3- Cosa mi stai facendo?

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3 maggio 1998, Casa Riddle ore 14:00

Un soffitto con travi di legno apparve sopra di me. Stordita, ma ricordando perfettamente la sera prima, mi alzai velocemente ma me ne pentii subito. Mille stelline bianche apparvero davanti ai miei occhi seguiti da un dolore allucinante in tutto il corpo. Spaventata mi lasciai cadere a peso morto sui cuscini.

-Ben svegliata bella addormentata-

Una voce fredda arrivò limpida alle sue orecchie. Ci mise qual che secondo per mettere a fuoco il ragazzo mozzafiato che si trovava davanti. Lo fissò per alcuni secondi senza sapere cosa dire: quello non poteva essere il mostro che il giorno prima aveva ucciso il suo migliore amico.

-Voldemort, ma che cosa...-

Non ebbe il tempo di finire la frase che lui si avvicinò a lei, posando un dito sulle sue labbra. Il cuore iniziò a battere forte, mentre mille domande circolavano nella mente alla rinfusa.

-So che ti stai chiedendo perché ti ho risparmiata. Semplice: perché perfino una mezzosangue come te può tornarmi utile. In fondo abbiamo lo stesso sangue e hai contribuito alla mia rinascita sotto queste spoglie quindi ti devo dire grazie per cui...-

Tirò fuori la bacchetta immobilizzandola al letto, con pesanti catene; la paura si impossesso nuovamente di lei. Cosa voleva farle? Ma lui non fece nulla. La guardava semplicemente, gli occhi castani puntati su di lei. Era come se riflettesse sul da farsi.

Lo vide avvicinarsi pericolosamente alle sue labbra, per poi allontanarsi con una smorfia di disgusto.

All'improvviso stilettate di dolore la fecero urlare e urlare ancora fino a che aveva fiato in gola e allora capì: aveva usato la maledizione cruciatus con un incantesimo non verbale.

Sentì all'improvviso che la scritta sul braccio che Bellatrix le aveva procurato iniziava a sanguinare di nuovo. Poteva sentire l'odore del sangue da quella distanza ravvicinata, per lei era insostenibile.

Si concentrò sull'uomo davanti a lei, per non svenire, aggrappandosi con tutta la forza che aveva alla sua immagine. Poteva scorgere sotto la camicia che indossava i pettorali ben scolpiti. "Hermione quest'uomo ti sta torturando e tu pensi ai suoi pettorali?" La voce della coscienza affiora torturandola.

Di colpo, il dolore cessò così come era arrivato; aprì gli occhi, il suo sorriso divertito era disgustoso.

-Ti diverti Riddle?-

La scritta iniziò a pulsare e a perdere sangue. Lui si avvicinò, passandoci un dito sopra, spingendo le zone più sensibili. Di nuovo, urlai fino a che avevo fiato; mi chiedevo il perché di tutta quella sofferenza e perché aveva scelto proprio me. Perché non un qualunque studente di quella scuola.

-Tom... Ti prego.-
Sussurrai, ormai sfinita con gli occhi lucidi. I suoi occhi sorpresi mi fissarono per un attimo. Fui liberata dalle catene, provando sollievo, ma non sapevo cosa mi aspettava.

Difatti, mi appese al muro, sollevandomi la sottoveste quasi con violenza. Terrorizzata, cercai di dimenarmi ma fu inutile.

-Nessuno si deve permettere di pronunciare quel nome che mi diede il mio sporco padre. Ora la pagherai.-

I suoi occhi, privi di emozioni, la trafissero mentre sentiva la sua mano già nell'interno coscia, strappare le mutandine. Sentì poi le sue dita entrare dentro secche, muovendosi dentro e fuori, mentre il bruciore si faceva largo.

-Tom, mi fai male... Ti prego...-

Lui non si fermò, anzi continuò finché non la sentì bagnata, finché lei stessa non si sentì bagnata e il bruciore fu sostituito dal piacere, mentre stuzzicava il suo clitoride. Lo vide poi aprirsi la zip e calare i pantaloni, mentre con la mano prendeva la sua e la guidava verso il suo membro già duro. Gettò la testa all'indietro, mentre lei glielo accarezzava, mugolando qualcosa di incomprensibile.

Hermione eseguiva tutto questo come se fosse in trance. Non lo aveva mai fatto nemmeno con Krum, in poche parole era vergine. E ora, le sarebbe stata portata via dal Signore Oscuro in persona. Mentre rifletteva, sentì maggiore pressione contro il muro e il ragazzo entrare dentro di lei, con un colpo secco, senza pietà. Continuò a muoversi in questo modo, mentre lei sentiva le lacrime scorrere e capì che quello non era amore, ma solo sesso. Sesso rude, sesso fatto per sfogare le frustrazioni di un pazzo. Si morse il labbro evitando di urlare, non voleva dargli soddisfazione, non voleva. Eppure, da quei movimenti secchi nacquero gemiti di piacere che la fecero quasi urlare. Vennero insieme, urlando il nome l'uno dell'altra; quando tutto fu finito, il Signore Oscuro uscì da lei, rivestendosi.

-Benvenuta nel tuo nuovo incubo signorina. Devo ammettere che come prima volta sei niente male.- dopo di che se ne andò, ridendo, lasciando la ragazza sanguinante e spossata, li dove si trovava.

3 maggio 1998, Casa Riddle, ore 21:00

Tom Riddle se ne stava seduto comodamente nella sala principale, con un bicchiere di vino rosso in mano che faceva girare lentamente nel bicchiere fissando il fuoco. Ripensava con piacere all'accaduto di poche ore prima; aveva scoperto che la ragazza non era male e poteva davvero servigli a soddisfare i suoi piaceri carnali. Ricordò di come le aveva strappato la sua verginità, di come le sue urla miste ai gemiti avevano riempito la casa.. Ricordò l'immenso piacere che aveva provato nel possederla e il fatto che fosse una mezzosangue, non lo infastidiva "Tom, ti stai rammollendo" inevitabilmente la sua coscienza fece capolino, che mise prontamente a tacere. Si alzò, posando il bicchiere dirigendosi verso la camera. Non aveva più visto la ragazza ed era leggermente preoccupato; forse era stato troppo rude. Ma che cosa stava dicendo? Lui era così. Aprì piano la porta della camera da letto, dove vide la ragazza riversa a terra e priva di forze nello stesso punto dove l'aveva lasciata. Borbottando qualcosa di incomprensibile, la prese in braccio spogliandola del tutto, immergendola nella vasca, lavando il suo corpo. Notò i lividi che le aveva lasciato, come se volesse marcarla. Forse c'era andato giù pesante e la poverina non aveva retto. Da quando lui, il Signore Oscuro provava questi sentimenti di pietà? Scosse la testa con rabbia, per cacciarli via, mentre asciugava la ragazza, sempre inerme, gli occhi chiusi, le labbra dischiuse. Quelle bellissime labbra. "Oh Tom questa ragazza ti sta mandando in pappa il cervello!" stavolta ignoro la coscienza. Mentre la trasportava a letto, le fece apparire una sottoveste di pizzo nero, le rimbocco le coperte e stette a guardarla. Perché provava tutte quelle cose? Lui non amava, lui doveva distruggere, lui doveva uccidere, mutilare e ferire. E allora perché pensava quelle cose?

-Tom...-

Impietrito, osservò la ragazza. Era sveglia? Poteva percepirlo? No, certamente stava dormendo, ma quel nome sussurrato dalle sue labbra aveva un qualcosa di... Magico. Di nuovo scosse la testa con rabbia. Doveva davvero intervenire, uccidere il primo malcapitato che gli si parava davanti o sarebbe impazzito.
Si chino, sulle labbra della ragazza, baciandole con leggerezza e delicatezza. Poi si alzò fermandosi alla soglia della porta.

-Scusami.- mormorò, prima di andarsene.

**spazio autrice**

Alloraaaa che ve ne pare di questi sbalzi del nostro Tom? Hermione sarà in grado di cambiarlo?

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