questo coso lo usa per i viaggi con le sue sgualdrinelle."

"Lo ha usato solo con me." rammemoro ogni singolo dettaglio di quel viaggio e per quanto ora possa odiare Cole, non posso dimenticare i bellissimi momenti che mi ha fatto trascorrere.

Jason ritira quel che ha detto e guarda il lato positivo: almeno passeremo inosservati... più o meno. Entriamo nel furgoncino da due posti davanti e mi vengono i brividi quando vedo che dietro é ancora colmo di oggetti.

"Tutto okay?" domanda al volante, Jason, che mi tocca la spalla.

"Andiamo all'albergo e basta."

Non ribatte e mentre lui guida, io gli faccio da navigatore. Una volta posteggiato, non possiamo non notare la presenza ingombrante dei paparazzi e dei giornalisti, e l'idea di rientrare nell'albergo si sfuma così, in un lontano desiderio.

"E se provassi ad entrare senza di te?" propone, "Prendo un po' di soldi e vestiti, e torno qui."

"Oh, davvero? E dove vorresti andare poi?"

"A casa mia." sorride, ma io no. Non vedo perché dovremmo andare da lui!

"Tu torni a casa tua mentre io mi faccio ospitare da Carly."

"É a Santa Monica pure lei."

Non replico più e Jason ha, in tal modo, afferrato che sarei venuta con lui.
Mi lascia per infiltrarsi tra la folla e dopo dieci minuti buoni, ritorna coperto da capo ai piedi.

"Dammi." mi offro e lui mi porge il borsone che metto dietro cautamente.

Mette in moto e prego tutti i santi che la giornata finisca presto.

• • •

"WHY IS EVERYTHING SO HEAVY?" canta ad alta voce Jason interrompendo i miei sogni e facendomi addirittura sussultare sul sedile.

"Deficiente!"

"HOLDING ON SO MUCH MORE THAN I CAN CARRY."

Lo picchierei, proprio qui, proprio adesso se solo non stesse guidando.

Lo scoperesti, proprio qui, proprio adesso se solo non stesse guidando.

Non é vero! Stai zitta una buona volta.

"Canta con me!" spengo la radio spezzando il cuoricino che si ritrova Jason nel petto.

"Ma sono i Linkin Park." enfatizza offeso, come se lo avessi insultato gravemente per il suo modo di giocare a basket; cosa assolutamente falsa dato che quando lo fa, è il sesso in persona.

"E quindi? Ho bisogno di dormire, sai... la vasca non è comoda." lo rimbecco, ma subito dopo risento la musica perforarmi le orecchie.

"I KEEP DRAGGING AROUND WHAT'S BRINGING ME DOWN." intona a pieni polmoni, ma io non voglio rinunciare ad un pisolino a causa sua e, quindi, abbasso il volume fino all'ultima tacca.

"Se osi anche solo rimettere la canzone, ti prendo per le palle e ti appiccico all'antenna sopra." lo minaccio assottigliando gli occhi nella sua direzione, e lui porta immediatamente una mano sui suoi genitali, concependo con la fantasia, ma la sua espressione sofferente viene sostituita da una maliziosa dopo nemmeno cinque secondi.

"Poi non potresti più usarle." ribadisce, "Non vuoi avere figli?" al suo quesito mi si forma un groppo alla gola e una smorfia appare sul mio viso, sia per i ricordi che per il fatto che lui non sappia ancora nulla di me.

"Ho già fatto." rivelo in un sussurro, sicura che non afferri il messaggio, ma adocchio il suo sguardo fisso su di me, ancora.

"Vuoi deciderti a dirmi dove si trova casa tua?" borbotto, cambiando discorso non essendoci più nulla da dire.

"E' una sorpresa." ripete per la millesima volta, ricevendo un'ennesima occhiataccia da parte mia.

"La sorpresa te la do io se non mi dici dove stiamo andando." impreco mentalmente contro di lui per tutte le ore di macchina che mi sta facendo fare.

"Dipende dalla sorpresa." puntualizza malizioso, ma subito dopo propone:
"Se vuoi ci fermiamo." e io caccio un urlo stizzito da parte mia, come conferma.
Se non esco da qui entro 5 minuti, potrei diventare parte della macchina.

"Vuoi fermarti ad un autogrill?" chiede indicando con lo sguardo un cartello, su cui è scritto che mancano 500m all'autogrill.

"Basta che mi fai alzare il culo da qua sopra." concludo prima che lui posteggi nel parcheggio apposito.

"Non prendere troppo cibo, che poi quel tuo fantastico culo diventa un ammasso di cellulite." mi mette in guardia.
E queste sono state le ultime parole famose, abbiano inizio gli Hunger Games.

CondomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora