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«Lory!», esclama mia madre, seguendomi e fermandosi sulla soglia della porta.
«Mamma, devo scappare!», esclamo senza neanche voltarmi. So già che dopo le devo delle spiegazioni, ma ora non c'è bisogno di pensare a questo. Corro più veloce che posso verso la casa di Emma, che mi ha detto di sbrigarmi assomutamente.
Quando ho letto il messaggio le ho detto di incontrarci dopo scuola ma lei mi ha detto che era urgentissimo.
Lo zaino dietro di me, peggiora la situazione. Lo sento colpire la mia schiena ad ogni mio passo veloce, ma mi trattengo dal non fermarmi e corro ancora.

Finalmente arrivo alla casa color pesca di Emma, suono un sacco di volte in modo violento al campanello, come se stessi cercando di passare tutto il mio dolore nella schiena contro quel povero oggetto.
Emma spalanca la porta, non riesce a guardarmi negli occhi.
«Emma?», dico in preda al panico, con il fiatone.
Non dice niente, mi porge un foglio stropicciato.
Ci sediamo entrambi sulle scalette bianche di casa sua e lei rimane in silenzio mentre io inizio a leggere.

Amore mio,
non mi sono mai sentito così felice in tutta la mia vita, dopo un anno.
Ieri abbiamo passato il pomeriggio insieme ad ascoltare la musica, a parlare, e io non riuscivo a non sorridere ogni volta che ti voltavi dall'altra parte.
Sei così bello e stento a credere che tu sia reale.
Stento a credere che esista una persona così bella, in grado di cogliermi sempre di sorpresa con le domande improvvise nei momenti meno opportuni. Con delle labbra meravigliose, due occhioni marroni pieni di gioia e quei capelli.. Quanto mi manca accarezzarteli.
Tu sei unico. Sei davvero meraviglioso.
Mi sono accorto solo ora che qualcuno prende le lettere che lascio qui e chissà cosa ne fa. Spero le butti via, che le bruci, è questo quello che le mie lettere si meritano. Perchè so che tu tanto non leggerai mai.
Ma io non ce la faccio più.
Non posso più resistere.
Devo finirla.
Non mi merito una persona come te, sei troppo per questo mondo. Amore mio, trova qualcuno in grado di prendersi cura di te come io lo facevo con te e come ho continuato a fare, fino a ieri.
Sì, io ti ho seguito al tuo appuntamento con quella ragazza.
Non puoi capire il mio sorriso gigantesco quando ti ho sentito urlarle contro, lasciandola da sola.
Spero tu ti possa trovare qualcuno da amare, magari, chi lo sa, quella ragazza che abbiamo incontrato al negozio di videogiochi. Anche se sono geloso, perchè lei è una ragazza ed è libera di toccarti in pubblico, senza essere giudicata.
Ricordi quello che mi hai detto un anno fa? Che per te ero tutto, che non potevi trovarti qualcuno che potesse sostituirmi. Quando mi sento giù di morale, quelle tue parole mi balenano di nuovo in testa e subito mi sento meglio. Cerco, di sentirmi meglio. Perchè poi mi rendo conto che ora hai trovato di meglio o che troverai di meglio.
Sono inutile in questo mondo, non ho bisogno di aiuto. Nessuno vuole aiutarmi, nessuno si rende conto di quello che mi sta succedendo, che ogni notte soffro ancora, ripensando a te.
Mi dispiace, ti ho mentito.
In realtà Sabrina non mi parla più da due mesi, perchè ha trovato di meglio.
Ti ho mentito.
In realtà continuo ad amare solo te, tu sei quella persona che mi 'interessa', che mi ha sempre interessato.
Ti ho mentito.
Ho detto che avrei trovato di meglio quando tu hai deciso di lasciarmi, ma non è così.
Mi fai impazzire.
Vorrei odiarti per questo, ma quello che continuo a provare per te è più forte.
Questa sarà la mia ultima lettera, queste saranno le mie ultime parole.
Ti auguro il meglio, ti auguro di essere sempre felice.
Addio.
Ti amo, dolcezza.
S.

«Quindi.. Tu e Sascha...?», domanda subito Emma appena alzo lo sguardo dal foglio.
Sento il mio cuore battere forte, le gambe tremare.
«Dobbiamo andare a casa sua, Emma», mi alzo, «O sarà troppo tardi».

—•—•—•—•—•—
Sascha's point of view.

Mi guardo allo specchio e sospiro.
È da un'ora che non smetto di piangere da quando ho lasciato la mia ultima lettera a Lorenzo. Anche se so che non succederà mai, spero comunque che lui la legga.
«Sascha? Sei sveglio?», sento mia madre bussare alla porta della mia stanza.
«Ehm, sì, m-mi sto vestendo, arrivo», balbetto e la sento singhiozzare dall'altra parte. Improvvisamente la porta di casa si chiude con un tonfo violento, facendomi sobbalzare.

«Scusa tesoro, era papà. Ti ho lasciato i pancake in cucina», dice e sento i suoi passi allontanarsi. Mi passo una mano tra i capelli . È da giorni che continuano a litigare senza sosta, mamma ha scoperto che papà ha un'amante, ma lui la chiama bugiarda e le urla contro.
Sospiro ancora e osservo il piccolo cilindro bianco appogiato sulla mia scrivania, sulla quale dentro ci sono delle pillole. Riporto lo sguardo sullo specchio, osservando il mio riflesso.
Lo sto per fare davvero?
Sin da piccolo, la morte mi ha sempre fatto paura e anche tutt'ora. Al solo pensiero di non respirare più mi fa rabbrividire. Ma è quello che è giusto che io faccia, perchè non ce la faccio a vivere così.
La lettera d'addio ai miei genitori è posta lì, accanto al barattolo. Le lacrime continuano a scendere senza interruzione dai miei occhi ma poco importa.

Afferro il barattolo e mi accorgo che sto tremando.
Sto per morire, di mia spontanea volontà.
Sospiro e chiudo gli occhi, cercando di non pensare a niente.
Non posso più tornare indietro.
Deglutisco e prendo con violenza il barattolo aprendolo. Apro il palmo della mia mano e faccio cadere le pillole rosa.
«A te, Lorenzo», sussurro, singhiozzando. Mi si stringe il cuore, la paura si sta impossessando di me.

—•—•—•—•—•—•—
Lorenzo's point of view

Io ed Emma ci fiondiamo sulla porta di casa Burci, iniziando a bussare e a suonare al campanello insistemente.
Sono già le 7:50, ma non è questo ciò che importa. La vita di Sascha è più importante per me.
La porta si apre e la madre del ragazzo ci guarda, sconvolta e confusa. Tiene la borsa in mano, segno che sta per andare a lavoro.
«Lorenzo..? Cosa ci fai qui?», domanda.
«Renata, dov'è suo figlio?».
Lei mi guarda e poi indica le scale dietro, «Sascha è in camera sua, è lì da tanto, penso stia male», afferma.
Io ed Emma ci guardiamo, «Ehm, lo vado a chiamare», corro subito per le scale e intanto sento Emma presentarsi alla madre e dire che volevamo andare a scuola assieme a Sascha.
«Ah okay. Allora io vado», sento dire da Renata e la porta di casa si chiude.

Quando arrivo alla camera di Sascha, busso più volte alla porta.
«M-m-mamma a-arrivo», sento balbettare e poi singhiozzare.
Conoscendolo bene, so che non chiude mai a chiave le porte, per paura di rimanerci bloccato se percaso la chiave si rompesse. Infatti, appena tiro giù la maniglia, la porta si spalanca, facendo sobbalzare Sascha.
Dalle sue mani cadono delle pillole rosa.
«Cosa diamine stavi cercando di fare?!», esclamo, guardandolo asciugarsi le lacrime.
«Vattene, L-Lorenzo», balbetta.
«Pensi che io possa essere felice per sempre dopo quello che stavi per fare?!», urlo, «Dammi quelle pillole», dico poi, notando che ne ha altre in mano.

Mi avvicino a lui, che indietreggia.
«Prova ad avvicinarti e ti giuro che le ingoio tutte!», mi minaccia.
Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, lascio a terra il mio zaino.
«S-Sascha», balbetto, «Ti prego, Sascha».
«Facendo così non mi convincerai, Lorenzo. Non risolverai niente», sbotta.
«Ho letto le tue lettere».
A quella frase, il corvino si volta da me, sconvolto.
«Tu... Hai..».
«Sì, ho letto le tue lettere. Ho preso io la seconda e la terza lettera. Emma ha preso la prima e la quarta», dico, «Senti, Sascha», inizio, asciugandomi le lacrime, «Mi dispiace. Mi dispiace perchè non mi sono accorto di tutto prima, non solo che eri tu a scrivere le lettere ma anche per il fatto che io non mi sono accorto che tu stavi soffrendo così tanto. Lo sai che non volevo lasciarti, no? E leggendo quelle lettere e soprattutto scoprire che sei stato tu a scriverle, mi ha fatto di nuovo battere il cuore. Ho realizzato che per te provo ancora qualcosa. Che anche a me tu manchi. Che anche per me non è acqua passata», dico.

Lui non mi guarda, tiene lo sguardo verso la parete bianca alla sua destra.
«Non potremmo mai stare insieme», afferma e io sento il mio cuore spezzarsi.
«E perchè, Sascha?».
Abbassa lo sguardo, deglutendo, «Perchè la gente non vuole vedere due ragazzi amarsi», sento la sua voce spezzarsi e poco dopo ritorna a piangere, accasciandosi a terra e buttando le pillole rosa.
Mi avvicino a lui e mi inginocchio, «Non me ne frega niente di quello che pensano. Mi dispiace davvero per quello che ti ho fatto, Sascha, ho pensato solo a me stesso e a quello che avrebbero pensato gli altri. Ma ti giuro che non succederà», sussurrò e le lacrime scendono ininterrottamente.

Attorciglio le mie braccia intorno al suo corpo e lui ricambia.
Sento le sue lacrime bagnarmi il collo e la felpa, ma poco importa.
«Dimmi qualcosa», singhiozza, «Qualsiasi cosa per farmi stare meglio».
Sorrido a quell'affermazione e ricordo che glielo avevo detto io, un anno fa.
«Ti sento bruciare sotto la mia pelle. Giuro, ti vedo brillare, sei più luminoso della fiamma che è dentro ai tuoi occhi. Parole amare sono state dette, è tutto rotto, non è mai troppo tardi per noi per tornare in vita».

❝THE ONLY REASON 2.❞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora