Capitolo 3>il passato I

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Correndo si ricordò della catastrofe avvenuta nel suo undicesimo compleanno tutto glielo ricordava. Il fatto di scappare da una bestia, di sentirsi solo e attaccato alle spalle.

La luce flebile dell'alba filtrava nelle fessure del muro di legno e illuminava leggermente la camera.
Arvieer si alzò eccitato, sapeva che sarebbe stata una giornata piena di emozioni. Scese in sala e trovò sua madre, una donna molto bella con i capelli biondi come la neve baciata dal sole,gli stessi capelli che il figlio ha, e gli occhi marroni come il legno d'Ebano.
Erano insoliti in quelle terre gli occhi scuri e ella se ne vantava continuamente.
La donna era impegnata a cucinare abbondantemente per la cena del figlio, erano semplici contadini ma in quelle terre i contadini godevano di un raccolto prosperoso.
Il padre era un uomo alto e muscoloso con una chioma corvina e gli occhi azzurri che il figlio ha ereditato. Era impegnato con l'orto. Aveva detto alla moglie che sarebbe andato a breve a caccia.
<tra poco avrai un cervo degno di un re> ironizzò rivolgendosi al figlio.
Il padre lavorava per i mercenari, dato che i Daeva proteggevano militarmente solo da invasioni da parte dei Daritra e dei Demoni ma non si occupavano di piccoli problemi come i ladri o gli assassini,di quello dovevano occuparsi i mercenari.
Arvieer sapeva che quello del padre era un mestiere pericoloso ma non ci faceva molto caso.
Il padre tornò dalla caccia, sulle spalle portava un enorme cervo, la selvaggina in quel luogo sicuramente non mancava.
Arvieer lo guardava con gli occhi pieni di meraviglia, già immaginava il regale banchetto della cena.
<è fantastico> disse Arvieer emozionato
Il padre non rispose ma gli lanciò solo uno sguardo gonfio d'orgoglio.
Più tardi la sera,dopo aver consumato un banchetto degno di un re
<è il momento del regalo!> esclamò Arvieer che ancora cercava di masticare tutto quello che aveva in bocca
<aspetta ancora un minuto> disse il padre in tono pacato
<per favore> tentò Arvieer
<e va bene, dato che è il tuo compleanno possiamo fare uno strappo alla regola> si arrese il padre
<evviva!> esclamò Arvieer su di giri.
Il padre andò in camera e ci rimase per un bel po', alla fine quando tornò in sala pose ad Arvieer un involucro, lo prese ed era pesantissimo.
Con foga si gettò sul pacco finché dalla pelle che lo avvolgeva non si vide del metallo che pian piano diventò una lama e  poi un'elsa, era una spada bianca e azzurra con incastonate gemme e piume e sopra forgiate delle rune che formavano una frase incomprensibile per chi non aveva studiato magia e Arvieer lo aveva fatto.
Imparò a evocare e controllare l'energia a otto anni e a dieci aveva imparato a leggere e pronunciare l'antica lingua di certo non erano cose da contadini ma lui aveva un talento naturale, certi sostenevano che una volta raggiunta l'età adulta sarebbe diventato un Daeva la madre non voleva neanche immaginarlo perché ciò voleva dire perdere il figlio mentre il padre rispondeva sempre con un sorriso beffardo.
Appena Arvieer lesse ciò che c'era scritto sulla spada essa si ricoprì di energia verde molto simile all'etere.
<è l'energia mortale più simile a quella divina che esista> spiegò il padre
<è bellissima> sentenziò Arvieer con gli occhi pieni di meraviglia e felicità.
Alla fine la giornata si concluse e tutti tornarono nei propri letti.

Un odore acre svegliò Arvieer, era odore di fumo e di bruciato,anche l'aria era più calda.
Si affrettò a scendere dal letto ma si accorse che gli girava la testa e avevano anche iniziato a lacrimargli gli occhi.
Subito afferrò la spada e pronunciò l'incantesimo, uscì dalla stanza. L'odore era diventato più forte e ora aveva iniziato a tossire.
La madre e il padre lo presero di corsa e uscirono dalla casa.
Una volta uscito ,Arvieer, si riprese velocemente, si girò e vide delle creature con gli occhi ignettati di energia rossa come il sangue, gli artigli e una criniera. Erano i Demoni.
Stavano bruciando e distruggendo tutto ciò che avevano davanti. Compreso la loro casa.
Corsero più veloce che poterono ma uno di quegli animali se ne accorse e iniziò a seguirli. Il padre fece andare avanti il figlio e la moglie dicendo che a quella bestia ci pensava lui.
Estrasse la spada dal fodero, ma c'era qualcosa che non andava Arvieer se ne accorse subito.
Il duello iniziò i due sembravano assorti in una danza, nessun colpo andava a segno da ambedue le parti.
Il Demone pronunciò qualcosa e la spada dell'uomo volò lontano nell'erba.
Fu istintivo, Arvieer allungò la mano ,che si ricoprì di fuoco ed energia rossa, e pronunciò una formula incomprensibile.
La lama dell'avversario diventò così bollente che iniziò a fondersi.
Arvieer aveva usato un incantesimo per lo smeltamento dei metalli.
Il Demone lanciò un grido di dolore e rabbia e i suoi occhi vermigli si incrociarono con quegli glaciali di Arvieer.
La creature si mosse nella sua direzione ma il padre gli si parò davanti.
Il demone fu lesto, infilò la mano artigliata nel petto dell'uomo e ne estrasse il suo cuore.
La madre iniziò a gridare con tutto il fiato che aveva in corpo e si accasciò in lacrime davanti al corpo del marito ormai inerme.
La Bestia le alzò la testa, la donna fece di tutto per proteggere il figlio, ma il Demone le tagliò la gola con gli artigli.
Arvieer era pietrificato davanti alla scena non sapeva che fare voleva scappare ma non poteva. Alla fine le sue gambe ebbero la meglio.
Corse, corse veloce come il vento ma la creatura continuava a stargli addosso.
Fu un gesto instintivo, estrasse la spada, una volta pronunciate le parole, penetrò il petto della creatura, la lama si illuminò come miriadi di stelle e la bestia, in un attimo, si disintegrò
Arvieer si accasciò a terra, ormai senza forze e rimase lì,inerme, tutta la notte.

La storia di un DaevaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora