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«Buongiorno, Lorenzo!», esclama Emma da lontano, salutandomi con una mano.
Camminiamo entrambi per raggiungerci e appena ci ritroviamo vicini, entriamo nel bar e facciamo colazione.
«Come stai?», mi chiede.
«Bene».
Ormai è un'abitudine rispondere "Bene" alla domanda "Come stai?" e quasi quasi non ci faccio più caso; tanto non è che importi così tanto alla gente e immagino che il "Come stai?" sia la stessa identica cosa.
Lei comincia a parlarmi di come si è trovata su Rocket League e io cerco di ascoltarla, annuendo e rispondendo con qualche "Sì, sì" e "Già".
Finiamo di fare colazione e lei mi trascina verso casa sua.

«Eccoci!».
Non mi sono neanche accorto di essere arrivati a destinazione.
Alzo lo sguardo e per poco non mi viene un infarto. I miei occhi vagano per tutta la casa color pesca, come se non l'avessi mai vista. È la casa dove S. ha lasciato le lettere di fronte.
«Wow, io pensavo fosse abbandonata questa casa. Abito a due isolati da qui», rispondo ed Emma ridacchia, mentre ci avviamo verso la porta, che lei apre frettolosamente dopo averci infilato la chiave.

«Vivo con mia nonna, che in questo periodo non si sente tanto bene ed è in ospedale, quindi diciamo che ora abito da sola», risponde lei, «Solo che non mi piace per niente rimanere sola, insomma a chi piace? Esco praticamente ogni giorno».
Mi accompagna nella sua stanza e io rimango spaesato da tutto quel color lilla, che quasi quasi mi fa vomitare e qualche poster di cantanti kpop.
Lei scoppia a ridere, sicuramente per la mia faccia.
«Accomodati pure», indica il letto, ritornando seria.
Annuisco e sorrido, sedendomi sul bordo del letto. Di fronte c'è una televisione e da lì c'è una xbox one collegata;
lei collega ad esso un alto joystick e me lo porge. Attendiamo che il gioco cominci a caricarsi e intanto io continuo a guardarmi intorno ancora spaesato.

Poi mi soffermo a fissare una fotografia appoggiata sul comodino bianco come il latte, che ritrae due figure. Lei che sorride e un ragazzo dai capelli mori e una mascella grande fare una linguaccia all'obiettivo.
«Oh, quello è il mio ex ragazzo, Simone», indica lei, sorridendo.
«Mi 'spiace», tossisco, in imbarazzo.
Lei alza un sopracciglio, «Per cosa? Nah, non è niente. Nonostante ci siamo lasciati continuo a volergli bene», sussurra.
Poi nell'angolo della foto, noto una scritta.

"Amore mio, ti voglio bene. S."

Strabuzzo gli occhi e quasi quasi rischio di cadere dal letto, se non per Emma che mi dice che ora Rocket League si è caricato.
Guardo lo schermo che presenta la home del gioco ma di sottecchi non smetto di guardare la firma S.
E se fosse lui? E se avesse davvero lasciato le lettere lì per farle leggere apposta a lei?
Oh mio Dio, che cosa ho fatto.
Dovrei dirglielo?
Ma se glieo dicessi, poi le lettere sparirebbero dalle mie mani e io non voglio.
Sono davvero così egoista?

La partita comincia ed Emma comincia ad urlare divertita, siccome si dimentica facilmente i comandi da usare.
Mettiamo in pausa e io comincio a spiegarglielo.
Dopo un po' inizia a migliorare e direi che quasi quasi potrebbe battermi.
«Vado un attimo a prenderti qualcosa da bere», sorride e sfreccia via dalla stanza.
Sospiro e riguardo la foto.
Se tenessi tutto per me sembrerei un egoista e non sarebbe rispettoso nei confronti di Simone.
Ma tanto se lo dicessi ad Emma non penso che a lei fregherebbe, siccome ha reagito in quel modo quando le ho detto che ero dispiaciuto.
Ma in che situazione mi sono messo?

«Eccomi!», esclama con un vassoio con due bicchieri di quello che mi sembra limonata.
Il suo arrivo mi coglie di sorpresa perciò senza pensarci due volte sputo il rospo.
«Emma, devo parlarti».
Lei rimane per qualche secondo sulla soglia della porta poi annuisce, appoggiando il vassoio sul suo comodino, dopo aver spostato bruscamente la foto che ritrae lei e Simone.

Si siede accanto a me e mi guarda attentamente negli occhi.
«Io.. La scorsa volta passavo qui e..».
Se le portassi le lettere magari potrei farmi velocemente delle fotocopie, facendo sì di averle lo stesso.
«E..?», dice, cercando di essere paziente.
«E ho visto una lettera. L'ho raccolta e dentro.. Beh, dentro ci stavano scritte delle cose private e penso che si tratti proprio di Simone..», dico finalmente.

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