5- Una notte... Particolare

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24 maggio 1998, Casa Riddle, ore 08:00

Dopo l'attacco alla casa del suo villaggio natale, aveva preso la ragazza e si erano materializzati in un altra residenza appartenente alla sua famiglia. Nessuno dei due aveva parlato, si erano semplicemente fissati per un po, a lungo. Tom si chiedeva perché quella ragazza era rimasta, quella mezzosangue che lui considerava solo una schiava per soddisfare i suoi capricci. Eppure ora la osservava: nonostante il volto stanco, gli occhi risplendevano quasi... Di ammirazione? Maledicendosi in tutte le lingue del mondo, girava in tondo, la bacchetta volta verso il soffitto, estendendo gli incantesimi di protezione all'abitazione. Quando ebbe finito si voltò verso di lei, la quale non aveva ancora spiaccicato parola.

-Perché sei rimasta? Avevi l'opportunità di andartene da me, da quel mostro che ha ucciso il tuo migliore amico e invece... Eccoti qui.-

Lei per tutta risposta scrollo le spalle, mentre si guardava intorno con indifferenza.

-Vado a preparare la colazione.- fu una mossa sbagliata. Se c'era una cosa che detestava era proprio questa: la mancanza di risposta. Raggiunse la ragazza e la sbatte al muro, le sfuggì un grido sorpreso, questa volta però era diverso. Tom percepiva qualcosa all'altezza dello stomaco, qualcosa che nemmeno lui si sapeva spiegare.

-Forse non ci siamo capiti... Quando io pongo una domanda, esigo una risposta.-

Le labbra vicinissime, tanto da sentire il respiro spezzato della ragazza, i suoi occhi color ambra piantati in quelli di lui.

-Non lo so perché l'ho fatto va bene? Non lo so, solo che non volevo andare con loro.-

Le doveva credere? Poteva fidarsi di lei? Infondo era solo una sporca mezzosangue... Una sporca mezzosangue che però stava diventando un po speciale, dovette ammettere Tom a se stesso. Ricaccio giu quei pensieri e la lasciò andare.

-Non mi aspettare per colazione. Al Ministero mi aspettano. Forse sarò di ritorno per pranzo.-

Con ciò, se ne andò, lasciandole in mano la casa.

Casa Riddle, ore 21.00.

Come aveva previsto le scartoffie e riunioni varie per portare avanti il regime da lui instaurato,  l'avevano tenuto occupato tutto la giornata. Quando rientrò posò esausto il mantello su una sedia li vicino e sentendo il suo stomaco brontolare al delizioso profumo proveniente dalla cucina, si diresse verso quella zona.

Trovò la ragazza immersa nella lettura che non appena sentì il rumore dei suoi passi lo accolse con un sorriso.

-Ben tornato mio Signore.-

Le fece un cenno mentre si sedeva e mangiava con gusto il piatto che aveva davanti. Cenarono in silenzio ognuno nei propri pensieri.

-Come è andata la giornata?-

Scrollò le spalle, alzando lo sguardo verso di lei.

-Così, piena di scartoffie e riunioni.-

Lei annuì e tornò a guardare il piatto. "Andiamo Tom fatti venire in mente qualsiasi cosa, per iniziare una conversazione." Finito di mangiare prese a giocherellare con la cravatta che ancora indossava, osservando la Granger. Che cosa le stava facendo quella ragazza? Perché l'aveva portata con sé? Si gli serviva per riprendere le sue sembianze umane ma poi? Poi perché non se ne era sbarazzato? Queste erano tutte domande a cui lui non aveva risposta; forse perché quella routine gli piaceva in fondo, forse perché la sua compagnia gli piaceva. Maledicendosi in silenzio, portò i piatti sporchi di entrambi per poi versarsi del bourbon.

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