Una Notte Di Luna Nuova

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Marinette era appena uscita fuori al balcone. La festa a cui era stata invitata durava ormai da ore e lei cominciava a soffocare all'interno della struttura. C'erano persone provenienti da ogni paese, città o continente, solo per i festeggiamenti della figlia del sindaco della sua città.
Non capiva perché fosse stata invitata proprio lei, dopotutto non aveva niente di reale. Se non la maestria di inciampare addirittura nel nulla.

«Quella vipera mi avrà di sicuro invitata per vantarsi di tutto quello che ha. Ma tanto... A me non serve tutto quello che ha lei...» disse continuando a fissare la bevanda che si era portata dietro.

Era tutto di classe e lei non era affatto abituata a tutto quello che la circodasse. Era una ragazza semplice, figlia di due pasticceri e molto appassionata dell'arte e del disegno. Ormai Chloé la conosceva da diversi anni ed entrambe da subito avevano cominciato ad essere come cane e gatto.
Chloé ai suoi occhi sembrava un chihuahua, sempre pronto ad abbaiare e mordere chiunque le capitasse a tiro. Lei invece, agli occhi della festeggiata, era sempre stata associata ad una gattina nera, sempre pronta a portare sfortuna e disgrazie ovunque lei mettesse piede.

«E dopotutto ha anche ragione...» sussurrò poco dopo, tenendo sempre tra le dita il bicchiere ancora pieno.

«Chi ha ragione su cosa?» domandò una voce alle sue spalle, che la fece leggermente sobbalzare.

Appena voltò lo sguardo, incrociò la figura di un ragazzo: occhi verdi smeraldo, capelli biondi quasi dorati e un sorriso amichevole sul viso, vestito con un semplice abito, che dalla stoffa si poteva capire che fosse di alta qualità e anche costoso.

«Oh... Scusi pensavo ad alta voce... Lei non è il fidanzato della signorina Bourgeois?» domandò lei, sorridendo impercettibilmente, mentre il ragazzo ridacchiava, camminando verso di lei e affiancandola.

«Fidanzato? No no... Io non sono il suo fidanzato» le rivelò lui, facendola confondere.

«Ma... Le è saltata addosso... Baciandola sulla guancia...» aggiunse poi Marinette, chinando la testa di lato.

«Io piaccio a lei, ma non perché le piaccia come sono fatto interiormente, a lei interessa solo il fatto che io sia ricco e di buona famiglia. Il solito amore non ricambiato capisce?» le chiese voltandosi verso di lei.

«Piú o meno. Io non sono mai stata fidanzata, nemmeno innamorata» spiegò lei, spostando di nuovo lo sguardo verso il cielo.

«Una damigella come lei dovrebbe essere seguita da molti ragazzi, non mi sembra vero ciò che lei mi sta raccontando...» confessò lui, continuando a guardarla.

«Damigella io? No, signor Agreste, io sono solo la figlia di due panettieri, io sono una cittadina qualunque...» precisò lei, ricambiando lo sguardo.

«E dove ha comprato quello splendido abito?» chiese lui indicando il capo indossato dalla ragazza in questione.

«Questo? Oh l'ho cucito io a mano. Preferisco farli da me, anche se questo è stato il mio primo tentativo di un abito da sera» spiegò Marinette, guardandolo dritto negli occhi.

«L'ha fatto lei? A mano? A me sembra essere di ottima fattura, le cuciture sono ottime e anche la stoffa utilizzata... Ha davvero talento.» si congratulò Adrien, bevendo tutto ad un sorso la sua bevanda: «Come mai Chloé l'ha invitata?» domandò subito dopo, poggiando il bicchiere sul parapetto.

«Credo per ventarsi come fa sempre. La conosco da diverso tempo e si è sempre divertita a mostrarmi tutto ciò che aveva. Io... Sono la figlia di due pasticceri e amo la mia vita così com'è, anche se... Ultimamente i miei si ammalano molto spesso e il dottore non ha proprio idea di cosa fare...» spiegò lei abbassando lo sguardo e stringendo i denti: «Io dovrei essere con loro in pasticceria ad aiutarli... Non a questa festa...» aggiunse subito dopo, mentre diverse lacrime cominciavano a scendere sulle sue guance.

