2. PIZ DA PEREZ

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Comincio con una montagna simbolo per me:il Piz da Perez.
Anche se non é molto alto; 2500 m. circa, é stato faticoso forse perché avevo solo sei anni.
É stata una delle mie prime montagne nel gruppo delle Dolomiti; culla della mia passione per le montagne.

Mi ricordo come se fosse ieri quel caldo giorno di giugno dove partimmo; io e mio padre, dall'hotel prima ancora che sorgesse il sole verso il Piz da Perez. Lo zaino di mio padre era strapieno e pesante mentre il mio era leggerissimo (spazio per la borraccia e per un paio di panini al salame).

Arrivammo in macchina fino al laghetto del Passo Furcia all'interno della riserva naturale Fanes-Sennes-Braies da dove partimmo a piedi raggiungendo gli impianti e camminando lungo un largo sentiero all'ombra delle betulle e  vicino al veloce corso di un rusciello.
Al fresco del bosco cominciai a pensare a come fosse la cima che intravedevo a malapena tra le verdi foglie...sembrava così lontana!

Quando uscimmo dal bosco il sole picchiava come se non ci fosse un domani e presto il fischiettio degli uccelli lasciò il posto al canto dei grilli e al fastidioso ronzio degli insetti mentre attraversavano un prato di rododendri alpini vicino a un laghetto dall'acqua cristallina.

Ci incamminammo su uno stretto e tortuoso sentiero verso la Forcella Tre Dita da dove avvistai un camoscio e pensai a quanto fosse fortunato perché con un paio di falcate sarebbe riuscito a salire un'intera montagna senza faticare e mi immaginai a...

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Ci incamminammo su uno stretto e tortuoso sentiero verso la Forcella Tre Dita da dove avvistai un camoscio e pensai a quanto fosse fortunato perché con un paio di falcate sarebbe riuscito a salire un'intera montagna senza faticare e mi immaginai a cavalcarlo mentre mi portava in cima volando come le renne di Babbo Natale. Fui risvegliato dai miei pensieri dal rumore di una lontana frana e mi venne in mente cosa continuava a dire mio padre:"La Dolomia (roccia tipica del posto) si sgretola facilmente provocando molte frane; devi stare attento".

La fatica cominciava a farsi sentire e il sudore mi bagnava la base del collo. Arrivammo all'inizio del canalone finale che ero a dir poco sfinito e; a detta di mio padre, ogni passo che facevo nella ghiaia del canalone ci sprofondavo dentro sprecando il doppio delle energie.
Non immaginate nemmeno la gioia e la soddisfazione che ho provato una volta arrivato in cima da dove si godeva di un panorama mozzafiato e una volta fatta la foto mangiai il mio panino più qualche barretta di cioccolato.

Una volta sceso ero contentissimo e vi assicuro che ne vale la pena!

MI SCUSO PER EVENTUALI ERRORI ORTOGRAFICI O TEMPI DI VERBI ERRATI...AVANTI CON IL PROSSIMO CAPITOLO!

LA MIA MONTAGNADove le storie prendono vita. Scoprilo ora