Quella sera, molti di quegli uomini e di quelle donne che in un passato direi remoto si erano detti suoi amici e che avevano preso parte al ricevimento, rientrarono nelle loro abitazioni convinti che quell'uomo, un tempo geniale e brillante, anima della società e sempre opportuno, avesse perso del tutto la ragione.
Per prima cosa, si era presentato vestito con quegli stracci puzzolenti a un evento di quella portata, alla quale avevano preso parte importanti nomi dell'alta società pietroburghese; dopodiché non aveva esitato a mettere in una situazione imbarazzante nientemeno che il consigliere Bordekinij, tirando fuori una infelice frase che questo aveva pronunciato anni prima, in una situazione così tanto diversa da quella attuale che solo uno stupido malato di mente avrebbe potuto, legatasela evidentemente al dito per tutto quel tempo, gettarla così volgarmente nella pubblica arena, mettendo a disagio, tra l'altro, la prima persona, tra quelle che contavano e del cui saluto si sarebbe dovuto sentire grato, che lo avessero riconosciuto. Vero che c'era stato anche quel tizio, quel cameriere, suo vecchio servitore, che aveva avuto la sfacciataggine di avvicinarglisi per primo e di ricevere il primo saluto e forse l'unico gesto amichevole da parte sua.
Per finire, eccolo lì sul palco a dare, con quella sua voce piena, quell'annuncio scioccante, davvero fuori luogo e del tutto contrario alle regole solo del buon senso! Nessun uomo ancora in grado di usare le proprie facoltà intellettive, tra l'altro in una posizione difficile come la sua, avrebbe mai agito in quel modo, avuto un'idea così malsana e fuori dagli schemi; così contraria alle regole del buon vivere sociale.
Di questo ne erano certi, se non tutti, almeno i più, come avevano appurato confabulando gli uni con gli altri; coloro i quali prendevano le difese di quel pazzo erano pochi, pochissimi, si contavano sulla punta delle dita, ed erano per lo più giovani sbarbatelli ancora tutti compresi nei loro sogni e ignoranti della vita.
Era necessario, dunque, intervenire il prima possibile per bloccare sul nascere quell'idea assurda. Avrebbero trovato una soluzione, si sarebbero rivolti a dei legali se lui, come temevano, non avesse voluto sentir ragioni e si fosse mantenuto immobile
nelle sue posizioni.
– Sarebbe il caso di metterlo sotto tutela.
– Certo non è più in grado di intendere e volere.
– Bisogna farlo visitare.
– Dev'essere internato, il prima possibile.
– Questo ci rovinerà tutti se lo lasciamo fare!Molto, davvero molto, preoccupati della sua salute mentale erano alcuni lontani parenti di cui egli non ricordava neanche i nomi, e che forse nemmeno sapeva che esistessero. Cugini di terzo grado, un vecchio zio acquisito, gente che – per carità, solo per il suo bene! - si sarebbe fatta volentieri carico dell'incombenza di tutelarne gli interessi, sobbarcandosi – brave persone! - il peso di quella ingente, stellare, eredità, per evitare che l'uomo la dissipasse così pietosamente come aveva detto di voler fare.
Ivan era però consapevole di quali reazioni avrebbero scatenato la sua condotta e quella sua idea nelle menti strette e rigide di quella gente, non era uno sprovveduto, li conosceva bene, li conosceva come se stesso; dopotutto, anche lui, un tempo, avrebbe reagito come loro, dunque loro non avevano carte segrete da giocare. Il jolly era senza alcun dubbio nelle sue mani.

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Il lungo cammino
Fiction généraleUna giovane donna, insoddisfatta della propria vita e della società nella quale vive, decide di mettere tutto in discussione e di cambiare vita.