Oscurmaggedon 3: Da qualche parte nei boschi

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Appena i due ragazzi finirono di parlare tornarono nel salotto del regno del mistero, la loro casa e unico rifugio sicuro. Furono in molti a chiedersi come sarebbero sopravvissuti a Bill e ai suoi tirapiedi, molti proposero modi alternativi per poter fuggire dalla città ma fu proprio McGageth a ideare un modo per poterlo battere e il piano era davvero incredibile: avrebbero costruito un robot gigante con la casa stessa sfruttando la protezione che aveva contro il triangolo malvagio.


I lavori durarono un'intera giornata ma il risultato fu qualcosa di incredibile, ciononostante tutti erano stremati, per l'aiuto che avevano dato per la realizzazione del macchinario, e infreddoliti, per il clima che da caldo continuava a diventare sempre più freddo. Fu proprio per questo che Mabel cucì dei maglioni per tutti quanti, Pacifica compresa. All'inizio la bionda rifiutò il regalo ma accettò subito dopo che realizzò che non aveva molta scelta: prendere il maglione o morire di freddo. Appena Dipper la guardò pensò che avesse davanti ai suoi occhi un angelo; Pacifica era già bella di suo, ma in quel momento sembrava molto più bella. Allora decise di prendere coraggio e di andare a parlare con lei pubblicamente, senza pensare alle conseguenze.


"Va tutto bene Dip? Ti vedo leggermente assente."- " Forse perchè il mio cervello si è spento quando ho notato che sei perfetta?" - la bionda arrosì di colpo e per ringrazziarlo decise di baciarlo sulla guancia e in quel momento il cervello di Dipper cominciò a spegnersi del tutto.

"Grazie del complimento, ma lo sappiamo entrambi che dopo che avremo battuto Bill e salvato la città,  tu e tua sorella ve ne andrete lasciando Gravity Falls e me." Dipper non voleva neanche pensare a questo, già gli faceva male ed era sicuro che anche Pacifica stava soffrendo tantissimo per la sua partenza. "Non vuol dire niente Pacy, ok? Senti, quando me ne andrò ti chiamerò sempre e parleremo di tutto ciò che vorrai, va bene?" alla bionda si illuminarono gli occhi, tuttavia sapeva che quel tipo di relazione non sarebbe durato a lungo, tuttavia vedeva, anche se debole, un barlume di speranza.

Il giorno passò e arrivò il momento di combattere il nemico comune faccia a faccia. Arrivammo davanti la dimora di Bill e fu allora che lui si rese conto della gravità di ciò che gli stava per accadere: il suo regno sarebbe finito una volta per tutte. Lui ci scagliò contro i suoi mostri e noi riuscimmo a sconfiggerli con facilità, tuttavia i colpi subiti cominciavano a sentirsi e mentre gli altri facevano la loro parte, io, Mabel, Soos e tutti gli altri ci stavamo preparando per andare a salvare il prozio Ford.

"Speriamo di farcela."- dissi a me stesso, cercando di tranquillizzarmi-" Sono certa che andrà tutto bene Dipper. Come abbiamo risolto tutto fino ad ora, risolveremo risolveremo anche questo. Giusto ragazzi?"- dopodichè partì un coro di "si, certo" non troppo fiducioso di ciò che mia sorella stava dicendo, ma a me bastava pensare che se fossimo riusciti nell'intento, io e Pacifica avremo avuto una possibilità di stare insieme.

"Bene, allora... ANDIAMO!"- gridai, dopodichè premetti i pulsanti di espulsione e, in men che non si dica, ci buttò fuori dal robot. Arrivammo nel palazzo di Bill e quello che vedemmo fu raccapricciante: un trono gigante fatto di persone pietrificate.

"E' molto più spaventoso visto dal vivo"- dissi alla vista di quella cosa fuoriuscita dai sogni più malati del triangolo. Trovammo il prozio e, grazie all'aiuto di un Gideon disperato, riuscimmo a liberare tutte gli abitanti di Gravity Falls. Fu allora che Ford ci svelò il metodo per battere il mostro una volta per tutte: disegnò una serie di simboli per terra e ci disse di disporci sui disegni in questione, in modo tale che il potere scaturito dal "rituale" in questione avrebbe annientato definitivamente Bill, ma ciò non accadde.

Il triangolo malvagio riuscì a distruggere il robot e per dare prova del suo immenso potere bruciò il cerchio creato da Ford, tramutò tutti tranne me, Mabel e i prozii in stendardi macabri che aveva appeso alla parete.

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