Il signor Agreste rimase a guardarla, senza muovere un muscolo o aprire bocca. Sapeva che ultimamente la popolazione di diverse città aveva iniziato a manifestare fin troppi sintomi di peste, però non credeva che anche in quella città fosse accaduto.

«È accaduto ad altre persone?» domandò il ragazzo, avvicinandosi a lei.

«Sì... A due mie amiche, anche loro cittadine qualunque. Loro stanno male, davvero male, non riescono quasi più a parlare...» spiegò lei iniziando a piangere e singhiozzare.

«Non... È felice di non essere stata contagiata?» domandò lui stranito, venendo subito guardato male dalla ragazza.

«Felice? Io dovrei essere felice mentre tutta la mia città muore per un epidemia?! Voi gente di alta borghesia non sapete nemmeno cosa vuol dire avere a cuore la vita di una persona!!» gli urlò in faccia, lanciando via il bicchiere che fino a quel momento aveva tenuto in mano.

Il signor Agreste rimase interdetto di fronte a lei. Davvero i cittadini avevano tutto questo amore per persone nemmeno appartenenti alla loro famiglia? Come facevano? Cosa bisognava sapere per capire tutto quello che quella ragazza stava cercando di spiegargli.

«Io... Io davvero non riesco a capirvi, come fate ad amare persone che non fanno nemmeno parte della vostra famiglia?» domandò lui confuso, mentre la ragazza continuava a fissarlo con le lacrime agli occhi.

«La risposta è semplice... Perché io a quelle persone voglio bene, io le amo, fanno tutte parte della mai famiglia. La mia famiglia non contiene solo persone sangue del mio sangue, ma persone legate a me dall'amore e dall'amicizia che nasce tra di noi. Noi ci vogliamo bene...» spiegò lei, stringendo le sue mani e portandosele al petto: «Io... Non posso vivere senza di loro...» disse poco dopo, camminando all'indietro, verso un altro dei parapetti.

«No, la prego si fermi. Non conosco nemmeno il suo nome!» la fermò il signor Agreste, prendendola per un braccio.

«Marinette... Marinette Dupain-Cheng...» sussurrò lei, mentre il ragazzo continuava a guardarla dritto negli occhi.

«Io sono Adrien... Adrien Agreste...» disse lui, arrivando a stringere la mano di Marinette.

«Arriverci allora... Adrien...» lo salutò lei, facendo un altro passo all'indietro.

«Ti prego non farlo!» urlò lui, stringendo la sua mano, mentre le lacrime scendevano anche dai suoi occhi: «Ho capito cosa vuoi dire... Ho capito tutto quello che mi hai detto. Ho capito di amarti, e te lo chiedo per favore... Non buttare via la tua vita, non così...» la pregò lui, con gli occhi pieni di lacrime.

Lei sorrise debolmente, prendendo anche l'altra mano di Adrien e guardandolo dritto negli occhi.

«Vieni con me allora... Così resteremo insieme...» gli sussurrò lei, portandogli la mano sulla sua guancia.

«Sempre?» domandò lui singhiozzando, stringendo la mano della ragazza.

«E per sempre...» aggiunse lei, socchiudendo gli occhi blu.

Adrien ricambiò il suo sorriso, mentre entrambi indietreggiarono verso il parapetto, ormai quasi per cadere giù.

«È stato bellissimo conoscerti... Marinette Dupain-Cheng...» la salutò lui, lasciandosi andare all'indietro con la mano stretta alla sua.

«Anche per me è stato bellissimo... Adrien Agreste...» lo salutò lei, mentre le sue lacrime venivano prese e portate via dal vento.

Entrambi caddero dopo neanche un minuto sul sentiero di pietra in mezzo ai giardini della villa. Tutti e due avevano gli occhi aperti, puntati sul cielo pieno di stelle.
Una cosa però mancava: la luna.
La notte in cui le loro due anime hanno abbandonato insieme la vita terrena, era una notte di luna nuova...

"Si può davvero fermare una persona prima di perderla? Chi ha il coraggio di farlo riesce a sorridere per l'eternità. Chi invece non ce l'ha, avrà per sempre il rimorso di non essere corso indietro a fermarlo..."

Tu Sei La Mia Luna... - Miraculous Ladybug [One Shots Collection]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora