Luke
[n.a. giusto per avvisarvi, qui si torna nella scena dove Luke sbatte la porta in faccia a Michael, prima che lui... avete capito dai]
Chiusi bruscamente la porta di casa, passandomi una mano tra i capelli furiosamente e allontanandomi dall'entrata. Cheryl mi seguì subito in salotto, squadrandomi con uno sguardo severo.
-Perché hai detto quelle cose, Luke?
Il tono della sua voce mi sorprese, lei non aveva mai usato quel tono, con nessuno. Ma scossi comunque la testa, sbuffando una risatina triste e cominciando a giocare con le mie stesse dita.
-Perché? Oh semplice. Non mi ama Cher.
Il volto della ragazza si addolcì un poco e si avvicinò piano, poggiandomi una mano sulla spalla.
-Luke, spiegati meglio. Lo sai che io non so molto di questa situazione.
Presi un lungo respiro ed iniziai a raccontare tutto, da quando l'avevo visto all'Hey There Delilah a quando avevo sentito lui e Ashton parlare, quando avevo sentito Michael che pronunciava quel "non lo amo" e anche come il mio cuore si era spezzato in quel momento.
Quando ero tornato a letto infatti, avevo iniziato a piangere in silenzio e avevo subito progettato qualcosa che mi tenesse lontano da lui per abbastanza tempo. Avevo quindi chiesto a Cher, la mia migliore amica, ad ospitarmi per un giorno al massimo, giusto il tempo di calmarmi.
Ma avevo invece pensato così tanto alle parole di Michael che ormai andavano avanti e indietro nella mia testa in ripetizione. Ero come un bambino davanti ad un disco rotto, non sapevo come farlo smettere di girare, e di nuovo le parole, le otto lettere che si riavvolgevano e partivano di nuovo, un trenino giocattolo che continuava a percorrere una pista chiusa.
Non lo amo
Non lo amo
Non lo amoDopo aver parlato con la ragazza, scoppiai a piangere proprio come un neonato, cercando però di limitare i singhiozzi che ogni tanto riuscivano a sfuggire al mio controllo.
Cher mi abbracciò subito, cullandomi mentre lasciavo cadere delle lacrime di troppo sulla sua spalla. Non avevo neanche più la forza di alzarmi da quel divano maledetto che stava accogliendo il mio dolore.
Soffrire per amore è una delle cose che ho sempre reputato stupide, ma in quel momento, mentre che ero in lacrime e con un nodo alla gola per lui, riesco a capire cosa possa causare questo maledetto sentimento.
Dopo che mi fui calmato, fu tempo per Cheryl di andare, così si infilò il suo cappotto e le scarpe che aveva abbandonato vicino alla TV. Ma prima di uscire, mi abbracciò forte un'altra volta.
-Vedrai che riuscirete a risolvere tutto
Disse questo prima di chiudere la porta e rivolgermi un sorriso, sperai davvero che avesse ragione.
Le ore passavano, senza fermarsi, senza darmi tempo di riflettere, senza darmi tempo e basta.
Ero seduto inerme sul tappeto, appoggiato con la schiena al divano di tessuto grigio, con la testa buttata all'indietro.
Pensavo, pensavo troppo, pensavo da mal di testa.
A Michael, a come mi ero comportato, al suo sguardo ferito mentre chiudevo la porta, ai suoi movimenti mentre diceva di non amarmi e al suo viso.
Pensavo al suo viso e il mio cuore si distruggeva perché io volevo stare con lui, e sapere che lui non provava le stesse cose che provavo io mi uccideva. È il continuo nodo alla gola, le fitte allo stomaco, il mal di testa... è questo l'amore? Si soffre davvero così tanto? Tutto ciò che so è che Mike si trova da qualche parte fuori adesso, per colpa mia, a vagare senza una meta e senza uno scopo.
Immerso ancora nei miei pensieri, Ashton e Calum fecero la loro comparsa da sopra le scale, accompagnati da due sorrisi ingombranti, che però alleggerivano di poco il peso che aggravava il mio stato. Si guardavano negli occhi e ridevano, senza fare caso ai drammi della vita degli altri. Li invidiavo da morire, perché avrei voluto essere anche io così in quel momento.
Notai che i loro visi si stavano avvicinando, così alzai le sopracciglia e feci un piccolo sorriso. Forse si erano finalmente accorti di provare sentimenti l'uno per l'altro?
Ashton, quando i loro volti erano ad un palmo di distanza, incrocio il mio sguardo e tossicchiò un poco. I due si rivolsero a me, con un poco di rosso sulle guance a decorare il loro imbarazzo per esser stati beccati in quelle circostanze.
-Luke, io, uhm...
Il riccio iniziò a parlare balbettando, io lo incoraggiai con un largo sorriso, che ricambiò.
-Io e Calum, uh...
-Stiamo uscendo, andiamo a cena insieme
Il mio convivente finì la frase per lui, cercando di reprimere l'ennesimo sorriso.
-Torneremo un po' tardi, va bene? Ah e se incontriamo Mike per strada lo mandiamo qui da te, ti stava cercando da un po'
Al nome del tinto, presi un colpo al cuore. Mi ha cercato? Era preoccupato per me?
-Va bene, se lo trovate vi prego, vi scongiuro ditegli che devo parlargli
Si scambiarono degli sguardi confusi e preoccupati, prima di rivolgere di nuovo la loro attenzione a me.
-È successo qualcosa, Luke?
Oh, avrei voluto dire tutto. Avrei voluto piangere e urlare che sì, avevo commesso lo sbaglio più grande della mia vita, avevo gettato un angelo tra le fiamme perché ferito da delle parole che non aveva neanche detto a me direttamente. Avrei voluto abbracciarlo e dirgli che era colpa mia, ma non potevo. Mi limitai ad un piccolo "no" con la testa, come risposta, che bastò.
Loro uscirono, salutandomi e prendendosi per mano, pronti a vivere la loro prima serata insieme.Aspirai. Sentii i miei polmoni restringersi nel disperato tentativo di buttare fuori il fumo, ma non lasciai andare. Sì, fumavo.
Era un brutto vizio, l'avevo ormai lasciato nel passato, ma con la faccenda di Mike sembrava essere ritornato. Lasciai uscire finalmente la scia di fumo dalla mia bocca, chiudendo gli occhi e passandomi una mano tra i capelli, tirandoli.
Non riuscivo a scacciare tutti i pensieri. Pensavo all'amore.
Amore. Cos'era per me? Avevo fatto questa domanda già ad un' altra persona prima, ridacchiai con la tristezza nel tono di voce.
Era sempre stato abbastanza normale, vedere l'amore come una cosa da film. Solo due persone e i loro cuori, nulla di più. Speravo in una relazione, in qualcuno che mi vedesse per quello che sono e che mi accettasse così, senza se o ma. Volevo l'amore perché è palese che l'uomo fa fatica a completarsi da solo. A tutti serve un punto fisso, qualcuno per cui alzarsi anche nei giorni più difficili, qualcuno con cui piangere, qualcuno con cui poter condividere la vita.
Non solo un amico, non solo un genitore. Qualcuno che ti faccia battere il cuore come se stessi cadendo giù. Michael, lui era questo per me. conoscevo così poco eppure così tanto di lui, avrei imparato a capirlo col tempo, speravo di poter avere quell'occasione.
Volevo abbracciarlo e dirgli che io c'ero, che avrei cercato di tenere insieme ogni sua crepa, che non l'avrei lasciato cadere, che l'avrei salvato anche a costo di distruggermi.
La sigaretta stava finendo, così come la mia pazienza. Dovevo vederlo, trovarlo, almeno cercarlo.
E dove avrei cercato? Come avrei fatto? Riuscire a trovarlo sarebbe stato come prendere della nebbia a mani nude. Era svanito, non avevo il suo numero, non sapevo come rintracciarlo.
Sentii la serratura della porta scattare, qualcuno era entrato in casa.
Buttai la cicca per terra con il cuore in gola, correndo all'interno e urlando il nome del ragazzo tinto
-MICHAEL, MICHAEL DIMMI CHE SEI TU. TI PREGO. E SO CHE NON È VERO, MA SE TI CHIEDO SE MI AMI, MENTIMI PER FAVORE.
Corsi per il corridoio con un enorme sorriso, pronto a gettarmi tra quelle agognate braccia. Ma invece trovai qualcun altro.
Ashton e Calum.
Erano tornati, Calum piangeva e Ashton aveva gli occhi sgranati.
-R-Ragazzi? È andata male la cena? Oh, scusate per prima... mi sono... credevo fosse...
Mi grattai il retro del collo, un po' deluso e spaventato anche dalle loro espressioni.
-Cal, perché piangi?
Il diretto interessato, scosse la testa e si rifugiò tra le braccia del ragazzo vicino a lui. Ash mi guardò con gli occhi lucidi, lo vidi deglutire pesantemente.
Io ero sempre più confuso dalla situazione, non capivo cosa potesse essere successo, non capivo il perché delle lacrime di Calum e dell'espressione di Ashton. Volevo delle risposte, anche se una parte di me non voleva davvero sapere.
Finalmente, qualcuno parlò.
-Luke, accendi la TV.
Calum non osò fiatare, sembrò anzi piangere solo più forte.
Io mi girai verso lo schermo ancora nero dello schermo piatto.
Il telecomando sul tavolino sembrava così lontano da me, eppure era a neanche un passo.
Ci misi dieci minuti buoni, solo per prenderlo in mano. Tremante, pigiai il pulsante di accensione.
Vidi il telegiornale. Ultime notizie.
Un' auto era caduta nel burrone appena fuori città.
Una vittima.
La macchina mi era familiare.
Collegai le cose.
Caddi in ginocchio.
Non capii più nulla.
Iniziai a piangere.---
Ebbene sì, sono tornata anche con questa storia.So che questo capitolo è abbastanza corto rispetto agli altri, ma è il penultimo, lol.
Ehm, diciamo che come negli altri capitoli, mi baso su emozioni personali per poi passarle ai miei personaggi, quindi ci sono stati periodi dove sentivo troppo o dove sentivo troppo poco e non riuscivo a continuare la storia.MA SIAMO QUI ORA :D
manca davvero poco, state con me
-le cose andranno meglio (forse)
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falling down ➫ muke [slow updates]
Conto❝Stavo cadendo nel vuoto. E nessuno sarebbe stato in grado di salvarmi❞ dedicata a tutti quelli che sono sull'orlo del precipizio e che sono ad un passo dal cadere. a tutti voi, perché con voi ci sono anch'io. [#178 in short stories] 12.07.2017