Capitolo 2

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Tornai a casa dopo quella lunga notte.
Mi sentivo alquanto stordito e abbastanza stanco.
Durante il percorso dal pub a casa mia vidi più volte lo stesso cartello pubblicitario che sponsorizzava una marca di dentifricio molto famosa di cui non ricordo il nome che mi fece ricordare l'odore di mia madre. Aveva sempre avuto addosso l'odore di sigarette mescolato a quello della gomma da masticare. Il dentifricio mi ricordava il sapore di quella marca di gomme che usava mia madre e che prendevo sempre di nascosto dal cassetto della sua scrivania per portarle a scuola e distribuirle in classe. Ero diventato il ragazzo delle gomme. Parlando di sigarette, non ho mai iniziato a fumare sempre grazie a mia madre; quando avevo circa 11 anni mi incuriosivano così tanto le sigarette e il fumo che chiesi a mia madre di farmi provare. Certamente sembrerà strana come cosa da chiedere ad una madre ma lei, tranquillamente, mi mise mezza sigaretta usata da lei in bocca dicendomi di aspirare. Lo feci, e vomitai per lo schifo: letteralmente. Lei sapeva che sarebbe andata così, e infatti funzionò. Mi diceva sempre che il fumo faceva male.

Appena tornato a casa mi misi subito sotto la doccia, ghiacciata, per aiutarmi a riflettere. Quei tipi avevano preso fuoco dal nulla. Che potesse essere stata davvero un entità superiore?
Dopo la doccia indossai le mutande e mi misi a letto. Ma ancora qualcosa mi tormentava. Dovevo capire cosa fosse quel mantello, dovevo indossarlo.
Vi sembrerà ridicolo, ma la voglia di provare quel mantello mi fece ritornare bambino.
Andai nel ripostiglio dell'appartamento a cercare lo scatolone, ma più mi avvicinavo ad esso, più mi sentivo forte.
Portai tutta la scatola in camera, e la poggiai sul letto.
La sensazione che provavo in quel momento era indescrivibile, e appena presi il mantello, la stanza si illuminò di una luce celeste, abbagliante.
Senza aver mosso un dito, mi ritrovai il mantello azzurro sopra la mia schiena e attaccato sulle spalle.
Mi sentivo potente ma allo stesso tempo fragile. Non riuscivo a controllarmi.
La casa iniziò a prendere fuoco, arbusti crescevano sotto i tavoli, dalle pareti colava acqua che spegneva il fuoco, e il vento fu così forte da rompere le finestre. Ma non si ruppero dall'esterno, il vento veniva dall'interno.
Capii subito cosa stava accadendo. Tutti quei fenomeni erano stati causati dal mantello.
Lo tolsi subito, e tutto tornò come prima, tranne le finestre, che restarono rotte, per terra.
Ragionai sull'aggressione di qualche ora prima e capii che il solo fatto di vivere in casa con quel mantello, mi aveva reso potente. Emanava come delle radiazioni e mi aveva trasformato in qualcosa di assurdo.
Qualcosa che era difficile da capire, ma che io avevo capito.
E come avevo pensato 10 minuti prima, a creare quelle fiamme era stata un'entità superiore, io.

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