«Lord of Blood and Destruction» [Pt.1]

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{ One Shot; Rating giallo. Protagonista: Leonard. }  

Ehi, voi

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Ehi, voi. Sì, dico proprio a voi. Fermatevi. Volete che vi racconti una storia?
Ma non una storia qualunque: questa è la mia storia. La storia del "signore del sangue e della distruzione", e di come io sia diventato un simile mostro.

Ebbe tutto inizio nella lontana Londra del 1847.

Aprii gli occhi, ancora stordito. Dove ero?

Immediatamente mi portai una mano davanti al viso, come per realizzare che fossi davvero lì, in vita. Notai del sangue scorrere ancora fresco tra le mie dita, incredibilmente pallide. Cosa mi era successo? Non riuscii a ricordare nulla di ciò che mi fosse accaduto prima del mio risveglio. Sembrava quasi fossi nato per la seconda volta: un corpo vuoto, da riempire di nuovi ricordi.

In silenzio raccolsi tutte le mie forze per sollevarmi da terra, e mi presi qualche secondo per guardarmi intorno. Una collina ricoperta d'erba secca, sovrastata da un cielo ormai scuro per via del tramonto. A valle invece si intravedeva un'ampia distesa di fiori, a giudicare dal colore erano lavande. Abbassai lo sguardo: era giunto il momento di vedere anche in che condizioni fossi io. Gli abiti sgualciti e ricoperti di sangue mi fecero sussultare. Avevo bisogno di vedermi in volto: se le mie vesti erano ridotte in quello stato, io come apparivo in viso?  Dovevo sbrigarmi e capire chi e dove fossi.

Camminai per tempo indefinito giù dalla collina, verso quel campo di lavande. Oltre i monti avevo intravisto un briciolo di civiltà, e quella sarebbe stata la mia meta.
Un lieve canto mi impedì di proseguire. La mia curiosità prese il sopravvento, e d'un tratto la mia nuova meta fu quella da cui proveniva la voce. Mi appostai dietro degli alberi, ammirando la creatura dinanzi a me.
Una ragazza dalla chioma rossiccia se ne stava seduta tra i fiori, con dei fogli tra le mani. Sembrava stesse dipingendo. I suoi occhi verdi e brillanti, quasi come pietre preziose, mi rapirono all'istante. Volevo conoscere il suo nome, dovevo conoscerlo.

Ma non ebbi il coraggio di avvicinarmi.

Indietreggiai per tornare sui miei passi e dirigermi in città, ma all'improvviso il canto dolce si interruppe.

«Chi va là?»

Non risposi, trattenendo il fiato. Pregai affinché si allontanasse, tornasse a dipingere, qualsiasi cosa. Mi bastava tenerla lontana da me.
Sentii i suoi passi sul prato, capii che mi stava cercando. La prima cosa che pensai di fare fu quella di salire sull'albero per nascondermi, ma solo dopo mi resi conto di quanto sciocca fosse quell'idea. Le mie mani ancora ferite cedettero subito, e ancora una volta mi ritrovai con lo sguardo rivolto verso il firmamento. Non faceva nemmeno più male.

«Oh no... Sei ferito?»

La visuale del cielo purpureo venne coperta da quei due occhi verdi, che mi scrutavano con fare preoccupato. Perché non fuggiva?

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