6- Litigi

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1 giugno 1998, Casa Riddle ore 21:00

Era passato un' altro mese da quanto Tom Riddle aveva confessato le sue paure alla ragazza che si portava appresso ormai da due mesi, pensando fosse ancora una schiava personale. Aveva iniziato a fare ricerche sul suo strano comportamento ma non era riuscito a trovare molto. Frustrato, quella sera se ne stava davanti al camino con un bicchiere di vino rosso in mano, a pensare ad una risposta per quel dilemma. Sentì la porta aprirsi e richiudersi ma non si voltò: sapeva già chi era. Difatti una massa di capelli ricci apparve davanti a lui.

-Mio Signore... Forse ho trovato una risposta al vostro dilemma.-

Lui si protese in avanti ora completamente attento, mentre una fiammella di speranza si era riacceso nel petto.

-Smettila di chiamarmi così. Chiamami semplicemente Tom e basta. È finito il tempo della formalità.- disse con schiettezza.

Vide la ragazza sgranare gli occhi e poi annuire, mentre gli porgeva il libro.

-Vedi... Questo è l'incantesimo che tu hai usato per prendere le sembianze umane giusto? Ebbene, questi sbalzi d'umore e cambiamenti... Sono la conseguenza di un corpo umano che queste cose comunque le prova mentre il corpo di prima... Il corpo di un mostro...-

A quelle parole, al ragazzo venne un tuffo al cuore. Mostro... L'aveva definito mostro... Cercò di spegnere i sensi di colpa, senza però ottenete alcun successo.

-... Non era in grado di percepire. Questo cambiamemto ha risvegliato i sentimenti che provavi anche da ragazzo. Sentimenti che ormai erano  assopiti.-

Tom rimase di stucco. Com'era stato possibile? Eppure la risposta ce l'aveva davanti, bella e chiara come il sole. Si alzò di scatto, preso da una rabbia improvvisa, puntandole un dito contro.

-Tu menti! Sono tutte sciocchezze quelle che dici. Io non provo sentimenti! Solo rabbia, disgusto per quelle come te! Mezzosangue... E ho TANTA voglia di uccidere e ferire.-

Il respiro affannato per la foga del discorso, vedere la ragazza che sussultava al nome mezzosangue e gli occhi che si riempivano di lacrime. Provò finalmente quella soddisfazione che non provava da tempo, eppure.. Provò un senso immediato, di colpa. Cercò di soffocarlo ma senza successo.

-Senti, sei tu che hai deciso di ritornare in forma umana. Se non hai fatto abbastanza ricerche, non è colpa mia! Ora ti becchi le conseguenze!-

Rimasi di stucco di fronte alla sua affermazione, non sapendo cosa ribattere, le puntai la bacchetta contro pronunciando una cruciatus non verbale. Subito la vidi contorcersi e le urla riempire la stanza.

-Esigo rispetto ragazzina. Ricorda con chi stai parlando. Seppur forse sono cambiato.. Rimango sempre il Signore Oscuro.-

Ora il mio tono di voce era freddo e tagliente, fui ancora più soddisfatto quando vidi le lacrime uscire incontrollabili, probabilmente l'avevo ferita nell'orgoglio.

-E allora uccidimi! Fammi fuori! Tanto per te non sono altro che un giocattolino da usare quando hai voglia di scopare!-

Scopare... Scopare... Quelle parole vorticavano nella sua mente, ma sapeva che ormai da qualche tempo non erano più vere. La verità era che aveva bisogno si lei. Aveva bisogno della sua premura, aveva bisogno della sua compagnia, del suo sorriso e del suo sconcerto di fronte ad alcune sue affermazioni. Eppure fece l'unica cosa che forse poteva allontanarli ancora di più. Tolse la maledizione e le diede il tempo di riprendersi e beccarsi uno sguardo pieno di odio "Complimenti Tom."

-Vattene ragazzina, da quando sei qui non fai altro che crearmi problemi, sei inutile quanto la tua intelligenza. Evidentemente mi sbagliavo su di te.-

Lei sussulto di fronte a quelle parole. Non disse nulla, se non che raccolse la sua bacchetta e se ne andò lasciandolo solo, con i suoi fantasmi.

2 giugno 1998 Diagon Alley, ore 08:00

Aveva vagato tutta la notte, tentando di placare le lacrime che scorrevano impetuose, per le campane di Londra, aveva dormito in una vecchia capanna e ora si era avviata verso Diagon Alley, dove era prima passata dalla Gringott e aveva prelevato del denaro e poi affittato una camera al Paiolo Magico. Aveva bisogno di un bagno caldo e rilassante dove ci stette per un ora e passa. Le parole di Tom riecheggiavano nella sua mente come un mantra. L'aveva allontanata, ancora una volta il suo Mister cambio d'umore, solo che questa volta era stato molto più crudele "È il Signore Oscuro cosa ti aspetti sciocchina." Eppure quel dolore al cuore era ancora li e non accenno ad andarsene. Furiosa con se stessa, uscì dall'acqua e andò in camera, ma sobbalzo alla vista di Lui, seduto sul letto.

-Cosa vuoi?- chiese acida, sperando che se ne andasse presto.

-Mi dispiace, sono stato troppo rude, ti ho cercata tutta la notte, non so cosa mi stia prendendo. Questi continui sbalzi d'umore... Non so per quanto mi dureranno. La verità Hermione è che ho bisogno di te, ho bisogno del tuo sorriso. L'altra sera, non era solo sesso era qualcosa di più. Volevo dimostrarti che ero cambiato, tu mi hai cambiato, in qualche modo. Torna a casa con me, te ne prego.-

Rimasi in silenzio, non sapendo bene cosa dire. Volevo tornare subito, questo mi diceva il cuore, ma la mente mi diceva di fargliela pagare, che non poteva averle vinte tutte.

-Tom, sono stata trattata come una serva, sei bravo a convincere la gente ma con me non funziona. Non potrò più fidarmi di te mi spiace, mi vuoi per fare altro sesso, puro e semplice sesso. Un essere come te non potrà mai amare, mi ero sbagliata.-

Lui sussulto, e i suoi occhi divennero due fessure mentre in poco tempo si diresse verso di me mollandomi uno schiaffone.

-Non ti permettere mai più... Ricorda che esigo rispetto. Ora verrai punita.-

Con ciò mi spinse al muro, intrappolando ogni via di fuga, tirò giù la lampo dei pantaloni che indossava, mi spogliò dell'asciugamano, non ebbi il tempo nemmeno di protestare che era già entrato con una spinta secca e decisa che mi mozzo il fiato. Lacrime di dolore scesero sulle guance, era tornato il vecchio Tom. Iniziò a muoversi con le stesse spinte, i suoi gemiti che riempivano la stanza. Mi sentii sporca in quel momento, come mi sentivo all'inizio, quando mi fotteva. Dopo una decina di minuti, mio malincuore venimmo entrambi. Quando uscì da me, mi guardò per un breve istante, prendendomi i capelli e rivoltando la testa all'indietro.

-Chissà che non imparerai la lezione ragazza. TU SEI MIA. Puoi scappare quanto vuoi ma io ti troverò, SEMPRE.- e con ciò mi lasciò, andandosene da quella stanza, ancora una volta sola.

** Spazio autrice**

Eccomi qua. Ho pensato di aggiornare ancora perché nel fine settimana faccio fatica a scrivere quindi vi lascio il capitolo, spero vi piaccia e... A presto**

~ L'amore può danneggiare ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora