Veronica #4

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L'uomo che poco prima si era rivelato così gentile e paziente, mi stava ora guardando con un sguardo di odio profondo, lo stesso con cui io avevo guardato l'assassino, come se dalle informazioni che avevo dipendesse la sua stessa vita.
Non riuscivo a credere a quello che mi aveva detto, e con quale delicatezza poi.
Sentii gli occhi cominciare a bruciarmi nel ripensare a quello che era successo in così poche frasi.
Ero come bloccata da quel suo sguardo, ma un'altra carica di odio si fece strada dentro di me e non potei fare a meno di urlargli contro.
"Cosa vuoi da me?!" urlai
"Tutto ciò che sai su quello che è successo dentro quella giostra, o se non lo capisci nemmeno così, quello che sai su colui che ti ha portato via la tua adorata mammina e il tuo caro papino"
Disse lui fingendo una voce da piccolo bambino indifeso mentre pronunciava quelle ultime parole.
Io non ci vidi più, gli saltai letteralmente  addosso prendendolo per il colletto.
"Io ti strozzo!" urlai con tutta la rabbia che possedevo.
Lui indietreggiò e senza pensarci due volte mi mollò uno schiaffo facendomi cadere violentemente a terra.
"Presto venite!" chiamò prima che io potessi rialzarmi.
Di colpo delle donne piombarono nella stanza attirate dalle grida.
"Che succede?" disse una di loro controllando che l'uomo stesse bene, ignorando il fatto che io fossi stesa al suolo.
"Lei.. Ha provato ad attaccarmi!
Io le stavo tranquillamente parlando quando d'improvviso mi è saltata addosso ed io mi sono difeso. Ha cercato persino di mordermi! Penso che tutto quello che è accaduto oggi debba averla sconvolta a tal punto da farla diventare una malata di mente." disse il più in fretta possibile in modo che io non avessi il tempo di controbattere.
"No! Non è-" feci in tempo a dire prima di avvertire due braccia bloccare le mie dietro la schiena e sentire le sue fatidiche parole:
"Sedatela" e d'improvviso avvertii un dolore nel braccio sinistro, poi svenni.

Mi svegliai lentamente, ero ancora più confusa di prima.
Avvertii un forte mal di testa e di impulso feci per poggiarmi una mano sulla fronte, ma qualcosa mi bloccò.
Capii solo in quel momento che avevo i polsi legati alle sponde del letto e cominciai subito a divincolarmi per cercare di liberarmi.

"Non serve" disse l'uomo entrando nella stanza.
Io mi girai svelta verso la sua direzione
"E ora è meglio se ti calmi un po"
Disse sedendosi nella sedia affianco al letto.
Io lo guardai con rabbia e penso che lui lo notò visto che cambiò subito atteggiamento.
"Quello di prima era solo un avvertimento, o mi dai quello che voglio oppure io continuo a farti sedare finché il tuo corpo non riuscirà più a sopportare tutte le sostanze dentro di te" disse sorridendo maliziosamente.
Ormai era inutile urlare, lo avrei solo aiutato a far credere a quelle stupide 'infermiere' della mia poca sanità mentale.
Quindi parlai con calma ma senza cedere.
"Quello che vuoi... non è solo l'aspetto dell'assassino, vero?"
Dissi cercando di trattenere i singhiozzi per far apparire la mia voce più sicura.
"Non sei affatto stupida come credevo ragazzina..." disse lui mostrando per un secondo una faccia leggermente meravigliata.

"È più di una questione di lavoro, vero? È molto di più... una questione personale" affermai.
"Brava, ci hai azzeccato, ma non una questione personale come la tua, la mia riguarda la mia vita sai... Perché per me questo caso è molto importante, quindi, ho bisogno della tua collaborazione"
Concluse.
"È più di un caso molto importante, non è così?" chiesi più convinta che mai.
La sua espressione si fece improvvisamente seria.
"Vai avanti" si limitò a dire.
"Sembra quasi che da questo caso dipenda la tua stessa vita... Ho ragione, vero?"
Lui non rispose, continuava a fissarmi senza proferire parola.
Quindi continuai.
"Il mio aiuto e quello che so non è importante per te... È fondamentale. Non puoi fare niente se non sai quello che so io"
Dissi stuzzicandolo.
"Ma non dire idiozzie, le tue informazioni non sono così indispensabili come credi, ci sono varie telecamere, potrei basarmi su quello" disse cercando di mostrarsi più sicuro.
"Oh no, io non credo proprio. Se davvero avessi potuto basarti sulle registrazioni delle telecamere ti sarebbe bastato quello e a questo punto non avresti più avuto bisogno del mio aiuto, oppure... È perché molto probabilmente non puoi nemmeno accedere ai filmati, giusto?"
Lui sembrò tremare per un istante a quello che avevo detto e poi la sua espressione tornò quella di prima.
"Ti ho sottovalutato, devo ammetterlo, tuttavia, anche con queste informazioni non potresti comunque andare da nessuna parte e poi, non dubitare che io non possa continuare a sedarti fin quando non avrò quello che voglio" disse alzandosi in piedi.
"Non ne dubito infatti...
Ne sono certa" risposi.
"Beh, non pensare che quelli sono gli unici metodi che ho a disposizione" disse avvicinandosi fino ad arrivare a dieci centimetri dal mio volto.
"Lo so che non sono gli unici ma non credi che così facendo peggioreresti solo la situazione?
E poi, perché dovrei dire quello che so ad una persona della quale non conosco nemmeno il nome e che mi tiene legata?" chiesi.
"Hai ragione, non hai nessun motivo per farlo.
Ma io ne ho uno per tenerti legata. Non voglio certo che una mocciosa rabbiosa mi salti addosso. Se tu mi prometti che non farai mosse azzardate io ti slegherò, e comunque, io mi chiamo Gain" disse.
"Promesso" risposi.
A quelle parole lui mi slegò ed io mi misi a sedere.
"Torno tra un po, devo andare a mangiare ora, ci si vede" disse facendo un gesto con la mano ed uscendo dalla stanza.

Quel piccolo attimo di gloria ora era finito.
Anche finché parlavo con lui non potevo fare a meno di sentire un dolore dentro di me, un dolore che non voleva finire, che non poteva finire...

To be continued...

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