Act 6. Ricchezza, ma non interiore.

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Caroline era bella e ricca, ma anche umile. Il padre aveva creato una catena di ristoranti che diventò una delle più importanti della nazione, e piano piano si stava espandendo su scala mondiale. Era tutto in mano a Caroline: una 21enne piena di talento e in certi versi simile a Candy.
Annullai i colloqui che avrei dovuto tenere, il mio nuovo lavoro era quello di gestire tutta la rete network (social, website) dei ristoranti, a capo di un team di grafici pubblicitari, geni nella comunicazione e altre specializzazioni.
La paga era molto alta, più di quanto io avessi mai immaginato di poter guadagnare in un mese.
Ero felice? No.
Ero triste? No.
Ancora nulla, il mio corpo camminava, pensava, dirigeva con una leggerezza mai provata prima, come se le emozioni avessero un peso nell'anima, e che questo influiva sulla mole del io interiore.
Passò del tempo e il mio conto piano piano si riempiva, quando non mi andava di andare in ufficio potevo benissimo lavorare a casa, perciò non c'era bisogno che io prendessi alcun tipo di ferie.
Il mio sogno è sempre stato quello di viaggiare, visitare il mondo e sapere la sua storia.
Volevo prenotare un viaggio, ma cancellai tutto: che senso ha viaggiare, se non ti rende entusiasta?
Certo, voi potreste dire lo stesso sulla vita, ma come ho già detto, il mio era puro istinto di sopravvivenza.
Caroline era preoccupata per me, non capiva cosa io avessi. Qualche volta mi invitava a casa sua o al ristorante per cena, ma io rifiutavo spesso.
Un giorno fu lo stesso mio istinto di sopravvivenza che mi mandò ad accettare uno di quell'invito, come un sesto senso, ma da lì a poco capii presto cosa fosse...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 10, 2017 ⏰

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