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Third person's point of view

Laura non aveva per niente dormito quella notte, ma a Sergio sembrava non importare.
Mentre lei si rigirava nel suo letto, cercando di non pensare a Lorenzo, Sergio si era alzato violentemente e senza rivolgere una parola alla donna, se n'era andato in salotto, dove dormì sul divano.

Quella mattina Laura era sola in cucina, con la tazza di caffè in mano.
Sergio era appena uscito a lavorare e non si era neanche degnato di pensare a Lorenzo.
Ancora stentava a credere che suo figlio le avesse nascosto una cosa così importante.
Poi prese il suo cellulare e andò tra i suoi contatti. Aveva chiamato un sacco di volte il figlio, ma non rispondeva, anzi, non squillava neanche.
Appena trovò il nome che voleva chiamare, tra i contatti, si portò l'arnese accanto all'orecchio, in attesa che rispondesse.

Dopo vari squilli, Laura sentì una voce assonnata dall'altro capo del telefono.
«Pronto?».
«Renata?».
«Laura», disse la madre di Sascha.
«Senti... Percaso Lorenzo è a casa tua?», domandò Laura, tamburellando le dita sul tavolo, accanto alla tazza di caffè ormai fredda.
«No, non c'è neanche Sascha».
Decisero di incontrarsi per chiamare i carabinieri e cercare i loro figli.

Intanto, a scuola, Stefano era seduto sul suo banco e osservava quello vuoto accanto a lui.
Non aveva permesso a Marina di sedersi lì, perchè nonostante sapeva che non sarebbe successo, sperava comunque che Lorenzo si sedesse lì.
Ma invece, con sua grande sorpresa, non si era neanche presentato.
Non c'era neanche Sascha.

Stefano odiava essere così, odiava sè stesso.
Si infastidiva per ogni minima cosa, voleva sempre comandare tutto e tutti ed era per questo che stava perdendo il suo migliore amico.
Ma era testardo, non poteva farci niente.
Non riusciva a capire che al suo migliore amico piaceva uno del suo stesso sesso, anzi, non si era neanche degnato di capire.
Semplicemente, aveva cercato di far ragionare Lorenzo, pensando di essere nel giusto, e tutt'ora continuava a pensarlo.

Si chiese che fine avessero fatto i due.
Si leccò le labbra secche, le parole della professoressa erano ormai incomprensibili.
Voleva lasciare Marina, stava diventando ormai irritante, ma non voleva ritrovarsi di nuovo il padre di lei a casa sua.
Non voleva essere costretto ad amare una persona.

Uno dei motivi per cui non voleva che Lorenzo stesse con Sascha, era per deludersi.
Stefano stimava Lorenzo, anzi, addirittura invidiava Lorenzo. Sin dalla prima volta in cui si erano incontrati alla materna.
Lorenzo portava le macchinine dei pompieri che lui non poteva permettersi.
Sua nonna non aveva abbastanza soldi per comprargli giocattoli, a malapena riusciva a sfamare il nipote.

Stefano invidiava Lorenzo perchè aveva sia la madre sia il padre che lo amavano.
Infatti quando scoprì che i suoi genitori si separarono, si sentì in colpa perchè si sentì un po' felice.

Le ragazze della scuola, sin dalle elementari, andavano sempre dietro a Lorenzo.
Perfino Marina, l'anno scorso, l'aveva tradito con il suo stesso migliore amico, quello che stimava sin da piccolo.

Ma lui conosceva Lorenzo più di chiunque altro. Almeno questo era quello che pensava prima di scoprire che il suo amico stava insieme ad uno del suo stesso sesso.

Stefano cercava sempre di imitare il suo migliore amico, di essere migliore di lui, anche con scarsi risultati.
L'unica cosa che sapeva e che poteva fare era comandare la vita di Lorenzo.
Per essere il migliore, Stefano diceva a Lorenzo quello che doveva e non doveva fare e lui gli dava retta.

Alla fine però non tutto era andato come lui s'aspettava. Quando Lorenzo conobbe Sascha, Stefano a malapena riusciva a chiedergli di andare a prendergli il caffè al bar accanto alla scuola.
Ma una cosa che aveva fatto era distruggere la vita sentimentale del suo migliore amico.

Il giorno in cui Stefano obbligò Lorenzo di lasciare Sascha, i sensi di colpa si facevano sentire.
Perchè anche se lui era geloso che Lorenzo possedeva ogni cosa che lui avrebbe tanto voluto avere, un po' gli voleva bene. Era pur sempre il suo migliore amico.

Era semplicemente rimasto deluso da quello che aveva scoperto.
Lorenzo, il suo migliore amico d'infanzia, che aveva da sempre stimato e invidiato, era gay.

«Lepri!».
La voce della professoressa riportarono Stefano alla realtà. Tutta la classe si voltò verso di lui.
Stefano portò lo sguardo verso l'insegnante e si accorse di quante cose aveva scritto alla lavagna. Accanto all'insegnante c'era la bidella.
«Lepri, c'è qualcuno che vuole parlarti», annunciò l'insegnante.
Il ragazzo si alzò dal suo posto e raggiunse la bidella, seguendola fino alla segreteria.
Si ritrovò insieme a Salvatore e Giuseppe.
Poco dopo la bidella aprì la porta della presidenza e da lì uscirono Laura e Renata.
Laura si asciugò le lacrime agli occhi e i ragazzi guardarono le due donne, confusi.

«Cos'è successo?», chiese Giuseppe.
«Avete visto Lorenzo e Sascha?», chiese Renata, tentando di consolare Laura che ritornò a piangere.
I tre ragazzi scossero la testa.
«Perchè? È successo qualcosa?», domandò Stefano.
«Penso abbiano lasciato la città», fece Laura, singhiozzando.

Stefano sentì il mondo crollarsi addosso.

—•—•—•—•—•—

Emma era appena tornata dall'ospedale, sua nonna stava ancora bene e non sapeva quanto poteva durare. Approfittava però di passare sempre il tempo con lei, dopo scuola, ogni sabato.
Aveva appena chiuso la porta alle sue spalle. Sospirò e si appoggiò alla porta bianca.

Era stanca.
Stanca di vedere sua nonna in quel lettino, stanca di non essere aiutata.
Ieri sera avrebbe tanto voluto scappare con Lorenzo e Sascha, ma non poteva lasciare sua nonna.
Si diresse nella sua stanza e da lì, scoppiò in un pianto isterico, sul letto.
Le mancavano i suoi genitori, che lavoravano all'estero e le mancava Simone.

Non piangeva da tanto tempo, era quel tipo di persona che pensava sempre positivo per non abbattersi.
Ma in quel momento era come se tutto si fosse distrutto.
Lorenzo se n'era andato.
Avevano instaurato un bel rapporto e nonostante fosse felice che lui fosse fidanzato con la persona che amava, a Emma già mancava.

Improvvisamente il campanello suonò.
Si asciugò velocemente le lacrime e andò davanti alla porta, aprendola.
Era il migliore amico di Lorenzo.
«Ciao», disse, «Non so se ti ricordi di me, io sono Stef-».
Lo bloccò subito, «Sì, Stefano», disse.
«Vorrei parlarti», fece il ragazzo.
«Va bene».

Stefano si mordicchiò il labbro inferiore.
«Tu sai dov'è Lorenzo?».
Emma rimase immobile sulla soglia della porta, mentre lo sguardo di Stefano bruciava su di lei.
«No», sibilò Emma.
Ma il ragazzo non era convinto.
«Perfavore», implorò.
«Perfavore?», alzò un sopracciglio Emma, «Cosa succede se te lo dicessi? Lo prenderesti con i suoi genitori e lo riporteresti a casa, impedendogli di amare Sascha?».

Le lacrime di Stefano scesero lungo il suo viso; almeno aveva la conferma che Emma sapeva dove si trovavano Lorenzo e Sascha.
«Non te lo dirò mai, anche se mi piazzi qui i carabinieri, torturatemi pure, ma io non ho intenzione di dire dove si trovano i ragazzi».

Emma afferro la maniglia della porta e diede un'ultima occhiata a Stefano.
«Pensa prima di reagire e renditi conto di come hai ridotto due ragazzi che volevano semplicemente essere felici».
Poi chiuse la porta, non badando al continuo suono del suo campanello e alle urla di Stefano.

—•—•—•—•—•—

«Siamo arrivati», disse Lorenzo, osservando dall'alto il condominio.
Si voltò verso Sascha, che non smetteva di sorridere da quando erano scesi dal treno.
Strinse la presa della sua mano.
Finalmente era felice.

GAY IS OKAY

Questo è il penultimo capitolo della storia, mi dispiace per gli errori ma non ho tempo per correggerli :")
Io domani inizio la scuola rip pregate per me

❝THE ONLY REASON 2.❞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora