Veronica

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Ciao,
io sono Veronica.
Sono una ragazza apparentemente normale, come tutte le altre. Ho tredici anni e un unico scopo nella vita.
Ma per sapere veramente chi sono devi prima conoscere la mia storia...

VERONICA STORY

Quello era un giorno come tutti gli altri, se non per un piccolo dettaglio, , dietro ai cespugli e degli alberi ormai secchi per il freddo, c'era una strana figura intenta a guardarci, una sagoma che non avevo mai visto prima.
Non ci feci caso, e rimpiango ancora adesso di non aver preso seriamente quell'avvertimento.
Sarei dovuta andare con la mia famiglia in un parco divertimenti dove avrei trascorso insieme a loro tutta la giornata.
La mia sorellina ancora provava a dire frasi sensate ma non ci riusciva visto che tutto quello che le usciva dalla bocca erano parole a metà o sillabe di quello che voleva farci capire.
Aveva due anni.
La presi in braccio e, annuendo, feci finta di capire.
"Veronica, vieni! Siamo pronti a partire" urlò mia mamma aprendo la portiera del sedile posteriore per mettere Angelica nel seggiolino.
"Arrivo subito mamma!" urlai in risposta sorridendo.
Mi piaceva molto andare in posti del genere con la mia famiglia, soprattutto perché ci facevamo sempre due risate.
Diedi mia sorella a mia mamma e salii in macchina.
Non ci volle molto per partire e nemmeno per arrivare, o almeno, per me il tempo non passò così lentamente da farmi pesare il viaggio.
Una volta scesi, non sapevo bene il motivo, mi sentivo stranamente osservata.
Mi guardai attorno, cercai di vedere anche la benché minima traccia di una persona sospetta, ma non vidi nessuno, nessuno che ci stava fissando.
Mi voltai per aiutare i miei genitori a portare qualche borsa e subito dopo ci incamminammo verso l'entrata del parco divertimenti.
Era davvero enorme, non ne avevo mai visto uno di così grande.
Quel giorno provammo diverse attrazioni, tutte molto belle.
Avevamo provato le montagne russe, le tazze, le varie giostre.
Entrammo nella casa stregata, all'inizio non volevo, ma mio papà trovò il modo di convincermi.
Dopotutto non faceva molta paura.
Quando uscimmo gli dissi:
"Visto? Alla fine non era nemmeno un granché" spiegai agitando in aria la mano.
"Ma davvero? A me è sembrato leggermente il contrario più o meno....da quando, dopo 5 minuti, hai cominciato ad urlare?
Sai, non vorrei sbagliarmi" disse ridendo.
"Strano... mi sembra che tu non fossi in una situazione diversa"
A quella frase scoppiammo tutti e due a ridere dirigendoci verso mia mamma e mia sorella che nel frattempo ci avevano aspettati alla fine dell'attrazione.
"Tra poco dobbiamo tornare a casa" disse lei.
"Solo un'ultima giostra, per favore" chiesi supplicandola, visto che non capitava spesso di andare in posti del genere.
"Va bene, qual'è il tuo ultimo desiderio, sentiamo" mi disse.
"Mm...la casa degli specchi!" dissi indicando il punto sulla mappa del parco.
"Va bene"
Ci incamminammo verso l'attrazione e ci mettemmo in fila per entrarvi.
Mi era sempre piaciuta, fin da piccola, la grande casa degli specchi.
Io, a differenza dei miei genitori, mi orientavo perfettamente dentro e sapevo dove, e dove non, c'erano gli specchi, così da non andarvi addosso.
Questa volta non c'era molta coda per entrare, il che era abbastanza strano, ma non feci pesare la cosa.
Entrammo ed io subito rimasi incantata, istintivamente e senza aspettare la mia famiglia, mi precipitai all'interno correndo.
Dopo un po mi fermai, sentendo la voce di mio papà che mi chiamava urlando.
"Cosa c'è?" chiesi voltandomi
