[ #74 in Storie Brevi; 05/12/17♡ ]
Raccolta di storie brevi, sui miei OC e non solo. Le copertine che troverete qui dentro sono create da me, come tutto il resto. Se volete dare un'occhiata ai miei personaggi in generale, guardate la raccolta "My OC...
{ One Shot; Rating verde. Protagonista: Ilian (OC). }
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Buio. Vuoto. Silenzio.
Non sento nulla in questo momento.
Vorrei tanto aprire gli occhi, ma non ci riesco. Tutto mi risulta così faticoso, così doloroso. Voglio urlare, voglio piangere.
Perché non ci riesco?
Un suono ovattato, comincio a sentirlo appena. Qualcuno sta piangendo? Mayu sta piangendo.
«Va tutto bene, piccola» è ciò che vorrei dirle. Vorrei poterla stringere tra le mie braccia, e asciugarle quelle dannate lacrime. È colpa mia.
E fa male non poter reagire, non poterla guardare. Forse più del mio dolore stesso, di quelle maledette siringhe alle braccia e quella fastidiosa mascherina sul volto.
Ho paura, troppa paura. Vorrei poterle stringere la mano, vorrei solo un altro bacio, uno così tanto dolce da essere in grado di calmarmi in qualsiasi situazione. Un abbraccio, una parola, qualcosa. Mayu, perché non lo capisci? Mi trattate tutti come se stessi per morire, mi implorate di svegliarmi.
Ci provo, giuro che ci provo.
Smettetela di piangere, tutti quanti. Non voglio sentirvi così. Perfino tu, mamma. Mi hai sempre ignorato, sminuito, non hai mai approvato nessuna mia scelta. Nemmeno Mayu, no, nemmeno lei ti andava bene. L'hai fatta piangere, l'ho fatta piangere.
Perché mi dici solo adesso che mi vuoi bene?
Perché solo adesso stai degnando la mia fidanzata di un saluto, di qualche gentilezza? E solo adesso sento la tua mano accarezzarmi delicatamente tra i capelli, biondi come quelli di papà. Ti serviva vedermi in questo stato per ragionare? Per trattarmi come un figlio?
Non hai mai detto «bravo, Ilian» quando riuscivo in qualcosa. E io ci ho provato, ho fatto tanto per far sì che tu fossi fiera di me, ma nulla è servito. Pianoforte, voti alti, nessuna cattiva compagnia o abitudine. E non lo hai mai notato. Perché è vero che prendo tutto alla leggera, e sorrido o resto impassibile davanti a qualsiasi cosa. Insulti, scorrettezze, perfino gli schiaffi di suo fratello. Ho sopportato tutto in silenzio, ma con te non funziona. Perché sei mia madre. Ciò che posso tollerare dagli altri, non posso tollerarlo con te. E sei l'unica in grado di farmi impazzire ed urlare, anche quando la mia voce non lo permette. E per quante volte possa bestemmiare, piangere, ripeterti che ti odio e che voglio andarmene, sentirti dire «ti voglio bene, piccolo» mi riempie il cuore di gioia. Vorrei risponderti «anche io», forse non te l'ho mai detto in diciassette anni, ma pur volendo ora non posso. Proprio come quelle volte, quando litighiamo, la mia voce si rifiuta di uscire. Mi spiace.
Sento uno strano calore tra le dita. Forse qualcuno mi sta toccando la mano. Non riesco a capire chi sia.
«Ti amo» mi sussurra con la solita voce dolce, la mia Mayu. «Anche io». Quelle parole mi muoiono in gola, incapace di farmi sentire. Chissà da quanto non dorme. Non lascia questa stanza da giorni, non vuole che stia solo. O forse è lei a non volerci restare.
Sentirla disperarsi ogni notte, da sola... Orribile. Passa minuti interi a ripetere il mio nome, a prendermi le mani, implorarmi di aprire gli occhi e stringerla, e dio mio quanto vorrei poterlo fare. Lo farei anche adesso, lo desidero con tutto me stesso. «Vorrei essere al tuo posto», mormorava ogni tanto. Non me lo sarei mai perdonato, davvero. Lei non può, non deve provare tutto ciò. Non immagina cosa si provi da questo lato. Mi sento come in un limbo: non sono morto, ma non mi reputo nemmeno vivo.
Mi sento così debole.
«Forse sarebbe stato meglio morire, quel giorno» mi sono detto un sacco di volte.
Ma cosa ne avrebbe pensato, Mayu? Come avrei fatto senza i suoi baci? E senza gli abbracci della mia sorellina, e perfino senza le urla di mia madre? Chi le avrebbe consolate? Nessuna parola sarebbe bastata, in una situazione del genere.
Per questo, in fondo sono felice di trovarmi in questo limbo.
È la vita: fa male. Ma posso farcela. E devo farcela.
The stars havescatteredacross a haunted galaxy, please, Hold on throughHeaven and Hell, holdontoeachother,