"Aspettaci, non riusciamo a starti dietro, sono già andato a sbattere tre volte io" rispose.
"Non è mica colpa mia se questa attrazione non fa per voi" dissi mettendomi a braccia conserte.
"Dov'è la mamma?" chiesi notando che non arrivava.
"Si vede che è rimasta indietro" disse mio papà.
Dopo un po sentimmo urlare
Era mia mamma!
La vidi correre con Angelica in braccio, con un'espressione in volto terrorizzata.
Per poco non andò a sbattere contro uno specchio, se non ci fosse stato mio papà ad aiutarla.
"Dietro, dietro" disse riprendendo fiato.
"Cosa?" chiesi io
"Un uomo, con un coltello....vestito di nero" rispose
Io spalancati gli occhi
"Vieni" disse mio padre mettendosi davanti a lei nella direzione da cui era arrivata.
"Usciamo" disse poi
"E dove credete di andare?" disse una voce che non conoscevo seguita dal rumore di passi che sembravano farsi sempre più vicini.
"Corri!" urlò
Mia mamma fece come le era stato detto, mentre mio papà si mise tra di noi e il possibile uomo che mia mamma aveva descritto armato.
Anche io stavo per mettermi a correre, ma prima che lo potessi fare vidi una scena orribile:
Il coltello che l'uomo stava tenendo in mano trafiggeva in pieno stomaco mio papà.
Mio papà spalancava gli occhi e si accasciava lentamente a terra, mentre l'uomo, che sorrideva divertito alla scena, cominciava a colpirlo ripetutamente con lo stesso coltello.
Non un suono uscì dalla bocca di mio padre mentre questo accadeva, non un rumore riuscivo a sentire se non il suono del coltello che si infilzava ripetutamente nella sua carne ed i battiti del mio cuore, che si facevano sempre più forti ed incontrollati, mentre sentivo il ritmo rallentare dentro di me.
Ad occhi sbarrati continuavo a guardare la scena, fino a quando, dal corpo ormai privo di vita di mio padre, l'assassino estrasse la sua arma, passando il suo sguardo, dal corpo inerme e dall'enorme pozza di sangue...
Al mio.
Qualcosa si accese dentro di me, non so se fosse paura, ma di scatto mi girai e cominciai a correre, con le lacrime che minacciavano di voler scendere senza sosta, offuscandomi la vista.
Correvo e piangevo, avrei tanto voluto urlare, buttare fuori di me tutto quel dolore e tornare indietro, tenedomi stretta la speranza che fosse tutto soltanto un brutto incubo.
Raggiunsi mia mamma che, disperata, cercava di andare avanti, anche lei piangendo, mentre mia sorella non faceva altro che urlare.
Io le presi una mano e con tutta la forza che avevo in corpo, riuscii a spiccicare un'unica e semplice parola: "qui"
Le dissi prima di condurla il più velocemente possibile verso l'uscita.
Continuavo a sentire i passi dell'uomo dietro di me e la sua risata avvicinarsi sempre di più.
Non lo so cosa accadde di preciso, ma non appena un'altra lacrima mi rigò il viso, gli specchi, tutti, cominciarono a rompersi e a frantumarsi senza sosta, come esplodendo.
D'improvviso il terreno cedette sotto ai miei piedi, facendomi cadere per terra insieme a mia mamma e a mia sorella.
'Un terremoto' pensai.
Sentii un rumore simile ad un allarme provenire dall'esterno simile ad un allarme.
L'uscita era vicina, dovevamo continuare a correre.
Cercai di rialzarmi ma qualcosa mi tirò nell'altra direzione.
Vidi mia madre spalancare gli occhi e cercare di parlarmi mentre, dietro di lei, l'assassino la teneva per il collo, intento a strozzarla.
Mia sorella era a terra.
Corsi subito verso mia mamma e cercai di liberarla dalla presa di quel pazzo continuando a piangere e a singhiozzare, mentre dentro di me, continuavo a rimanere incredula davanti a quello che stava accadendo...

To be continued...

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